di Luca Salomone

Ferrero ha deciso, venerdì 8 aprile, il fermo temporaneo dello stabilimento di Arlon, in Belgio, nella Regione Vallona. Una decisione che recepisce il congelamento dell’autorizzazione alla produzione deliberato dall’Afsca, l’agenzia federale per la sicurezza alimentare, con sede a Bruxelles, con la quale l’azienda piemontese sta collaborando.

Il provvedimento, a sua volta, si è reso indispensabile a causa dell’inchiesta in corso sui casi di salmonellosi riscontrati in alcune nazioni europee. Nella bufera i marchi Kinder Sorpresa, Kinder mini eggs, Kinder sorpresa maxi da 100 grammi e Kinder Schoko-Bons, che sono stati richiamati volontariamente, il 5 aprile, dal produttore.

«Solo i prodotti Kinder fabbricati nel sito belga sono interessati dal richiamo – precisa Ferrero in una nota –. L'officina di Arlon rappresenta circa il 7% del volume totale di tutta la produzione annua di Kinder».

Le nazioni coinvolte

I casi di salmonellosi, riporta il Corsera dell’8 aprile, sono 105, mentre altri 29 sono in una fase di accertamento. Il problema riguarda soprattutto la Gran Bretagna (63 persone coinvolte, comunica la Britain's food standards agency), ma anche il Belgio, la Francia e l’Irlanda.

Il 5 aprile il Ministero francese della salute segnalava 21 episodi sul territorio dell’Esagono, di cui 8 ospedalizzati e poi dimessi. L’età media dei pazienti, prosegue il dicastero, è di 4 anni.

E nel nostro Paese? «Ferrero – si legge in una nota ufficiale - rassicura che le uova di Pasqua Kinder Gransorpresa sul mercato italiano sono prodotte in Italia, ad Alba (Cuneo), e non sono coinvolte dal richiamo. L’azienda ha anche deciso con effetto immediato (8 aprile), di estendere al nostro Paese il richiamo delle referenze Kinder Sorpresa T6 “Pulcini”, Kinder Sorpresa Maxi 100g “Puffi” e “Miraculous” e Kinder Schoko-Bons, prodotti ad Arlon. Attualmente in Italia - continua l’azienda - non c’è nessun collegamento tra il consumo di prodotti Kinder e casi di salmonella accertati».

La causa del problema

Alla base di tutto c’è un componente tecnico. «Nel quadro dei nostri controlli – riporta sempre l’azienda - la presenza di salmonella nell’impianto di Arlon, è stata accertata il 15 dicembre. Dopo un’inchiesta approfondita, l’origine è stata identificata in un filtro posto all’uscita di due serbatoi di materia prima. Dunque, sia i semilavorati, sia i prodotti finiti, sono stati bloccati e non sono mai stati immessi sul mercato. In seguito a questo incidente Ferrero ha preso delle contromisure, come il ritiro del filtro stesso, e ha considerevolmente aumentato il livello, già alto, delle verifiche».

Da parte sua l’Afsca, dopo avere condotto un’inchiesta sulla fabbrica belga, ha ritenuto, l’8 aprile, che le informazioni date da Ferrero sono, al momento, incomplete, un fatto che ha contribuito alla sospensione della produzione, che si protrarrà fino a quando non sarà raggiunta la certezza che lo stabilimento risponda all’insieme delle regole e delle esigenze della sicurezza alimentare.

Ferrero, dal canto suo, «riconosce che ci siano state inefficienze interne che hanno creato ritardi nei richiami e nella condivisione delle informazioni. Questo ha impattato sulla rapidità ed efficacia delle indagini. Ferrero è profondamente rammaricata per quanto accaduto e intende scusarsi sinceramente con tutti i propri consumatori e partner commerciali».