Federvini brinda al 2016
Federvini brinda al 2016
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Un anno positivo nonostante un contesto internazionale complicato ed una serie di leggi e provvedimenti sulla carta utili al comparto ma con tempi di adozione rallentati.
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Si può sintetizzare così una parte dello scenario tratteggiato da Sandro Boscaini, Presidente di Federvini, in occasione dell’Assemblea Annuale della Ferdervini.
Il settore vini, spiriti e aceti italiano gode indubbiamente di buona salute, considerando i dati più significativi: nel 2016 il nostro paese è stato l’unico ad aver realizzato un andamento positivo a volume e a valore (+4,3% per i vini; +4,6% vini aromatizzati e 5,9% per le acquaviti), con un export pari a circa il 15% dell’intero settore agroalimentare. In termini assoluti però siamo ancora, per i vini, dietro le spalle di Spagna (volume) e Francia (valore) che viaggia oltre gli 8 miliardi di euro contro i nostri 5 miliardi.
“C’è ottimismo tra gli operatori del settore” ha proseguito Boscaini “ma è necessario uno scatto in avanti dell’intero comparto per cercare di colmare il gap con Francia. Tanto è stato fatto ma tanto resta da fare. E certo le talune ultime vicende in materia di promozione non hanno certamente aiutato nonostante le buone intenzione del legislatore, nazionale ed europeo”.
Per ciò che riguarda casa nostra, i temi della digitalizzazione e delle accise hanno, su fronti diametralmente opposti, reso meno agevole un’azione più incisiva del comparto. Il progetto RE.TE – ossia la registrazione telematica – avrebbe dovuto togliere la doppia contabilità elettronica e cartacea, con benefici evidenti per le aziende. Dopo 12 mesi dall’avvio, l’Agenzia delle Dogane non ha ancora approvato i regolamenti attuativi e quindi oggi le imprese sono costrette a fare un doppio lavoro compilativo. Sul tema accise - cresciute del 30% tra il 2013 e il 2015 – il comparto sta attendendo da un anno il ribasso promesso dal Governo. Questi elementi negativi hanno limitato ulteriormente la carica positiva Testo Unico sul Vino che, se da un lato, definisce vino e territori viticoli come ‘patrimonio culturale’, per un altro verso manca della maggior parte dei decreti attuativi e quindi rimane sostanzialmente un elenco di buone intenzioni.
Paradossalmente, a livello europeo, gli ostacoli sono derivati più da difficoltà interpretative che da impedimenti oggettivi veri e propri. È il caso delle indicazioni nutrizionali o dal complesso iter della registrazione delle indicazioni geografiche.
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