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Assopa e Appe sostengono il Made in Italy

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Assopa e Appe sostengono il Made in Italy

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Redazione
Assopa E Appe, le Associazioni dei Produttori di Patate, socie del Consorzio delle Buone Idee, condividono i concetti espressi dal Consorzio riguardanti la qualità e la tutela dei prodotti Made in Italy. “Come evidenzia il direttore del Consorzio delle Buone Idee Giuliano Mengoli, la produzione italiana di patate è generalmente deficitaria rispetto al fabbisogno nazionale e pertanto almeno 4 milioni di quintali ogni anno devono essere importati – spiega Andrea Galli, direttore di Assopa.

Il prodotto estero (patate e cipolle) a volte è più conveniente di quello nazionale ma la qualità è senza dubbio differente: ad esempio quest’anno a causa anche delle abbondanti piogge, la produzione del nord Europa ha registrato rese medie superiori del 20%, e il 10% è di calibro sopra ai 75mm e per questo motivo non può affrontare il mercato a prezzi alti.

E’ ovvio che alle due associazioni, rappresentanti della produzione italiana, compete di difendere il prodotto soprattutto per le sue caratteristiche esclusive e per le qualità organolettiche e produttive. A Bologna si investono notevoli risorse per fare conoscere la differenza fra il prodotto italiano e quello estero.

Nonostante la fortuna di avere Selenella e l’unica patata con la certificazione DOP, quindi due prodotti già altamente differenziati, serve soprattutto una buona dose di impegno e di motivazione, che sta alla base di qualsiasi vendita, per ottenere buoni risultati. Come evidenzia Galli, il mondo commerciale dovrà a breve fare una scelta in campo pataticolo: o fare il confezionatore di prodotto estero o valorizzare insieme ai produttori il marchio italiano.

“Gli strumenti istituzionali dovranno, in futuro, favorire l’italianità dell’intero processo produttivo: penso a “contratti quadro” o “accordi di filiera” con impronta nazionale come quelli già in essere a livello della nostra Regione, che tutelino la produzione italiana con le sue diverse provenienze, coinvolgendo in questo le strutture della GDO.”
       
       

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