di Emanuele
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Caffè dolce
per Kimbo. Rivede la luce dopo un 2022 segnato dal rally delle quotazioni
internazionali del caffè verde. Anche nel 2023 il mercato italiano sta confermando
l’evoluzione verso prodotti come cialde, capsule e caffè in grani a discapito del
caffè macinato per la tradizionale moka.
Nei primi 4 mesi di quest’anno i ricavi di Kimbo sono balzati del 24% a 64
milioni di euro, trainati dal mercato estero ma anche dall’Italia (+8%) grazie
alla grande distribuzione, all’office coffee service e all’e-commerce. Nel
nostro Paese, performa il caffè in grani: in un mercato che cresce del 17%,
Kimbo avanza del 35%. Bene le cialde, tengono i macinati (senza un nuovo
aumento di listino) soffrono le capsule dopo la perdita del cliente Lidl. Nell’Horeca
Kimbo stima per quest’anno uno sviluppo delle vendite a due cifre.
Secondo gli
amministratori della società napoletana, il quadro tende a stabilizzarsi anche
se le quotazioni della varietà caffè Robusta rimangono su livelli decisamente
elevati mentre l’Arabica ha perso circa il 40% dal picco dello scorso anno. A spingere la torrefazione di Melito è anche il turismo in Campania e, segnatamente, a Napoli, un volàno per le vendite di un brand che s'identifica con il capoluogo partenopeo.
Estero
trainante
Nel 2022 il
bilancio civilistico di Kimbo ha segnato ricavi per 171,6 milioni (+3,5%
sull’anno prima), un margine operativo lordo di 4,3 milioni (-70%) e una
perdita di 4,3 milioni rispetto a un utile di 6,1 milioni. Il fatturato è
risultato inferiore del 16% rispetto al piano strategico. In Italia i ricavi si
sono contratti dell’1,3% a 129 milioni mentre l’estero è cresciuto del 20% a
oltre 42 milioni grazie ai progressi in Francia, Polonia e Nord America.
La redditività
dell’azienda ha avvertito il peso del +50% di aumento del caffè verde che ha
riversato solo in parte a valle: l’incidenza sui ricavi è passata dal 39% al 57,2
%. Inoltre i costi dell’energia hanno fatto un balzo del 130% e i noli
marittimi del 43%. In questo contesto, l’azienda è riuscita a tagliare soltanto
i costi di pubblicità, da 9 a 4,9 milioni. Alla fine, Kimbo ha evidenziato una
posizione finanziaria netta negativa di 3,3 milioni rispetto a una positiva di 14
milioni dell’esercizio precedente.
Governance
familiare
La torrefazione
napoletana è governata da una Cda composto da 4 dei principali azionisti della
famiglia Rubino, di cui Mario (60 anni) è il presidente. L’amministratore
delegato Roberto Grasso (ex Ferrero), dopo un’esperienza di oltre 3 anni in
Kimbo, ha lasciato l’azienda lo scorso marzo per intraprendere l’attività di
private equity advisor.
Nel 2021 Kimbo
ha completato l’investimento da 20,6 milioni nello stabilimento di Melito nel
quadro di un contratto di sviluppo stipulato con Invitalia. Uno dei vincoli del
finanziamento pubblico è il divieto di alienazione totale o parziale
dell’azienda nei 5 anni successivi al termine del programma.