Un iter lungo 4 anni. Alla fine è arrivato il via libera della Commissione europea alle modifiche al disciplinare proposte dal Consorzio e la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale Ue. In sintesi, si allunga la stagionatura, si utilizzano suini più pesanti e meno sale.

Secondo il Consorzio, il percorso di revisione risponde alla necessità, condivisa da tutti i componenti della filiera, di aggiornare il documento produttivo a circa 30 anni dalla sua prima stesura, per consolidare la tutela e la valorizzazione del prodotto in un contesto economico e sociale mutato.

Le novità introdotte nel Disciplinare di produzione riguardano:

- la stagionatura minima del Prosciutto di Parma è stata portata da 12 a 14 mesi mentre il peso minimo del prodotto passa da 7 a 8,2 kg e quello massimo a 12,5 kg;

- il tenore salino scende dal 6,2% al 6%.

- è stata estesa l’area di allevamento dei suini per la produzione di Prosciutto di Parma anche alla Regione Friuli-Venezia Giulia.

Nel 2022 sono stati marchiati 7,85 milioni Prosciutti di Parma (il 33% destinato all’export), con un valore alla produzione di 800 milioni e al consumo di 1,6 miliardi di euro. La lavorazione del Prosciutto di Parma impiega circa 3 mila addetti nella provincia di Parma, mentre l’intera filiera, inclusi gli allevamenti e i macelli, coinvolge circa 50 mila unità.