Niente crisi per il Prosciutto di San Daniele che conclude il 2011 con dati positivi, a cominciare dal fatturato che segna un +7% rispetto al 2010. Un giro di affari di 340 milioni di euro che lascia molto soddisfatti i membri del Consorzio  (31 produttori e 7 laboratori di affettamento attivi).

Il dato dimostra che gli italiani, nonostante la recessione sono disposti a spendere in presenza di un reale valore aggiunto.

Come ormai accade da più di 5 anni continua anche la crescita di produzione del Prosciutto San Daniele DOP affettato in vaschetta: l’incremento è del  5% sul 2010, superando così i 12,7 milioni di confezioni certificate.

Positivo anche il dato complessivo sulle esportazioni cresciute di oltre il 2% sul 2010. La quota export del San Daniele nel 2011 ha inciso per circa il 13% sul totale del volume di prodotto venduto. I principali mercati di esportazione sono oggi Francia, Germania, Usa, Giappone, Svizzera, Belgio, Australia e Gran Bretagna. La quota export nei paesi Ue, fatto 100 il totale del flusso in uscita, vale il 60% delle esportazioni, mentre nei Paesi extra UE vale il 40%.

Solo la produzione è calata: nel 2011 sono state salate 2.690.000 cosce suine, - 1,3% rispetto al 2010.

Certo la crescita del giro d’affari, sommata al calo dell’offerta, fa pensare a un aumento degli indicatori di prezzo, anche se, trattandosi di un prodotto stagionato la correlazione non è così stretta, visto che la produzione non finisce immediatamente sul mercato.

Nel 2011 l’attività di controllo sulle cosce fresche effettuata dall’INEQ (Istituto Nordest Qualità) direttamente alla consegna presso il prosciuttificio è stata effettuata sul 45,5% del prodotto fresco con un risultato finale di 1.223.345 cosce proposte al distretto e controllate. A questo numero si somma l’attività svolta da INEQ direttamente al macello, che ha comportato un ulteriore controllo su oltre
700.000 cosce nell’anno.

Mario Cichetti, direttore del Consorzio, commenta: «La crescita costante del fatturato in questi ultimi anni, messa in relazione alla crisi che sta colpendo duramente il comparto alimentare, è segno che le politiche di qualità perseguite dal Consorzio incontrano sempre di più la fiducia del
consumatore. Diventano imprescindibili sulla nostra tavola quei prodotti della nostra
tradizione in cui la filiera è riconoscibile e tutelata”.