di Emanuele Scarci

“Coop ha riversato alla vendita appena il 3,5% degli aumenti all’acquisto che hanno superato largamente l’11%. In autunno sarà impossibile non scaricare a valle gli altri aumenti, come del resto è già avvenuto negli altri paesi europei”: così l’amministratore delegato di Coop Italia, Maura Latini, alla presentazione del Rapporto Coop 2022 a Milano. Una giornata interamente segnata dagli effetti dello tsunami inflazione e del boom dei costi dell’energia su imprese e famiglie.
In Italia, nella prima parte dell’anno le vendite nella distribuzione moderna, pur in presenze del balzo dei prezzi, hanno leggermente aumentato i volumi: +0,5% contro il -5,4% del Regno Unito, -3,7% della Germania e -1,3% della Francia. Da noi l’inflazione nel carrello sfiora il 10% mentre in Germania è vicina al 14%. Probabilmente i volumi in Italia tengono per effetto della lunga stagione estiva e per l’afflusso turistico, ma in autunno, secondo gli addetti ai lavori, è inevitabile un redde rationem.
“Dall’inizio dell’anno - ha aggiunto Latini - i nostri ipermercati hanno segnato una ripresa rispetto all’analogo periodo del 2021, ma strutturalmente il format iper soffre di suo. Mentre i super in estate hanno recuperato il terreno perduto all’inizio dell’anno. Alla fine abbiamo segnato un +1% dei volumi”.

Effetto Mdd

Sulla performance hanno influito anche i primi effetti positivi della nuova strategia del marchio Coop: entro il 2023 arriveranno a scaffale 5 mila prodotti per vendite stimate in 6 miliardi di euro. “Abbiamo iniziato da appena 2 mesi e mezzo - ha sottolineato Latini – ma sulla categoria merendine abbiamo guadagnato il 30% delle vendite a volume e 5 punti di quota. Sugli aperitivi, oggetto di profondo rinnovo, la performance è stata dell’88% dei volumi e 9 punti di quota”.

“Sono trend che riteniamo significativi - ha aggiunto Marco Pedroni, presidente di Coop Italia -. Confermano che la nostra strategia sulla Mdd non è stata avventata. Serve una nuova offerta e noi interpretiamo questa richiesta del consumatore che non significa rinunciare a tutte le marche, ma solo a quelle ritenute non prioritarie”.

Pedroni ha poi lanciato un appello al governo affinché intervenga sulle tariffe elettriche: “Il nostro non è ritenuto un settore energivoro, ma si sbagliano - ha sottolineato -. Dobbiamo mantenere la catena del freddo 24 ore al giorno e abbiamo 12 ore di apertura dei negozi. Come Coop stiamo studiando accorgimenti e limitazioni per risparmiare energia tuttavia se eventuali provvedimenti governativi contemplassero, anche in via transitoria, un taglio degli orari di apertura dei pdv, chiediamo che si fissi il numero delle ore, lasciandoci la libertà di stabilire le fasce orarie. Ovviamente la chiusura domenicale sarebbe una cattiva idea”.

Scossa elettrica

Secondo il Rapporto Coop 2022, quasi un terzo degli italiani si troverà in difficoltà a pagare le bollette di luce e gas. E questo avrà ricadute anche sul carrello della spesa. Oggi il 15% degli italiani si dichiara in difficoltà a sostenre la spesa e un ulteriore 17% lo sarà da qui alla fine dell'anno. D'altra parte le spese per la casa incidono per il 38% sul totale di quelle delle famiglie, dal 32% del 2020. La spesa media delle famiglie per le bollette è passata da 110 a 560 euro per le utenze elettriche e da 990 a 1700 per quelle del gas.

Sul fronte delle imprese, il Rapporto Coop 2022 sottolinea che i costi energetici nel 2019 valevano l’1,7% del fatturato, ma sulla base dei futures sull’energia si moltiplicheranno almeno per tre volte raggiungendo, nel 2022, un’incidenza del 4,7% e, nel 2023, del 5,2%. Questa brusca accelerazione dei costi è tanto più preoccupante se si considera che il retail alimentare è un settore strutturalmente a bassa redditività dove piccole variazioni dei margini possono seriamente compromettere la tenuta dei conti economici.

Secondo Mediobanca, il valore aggiunto trattenuto in media dalle imprese della Gdo nel 2021 è stato del 14,7%, l’Ebitda del 5,3% e l’Ebit del 2,6%. Allo stesso modo per ogni 100 euro spesi dal consumatore, l’utile netto per i retailer è stato appena superiore a 1,5 euro.