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Upa: la pubblicità può attenuare l'effetto Brexit

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Upa: la pubblicità può attenuare l'effetto Brexit

Upa: la pubblicità può attenuare l'effetto Brexit

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Redazione

Fra separatismo britannico, Borse impazzite e atti di terrorismo internazionale, una voce rinfrescante e positiva non poteva che venire dal mondo della pubblicità e precisamente da Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di Upa.

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“Facciamo fatica a comprendere la magnitudo dello shock della Brexit. È aumentata l’incertezza, ma proprio per questo dobbiamo cercare di non fluttuare fra isteria e cupezza, tenere il punto sui fondamentali e continuare a investire”, ha detto durante l’assemblea annuale dell’associazioni degli investitori.

Il mercato della comunicazione – di fatto - sta trainando la crescita del Paese. Il Pil e i consumi oscillano intorno al +1% mentre per fine anno è attesa una crescita dei budget in comunicazione tripla, ossia il 3 per cento.

Nel corso della sua relazione, Sassoli ha toccato molti temi economici, fra cui, a proposito della crescita, il ruolo fondamentale che sta avendo la Bce nell’aprire una finestra di opportunità, come non accadeva da molti anni: circa 9 miliardi di titoli comprati ogni mese dalla Banca d’Italia, che liberano 6 miliardi l’anno da qui al 2020.
Per spingere la domanda Sassoli ha proposto un piano di tax credit di 100 milioni per gli investimenti incrementali sulla stampa e 400 per l’intero comparto della comunicazione, perché “ciò raddoppierebbe l’attuale propensione al consumo”.

E ciò rispetto agli attuali 30 miliardi di incentivi alle imprese, una massa impressionante di risorse pubbliche che non ha prodotto né investimenti né occupazione, e ha finanziato rendite di posizione e segmenti decotti. “Cancellando una quarantina di leggi si potrebbero recuperare 10 miliardi e indirizzarli verso la banda larga. La banda larga è l’asse centrale su cui far crescere il Paese - ha proseguito il presidente -. Attraverso l'e-commerce e le startup, che valgono circa il 4% del Pil, ci potrebbero essere 30 miliardi di ulteriori ricavi”.

E sabato 2 luglio, partono in quasi tutta l’Italia – finalmente la data è uniformata – i saldi estivi. Un banco di prova del pessimismo, o, speriamo, dell’ottimismo dei nostri connazionali.

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