Confusione e distribuzione: una rima baciata per saldi invernali e aperture festive
Confusione e distribuzione: una rima baciata per saldi invernali e aperture festive
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Mentre infuria, a livello di Comuni ed enti locali, e fra sindacati e aziende, un’accesa discussione sull’opportunità o meno di tenere i negozi aperti durante le feste – ha fatto proseliti gruppo Carrefour, che ha annunciato in alucne località le serrande alzate anche per i giorni di Santo Stefano, 26 dicembre, e per il primo dell’anno - si guarda già alla prossima stagione dei saldi invernali.
Qui di polemiche ce ne sono poche, pare, ma la confusione regna ancora sovrana. Infatti i saldi avrebbero dovuto avere, finalmente, una data unica (5 gennaio), ma, grazie a un lavoro certosino svolto da Confesercenti, si scopre che non è tanto vero, come dimostrano le tabelle pubblicate sul sito della federazione, le quali danno una mappa capillare regione per regione, con i relativi provvedimenti, che modificano gli intenti - lodevoli - di fondo.
Come sempre le prime a partire sono alcune aree del Sud, il giorno 2 gennaio, che fra l’altro è un ben poco adatto lunedì. Parliamo di Campania, Basilicata, Sicilia. Altrove bisognerà aspettare fino a giovedì 5 gennaio. Tempo variabile anche per la data di termine. Si va dalla metà di febbraio alla fine di marzo programmata, tanto per fare un esempio, in Friuli Venezia Giulia. Schizofrenica pure la durata massima: per alcuni territori 45 giorni e per altri 60.
Fra i grandi nuclei urbani, evidentemente, i primi ad aprire le danze (2 gennaio) sono Napoli e Palermo, mentre tutti gli altri dovranno aspettare il 5.
E allora? È sempre Confesercenti a evidenziare, nel proprio blog, che “le Regioni stesse, nel dar seguito all’accordo siglato in sede di Conferenza con le Province autonome il 24 marzo 2011 e integrato da ultimo il 7 luglio 2016, hanno uniformato, sulla maggior parte del territorio nazionale, la data di inizio dei prossimi saldi invernali al 5 gennaio 2017 (primo giorno feriale antecedente all’Epifania)”.
Il colpo di scena vero è questo: “Resta comunque salva – scrive ancora la fonte - ogni eventuale prossima diversa deliberazione da adottare in merito all’oggetto a cura dei rispettivi Assessorati al Commercio”.
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