Il privilegio di essere uno fra i settori a più alto livello in termini di creazioni di posti di lavoro sembra al tramonto per la gdo, una cosa molto triste, visto che il tasso disoccupazione giovanile ha allegramente sfondato il tetto del 32%, che pareva insuperabile.  Qualche aiuto viene dal lavoro domenicale, che però spesso non è adeguatamente remunerato.

In un giorno due casi hanno colpito gli addetti ai lavori, sommandosi alle ben note vicende di Fnac e Darty, e impressionato nuovamente la stampa di settore. Il primo riguarda Ikea. Il big svedese dei mobili in kit lascia a casa da oggi 107 addetti esterni – su 300 aderenti al Consorzio Cgs a cui vanno sommati 200 interni - che operano presso il polo logistico di Piacenza. Il motivo è il dirottamento verso altri hub deciso dall’azienda per razionalizzare la movimentazione delle merci. La conseguenza immediata, nei giorni scorsi, è stata il blocco dell’impianto deciso dai Cobas, seguito da manifestazioni che hanno coinvolto un po’ tutta la città.  Oggi i Sindacati incontreranno nuovamente la dirigenza per aprire una trattativa, anche se le speranze non sono molte. La recessione infatti non ha risparmiato nemmeno Ikea, che nell’ultimo esercizio ha visto i ricavi contrarsi del 2,6%.

C’è poi il caso - comunque ben diverso visto che attinge le sue origini in reati penali - di Aligrup, concessionaria siciliana di gruppo Despar, coinvolta nel 2001 in una brutta storia di collusioni mafiose (sono addirittura emersi i nomi dei clan Santapaola e Provenzano) e di riciclaggio di denaro sporco, che ha portato all’arresto del fondatore Sebastiano Scuto, condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Il caso è attualmente nelle mani della Corte di Appello di Catania. 

Da allora l’azienda non si è più ripresa e nello stesso anno è passata in amministrazione giudiziaria.  Proprio ieri la Magistratura catanese ha dato via libera alle proposte del liquidatore: una prevede di tagliare in due Aligrup, vendendo 22 punti di vendita su 52. Ma il rischio di chiusura è più che fondato, dopo che le avances fatte da Supercoop Sicilia sono state ritirate: ora in lizza ci sono i gruppi Arena, Abate, Ergon, Leone, Conad e Cds. Solo tre però hanno formalizzato il proprio interesse con un pre contratto, che prevede il mantenimento in vita di 22 strutture. 

A tremare sono soprattutto i lavoratori, non pagati da 4 mesi. Si tratta di ben 1.644 persone in tutto. Un centinaio da alcuni giorni ha intrapreso uno sciopero della fame che ha come surreale scenario il tetto di Iperspar Centro Sicilia di Misterbianco (Ct). Anche qui le manifestazioni hanno interessato praticamente tutta la Regione.