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Barometro Edelman: in business we trust

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Luca Salomone

di Luca Salomone

Nonostante la graduale ripresa (molto discutibile) dagli effetti della pandemia, l’Italia e il mondo hanno dovuto fare i conti con la guerra Russo-Ucraina, con l’inflazione e la conseguente frenata dei consumi.

Eppure, la fiducia non è colata a picco.

Lo dice Edelman trust barometer 2023, condotto su un campione di 32.000 persone in 28 Paesi di 4 continenti: Europa, America, Asia e Africa.

Un bicchiere mezzo pieno

Si scopre che, su un indice in base 100, la nostra nazione non è fra le più pessimiste del bacino continentale (calo di 3 punti sullo scorso anno, ma 50 punti), evidenziando un dato aggregato vicinissimo a quello di altri, importanti Paesi, come Olanda (54) e Francia (51).

Per la cronaca i più speranzosi sono i cinesi, con un dato di 90 su 100 per le famiglie ad alto reddito e di 71 per quelle povere.

Il sistema delle imprese, con 57 punti, resta il baluardo degli italiani e specialmente le aziende familiari, che ottengono 64 punti, mentre, per settore emergono, nel vissuto degli intervistati, la tecnologia (72 punti) e l’alimentare (66 punti).

Ma il mondo degli affari è battuto da quello accademico, verso il quale l’indice tocca il 74 per cento.

Sempre nella nostra Italia, ma anche nel mondo, si divarica la forbice tra coloro che hanno redditi più alti (59) e le classi sociali meno abbienti (46) e più coinvolte dalle dinamiche recessive.

Il dato generale, come detto, si attesta a 50, ma esso va collocato nella giusta prospettiva storica, essendo in crescita di 10 punti rispetto a 10 anni fa quando la media era di 40 punti a causa della ‘grande recessione’, iniziata nel 2007 e che, secondo Cerved, assestò, nel suo ultimo anno, un vero colpo mortale, con 111 mila chiusure aziendali.

E, non a caso, il sistema economico, è, oggi, come sempre, l’istituzione che merita la maggiore fiducia con una forbice positiva, sul 2013, di 12 punti.

Il Governo avanza, ma nella serie storica

Le Ong (Organizzazioni non governative) sono su un dato di 49 (54 nel precedente barometro), i mezzi di informazione a 47 (contro 50 dell’edizione 2022) il Governo a 46 (contro 49), ma quest’ultimo registra anche l’avanzata più significativa (25 punti) rispetto al decennio scorso, quando la percentuale era collassata a 21 punti.

Rimanendo in Italia si osserva che, rispetto allo scorso anno, scende l’ottimismo verso le prospettive economiche del prossimo lustro: passa infatti dal 27 al 18% la quota di chi pensa che tra 5 anni la situazione per sé e per la propria famiglia sarà migliore. Un dato in linea con la tendenza globale e che interessa tutti i Paesi sviluppati come Stati Uniti (36%), Regno Unito (23%). Ancora più pessimisti sono la Germania (15%), la Francia (12%) e il Giappone (9%), ultimi della fila.

Fra le principali preoccupazioni personali degli italiani, 95% dei casi, c’è il posto di lavoro, seguito dall’inflazione (78%). Fra i temi non strettamente economici rimane elevatissima la soglia di attenzione verso il cambiamento climatico (82%), a cui si aggiungono due pessime novità, strettamente correlate: il timore della guerra nucleare (79%) e la paura di una grave carenza energetica (77%).

Gli oracoli del momento

Nel mondo dei media i motori di ricerca si confermano il vero ‘oracolo’, la fonte di notizie più credibile per gli italiani con 63 punti (erano 62 del 2022). Scendono i social (31 punti) che, rispetto al 2013, perdono addirittura 14 punti, un down facile da spiegare visto il continuo flusso di notizie distorte o veramente fasulle, per non parlare di altri fenomeni, ben peggiori.

Altro oracolo e lo scienziato - 77 punti – ma, almeno da noi, si ascoltano moltissimo anche le persone “più vicine” a partire dai colleghi (67 punti). Seguono i vicini (55 punti), il proprio Ceo (55 punti), le persone della comunità locale (52) e i propri connazionali (52), connazionali che innalzano il proprio prestigio di ben 6 punti in un anno. Nella parte bassa della classifica, invece, troviamo i leader politici (35 punti) e, ahinoi, i giornalisti, ma anche i capi di lavoro degli altri, a 33 punti.

In un quadro generale in cui varie istituzioni – specie Governo e media – non hanno precisamente un vissuto di etica e competenza, si registra, di nuovo, il primato del sistema economico: il livello di etica delle aziende, secondo gli italiani, continua a salire, facendo registrare una crescita di 19 punti sul 2020. Se a questo dato si aggiunge che gli italiani vedono ancora nel “proprio datore di lavoro” (72 punti) la figura più affidabile, è chiaro perché, dal mondo del business, ci si aspetti un impegno ancora maggiore sui temi sociali più sentiti, come la condizione di lavoro dei dipendenti 91%, gli effetti dei cambiamenti climatici (83%) e le discriminazioni (83%).

In generale tre sono le tematiche su cui gli italiani si aspettano che imprenditori, uomini d’affari e dirigenti lavorino per rilanciare l’ottimismo e, quindi, il mercato: stipendi più equi (77%), investimenti sulla formazione (73%), garanzia di benessere e sicurezza per la comunità di appartenenza (70 per cento).

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