Il brevetto della discordia

Il brevetto della discordia
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L'approvazione del brevetto europeo, che avverrà entro l'anno, continua a creare tensione in seno all'Ue. Italia e Spagna, infatti, non ci stanno ad accettare un pacchetto che trova la sua ragion d'essere nel trilinguismo delle traduzioni (inglese, tedesco, francese).
L'attuale proposta, cioè, prevede che gli stati comunitari possano presentare la domanda di brevetto nella propria lingua, ma, per la procedura di registrazione, debbano ricorrere a inglese, tedesco o francese, le uniche con valore legale.
L'Italia concorda sull'utilizzo dell'inglese come lingua ufficiale per la registrazione dei brevetti (cosa che avviene già ora, nella quasi totalità dei casi) ma ritiene scorretto che i competitor tedeschi e francesi, per la tutela della proprietà intellettuale, possano contare su un iter procedurale più snello e veloce.
Per il nostro Paese il brevetto europeo, com'è attualmente, sarebbe dannoso per le pmi, incompatibile con i principi del mercato interno e in contraddizione con l'obiettivo di una riduzione dei costi. Di qui la ragione del rifiuto da parte nostra e degli spagnoli di far passare il provvedimento.
A complicare ulteriormente la situazione, alcuni stati della Comunità Europea hanno invitato il commissario Ue e il mercato interno a prendere in considerazione il meccanismo della cooperazione forzata, procedura che permetterebbe ad almeno nove stati membri di adottare un decreto anche in mancanza dell'unanimità. Un'escamotage cui Italia e Spagna guardano con preoccupazione.
La commissione Ue, comunque, si riaggiornerà il 10 dicembre: vedremo se, per quella data, si riuscirà a trovare un punto di accordo fra le due opposte fazioni.
L'attuale proposta, cioè, prevede che gli stati comunitari possano presentare la domanda di brevetto nella propria lingua, ma, per la procedura di registrazione, debbano ricorrere a inglese, tedesco o francese, le uniche con valore legale.
L'Italia concorda sull'utilizzo dell'inglese come lingua ufficiale per la registrazione dei brevetti (cosa che avviene già ora, nella quasi totalità dei casi) ma ritiene scorretto che i competitor tedeschi e francesi, per la tutela della proprietà intellettuale, possano contare su un iter procedurale più snello e veloce.
Per il nostro Paese il brevetto europeo, com'è attualmente, sarebbe dannoso per le pmi, incompatibile con i principi del mercato interno e in contraddizione con l'obiettivo di una riduzione dei costi. Di qui la ragione del rifiuto da parte nostra e degli spagnoli di far passare il provvedimento.
A complicare ulteriormente la situazione, alcuni stati della Comunità Europea hanno invitato il commissario Ue e il mercato interno a prendere in considerazione il meccanismo della cooperazione forzata, procedura che permetterebbe ad almeno nove stati membri di adottare un decreto anche in mancanza dell'unanimità. Un'escamotage cui Italia e Spagna guardano con preoccupazione.
La commissione Ue, comunque, si riaggiornerà il 10 dicembre: vedremo se, per quella data, si riuscirà a trovare un punto di accordo fra le due opposte fazioni.
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