L’epoca dei protezionismi volge al termine? Anche se è presto per cantare vittoria, pare proprio di sì. Il fatto altisonante è che, dopo 17 anni di guerra commerciale, l’Unione Europea e gli Usa hanno siglato un accordo, della durata iniziale di 5 anni, sulla controversia fra Boeing e il consorzio Airbus, cui aderiscono Francia, Spagna e Germania.

Come riassume, in una nota, il Ministero italiano degli Affari esteri è un’ottima notizia per le nostre imprese, specie quelle del comparto agro-alimentare, che non dovranno più sostenere la pressione di oltre 500 milioni di euro di dazi.

“Si tratta – ha commentato il Ministro, Luigi Di Maio - di un segnale tangibile di come l’alleanza tra Europa e Stati Uniti stia vivendo un nuovo fruttuoso capitolo dall’insediamento dell’amministrazione Biden, fatto di cooperazione efficace e comunanza di vedute e valori e che porterà grande sollievo agli esportatori su entrambe le coste dell’Atlantico”.

Per l’Italia è un ulteriore passo verso la ripresa dopo un anno particolarmente duro e dopo essere stata coinvolta dalla controversia commerciale, pur non essendo parte del consorzio Airbus.

“Nell’ultimo anno alla Farnesina – ha proseguito Di Maio - abbiamo lavorato molto per assicurare un volume di risorse eccezionale per la promozione delle imprese italiane all'estero grazie a strumenti innovativi e integrati come il Patto per l’export. Questa tregua commerciale tra Ue e Stati Uniti, si aggiunge allo straordinario risultato raggiunto dall’export italiano che, nei primi tre mesi del 2021, ha toccato 118 miliardi di euro”.

Ma la pace ha un retroscena meno nobile, quanto assolutamente dichiarato, visto che comprende una clausola anticinese. Lo ha detto Katherine Tai, rappresentante Usa per il commercio, secondo la quale la distensione comporterà un lavoro congiunto per frenare “l’ambizione cinese di costruire un settore dell’aviazione civile fuori dalle regole di mercato. Mentre eravamo impegnati a farci la guerra, altri ne hanno approfittato”.

Questo non toglie comunque che, come ha precisato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, si tratti di “un’ottima notizia e di uno stimolo aggiuntivo alla ripresa economica e per il miglioramento delle esportazioni agroalimentari. Gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco fuori dalla Ue per il Made in Italy di settore”.

Tanto più che, da ottobre 2019, riporta sempre la Confederazione, a seguito di una pronuncia dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), gli Stati Uniti hanno applicato un dazio aggiuntivo, pari al 25% del valore, su una lista di prodotti agroalimentari importati dalla Ue, lista composta, fra l’altro anche da Parmigiano Reggiano e Grana Padano, salumi, agrumi, succhi e liquori in arrivo dall’Italia, per un valore di circa 500 milioni di euro.

Sulla base dei dati diffusi dalla Commissione europea, lo scorso anno la riduzione del nostro export verso gli States è stata di circa 400 milioni sul 2019. E la contrazione è proseguita anche nei primi due mesi dell’anno corrente, per un ammontare di 287 milioni.

“Già quest’anno – secondo Giansanti – è possibile, per l'Italia tagliare il traguardo di 50 miliardi di euro di vendite agroalimentari sui mercati internazionali”.

Non è tutto. Meno altisonante, ma altrettanto interessante, è il varo, sempre, a livello Ue, di un ammortizzatore finanziario per contenere le ricadute della Brexit.

Il 17 giugno è stato compiuto un passo decisivo verso l'adozione di un fondo da 5 miliardi di euro, destinato a superare le conseguenze del recesso del Regno Unito, dopo che il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo preliminare sul progetto di regolamento.

In base all'accordo i finanziamenti, provenienti dalla riserva di adeguamento alla Brexit, potranno iniziare a essere erogati prima della fine dell'anno per sostenere tutti gli Stati membri, concentrandosi sulle regioni e i settori più colpiti.

Il fondo - strumento speciale di emergenza una tantum - sarà utilizzato, fra l'altro, per compensare le imprese delle perdite commerciali subite, mantenere posti di lavoro, aiutare le comunità collegate alla pesca e costruire strutture doganali nei porti.

Tutti e cinque i miliardi (a prezzi 2018) saranno assegnati in via provvisoria agli Stati membri in anticipo. Dell'importo totale, l'80%, ossia 4 miliardi, sarà erogato a titolo di prefinanziamento: 1,6 miliardi nel 2021, 1,2 miliardi nel 2022 e 1,2 miliardi nel 2023.

Il restante miliardo, che sarà messo a disposizione nel 2025, sarà ripartito tra gli Stati membri in funzione del modo in cui sono stati spesi i finanziamenti negli anni precedenti, tenendo conto anche di eventuali importi inutilizzati.