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Un Sial amaro per gli italiani?
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Un Sial amaro per gli italiani?
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Sial festeggia i 50 anni e, fino a giovedì 23, mette l’alimentare al centro dell’attenzione europea e mondiale. E’ decisamente un’edizione dei record, quella che si apre a Paris Nord Villepinte, come spiega, in un’editoriale, il direttore Nicolas Trentesaux: “Il 2014 rappresenta un'edizione veramente eccezionale poiché oltre 6 500 aziende di tutto il mondo sono presenti all'appuntamento con l'innovazione, motore di crescita e di affari. Queste aziende attendono i nostri 150.000 visitatori per presentare loro oltre 400.000 prodotti da scoprire nelle varie corsie. Sicuramente c'è di che soddisfare il loro appetito crescente di novità”.
Ma eccezionale, sempre secondo Trentesaux, è anche la stagione che stiamo vivendo: oggi ci sono 7 miliardi di persone e 9 miliardi sono all’orizzonte per il 2050. “E al di là di ogni tensione, politica ed economica, tutti hanno diritto a mangiare e a provarne piacere”. In tutto questo il vero motore di crescita sarà l’innovazione, che diventa strategica in presenza dell’evoluzione vertiginosa dei bisogni e del grado di informazione dei consumatori.
Quanto all’Italia sappiamo bene che il suo nome è, specie nell’alimentare, sinonimo di qualità e che l’export è il vero carburante di molte aziende. Tuttavia nubi nere si addensano sull’immediato futuro. Il nodo dell’embargo russo pesa come un macigno. Secondo Coldiretti in un mese, l’ultimo, la sola agricoltura ha fatto registrare un taglio delle spedizioni di oltre 60 punti.
In particolare – precisa Coldiretti – i settori più penalizzati sono ortofrutta, per un importo di 72 milioni di euro esportati in Russia nel 2013, le carni per 61 milioni di euro, latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro. Da segnalare che sono stati colpiti anche prodotti tipici, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano (per 15 milioni di euro) ma anche prosciutti a denominazione di origine.
A questo si somma la contrazione del mercato tedesco, che ha pesato sui flussi in uscita a un punto tale che ad agosto il nostro export ha perso un 2,7% tendenziale.
Ma eccezionale, sempre secondo Trentesaux, è anche la stagione che stiamo vivendo: oggi ci sono 7 miliardi di persone e 9 miliardi sono all’orizzonte per il 2050. “E al di là di ogni tensione, politica ed economica, tutti hanno diritto a mangiare e a provarne piacere”. In tutto questo il vero motore di crescita sarà l’innovazione, che diventa strategica in presenza dell’evoluzione vertiginosa dei bisogni e del grado di informazione dei consumatori.
Quanto all’Italia sappiamo bene che il suo nome è, specie nell’alimentare, sinonimo di qualità e che l’export è il vero carburante di molte aziende. Tuttavia nubi nere si addensano sull’immediato futuro. Il nodo dell’embargo russo pesa come un macigno. Secondo Coldiretti in un mese, l’ultimo, la sola agricoltura ha fatto registrare un taglio delle spedizioni di oltre 60 punti.
In particolare – precisa Coldiretti – i settori più penalizzati sono ortofrutta, per un importo di 72 milioni di euro esportati in Russia nel 2013, le carni per 61 milioni di euro, latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro. Da segnalare che sono stati colpiti anche prodotti tipici, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano (per 15 milioni di euro) ma anche prosciutti a denominazione di origine.
A questo si somma la contrazione del mercato tedesco, che ha pesato sui flussi in uscita a un punto tale che ad agosto il nostro export ha perso un 2,7% tendenziale.
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