Parmigiano reggiano record nel 2021, ma incombe un aumento dei costi del 15%. Barra sull’estero
Parmigiano reggiano record nel 2021, ma incombe un aumento dei costi del 15%. Barra sull’estero
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di Emanuele Scarci
Parmigiano reggiano più forte della pandemia.
Ma l’impennata dei costi di soia, mais ed energia, stimabile nel +15%, pone un problema di traslazione degli aumenti lungo la filiera. Secondo il Consorzio del Parmigiano reggiano dovrebbe essere suddiviso fra tutti i player della filiera. Senza escludere una riduzione dell’Iva, oggi al 22%.
Nel 2021 i dati di sell-in del Parmigiano reggiano sono superiori dello 0,4% a volume rispetto al 2020 e dell’8,2% sul 2019.
Sul fronte della produzione, il re dei formaggi è cresciuto del +3,9%. L’iperproduzione degli ultimi quattro anni ha fatto volare le forme da 3,7 milioni a 4,09 milioni, con un +10,6%. Sul fronte dei prezzi, la media annua è stata di 10,34 euro/Kg (stagionatura 12 mesi), molto meglio di 8,57 del 2020 e poco al di sotto del 10,76 del 2019. Nel complesso il giro d’affari al consumo ha toccato il massimo storico di 2,7 miliardi contro i 2,35 miliardi del 2020.
Nonostante il rally produttivo, i prezzi hanno tenuto, probabilmente anche per la crescita delle vendite all’estero: +2,9% a volume sul 2020. In Italia le vendite si sono invece assestate dell’1,3%, sempre a volume, e sembra improbabile che nel 2022 possano mantenere i livelli del 2020/21. Neanche con la riapertura della ristorazione, dove è diffuso il ricorso ai formaggi similari low cost.
Infatti, in questo inizio d’anno, nella Gdo le vendite sono in calo, come ha segnalato lo stesso presidente del Consorzio Nicola Bertinelli, nella presentazione di ieri a Milano.
Italia ed estero
Per quanto riguarda la ripartizione dei consumi, l’Italia ha assorbito il 55% delle vendite: +4,5% rispetto ai livelli pre-pandemia. La Gdo rimane il primo canale distributivo (51%), seguita dalle vendite dirette dei caseifici, dell’industria e del canale Horeca. Da notare il balzo delle vendite dirette dei caseifici che valgono il 25% dei volumi: il legame diretto con i consumatori consente di “scavalcare” almeno in parte i 15 grandi stagionatori-distributori che, secondo il Consorzio, influenzano i prezzi.
L’estero recepisce il 45% dell’offerta di Parmigiano reggiano, con tendenza alla crescita: +2,9% a volume nel 2021. Gli Stati Uniti sono il primo mercato, seguiti da Francia e Germania.
Missione export
“Nel 2022 - ha detto Bertinelli - dovremo fare fronte a un mercato che potrebbe manifestare problemi di eccesso di offerta. Per il 2022/23 abbiamo programmato la stessa produzione del 2021, considerando che sono necessari 22 mesi prima che il prodotto passi dal caseificio al mercato. Noi lavoriamo con una visione di 10 anni, cercando di capire come conquistare nuovi spazi di mercato. Privilegeremo l’export per le sue grandi potenzialità, in particolare gli Stati Uniti”. Infatti 11,9 milioni dei 56 milioni del bilancio 2022 del Consorzio sono stati destinati al Piano marketing mercati esteri, contro i 9 milioni del 2021.
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