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Parmacotto rilancia sullo sviluppo fino al 2027 ed entra nella ristorazione

Parmacotto rilancia sullo sviluppo fino al 2027 ed entra nella ristorazione
Parmacotto rilancia sullo sviluppo fino al 2027 ed entra nella ristorazione

Parmacotto rilancia sullo sviluppo fino al 2027 ed entra nella ristorazione

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Emanuele Scarci

di Emanuele Scarci

Quest’anno Parmacotto torna a respirare dopo un 2022 che ha dimezzato i margini per la difficoltà di scaricare al dettaglio gli aumenti di carni fresche ed energia.

L’annus horribilis 2022 ha comunque richiesto nuove risorse degli azionisti e una rimodulazione del debito bancario.

Quest’anno Parmacotto dovrebbe chiudere il bilancio con un fatturato vicino ai 150 milioni e un Margine operativo lordo intorno agli 8 milioni. Il precedente esercizio il bilancio civilistico aveva registrato un giro d’affari di 104 milioni (130 il consolidato), un Margine operativo lordo di 3,8 milioni (dagli 8,5 milioni del 2021) e una perdita ante-imposte di 1,2 milioni (contro un utile di 2,5 milioni dell’esercizio precedente). L’obiettivo del piano industriale 2023/27 è di centrare i 200 milioni di fatturato e, nel secondo semestre del 2027, la quotazione a Piazza Affari.

Brand forte
Parmacotto è una azienda della salumeria italiana risorta dalle ceneri del concordato preventivo nel 2020 grazie all’intervento di Giovanni Zaccanti, cofondatore di caffé Saeco e Caffitaly. L’azienda alimentare è controllata dalla holding A.Zeta tramite la subholding Asz.
Parmacotto conserva un brand fortissimo e oggi conta su due stabilimenti nel Parmense, controlla inoltre la Boschi Fratelli (salame felino e prosciutti crudi di montagna), il distributore americano Parmacotto Llc e quello svizzero Parmacotto Suisse nonché il neo acquisito salumificio artigianale New England Charcuterie di Boston.

Nel 2022 Parmacotto ha realizzato 46 milioni di ricavi nel banco taglio e 58 nel libero servizio cioè nelle vaschette. L’ultima sfida è il lancio di Parmacotto Selection, la linea premium di salumi da maiale nero, che segna il tentativo di entare nell’alta ristorazione.

Debito rimodulato

Sul fronte prettamente aziendale, con l’inflazione a due cifre del 2022/23 e l’erosione dei margini erano saltati i parametri finanziari concordati con le banche. Lo scorso ottobre Parmacotto ha ottenuto dagli istituti di credito la rinuncia alla rivalsa sul 2022 oltre che stabilire nuovi parametri finanziari (più elastici) fino al 2025. Il debito finanziario ammonta a una trentina di milioni, 35 milioni stimato a fine 2023. Lo scorso agosto l’azionista ha iniettato 2,5 milioni e altrettanti ne ha previsti a breve per supportare il percorso di crescita.

Nell’agenda dell’amministratore delegato Andrea Schivazappa ci sono diversi obiettivi a breve/medio termine: “Intanto a fine 2023 l’Ebitda salirà a 8 milioni. Punteremo molto sul mercato americano, grazie alla controllata New England Charcuterie. E nel 2024 l’estero raggiungerà 30 milioni di ricavi (dai 4,4 del 2022 ndr). Mentre in 3 anni ridurremo il peso della Gdo italiana dal 70 al 50% e aumenteremo il giro d’affari degli altri canali e dell’estero”.

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