Export: è boom di latte italiano verso Oriente
Export: è boom di latte italiano verso Oriente
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Aumenta l’export italiano di latte alimentare verso l’Oriente.
Oltre alla Cina, che registra una crescita delle importazioni dall'Italia del +47,8%, è tutta l’Asia che sta crescendo: la Corea del Sud, per esempio, fa registrare un’impennata dell’esportazioni italiane di latte alimentare con un incremento nel 2018 di +88,9%.
«La produzione e i consumi del latte dividono il mondo in due; – dichiara Luciano Negri, presidente del Comitato FIL-IDF Italia – l’Asia occupa la prima posizione nel panorama internazionale rappresentando il 30% della produzione globale, seguita dai Paesi dell’Unione europea (28%), il Nord e Centro America (18%) e infine Sud America, Africa e Oceania. A guidare l’ondata positiva dei consumi in Oriente per il settore lattiero-caseario è la Cina, la cui importazione dall’Italia del latte alimentare dal 2017 al 2018 è aumentata del 47,8%, per un valore economico pari al 35% in più, rispetto all’anno precedente».
L'export rappresenta uno dei punti fermi per il settore lattiero-caseario del Belpaese, con un valore economico di 3,1 miliardi di euro, il 3% in più rispetto al 2017, e oltre il 40% della produzione italiana destinata ai mercati mondiali. Le esportazioni di formaggi da sole, nel 2018, hanno superato le 418.000 tonnellate, per 2,7 miliardi di euro.
Il settore lattiero-caseario occupa il primo posto nell’agroalimentare con 15,9 miliardi di euro di fatturato, di cui 3 miliardi provenienti da mercati internazionali. Il trend del 2018, però, è negativo e registra una flessione del volume del 3,8%.
Negli ultimi cinque anni la curva degli acquisti domestici di latte ha subito un’incrinatura, causando una riduzione di circa 250 mila tonnellate, diminuzione comune a molti mercati europei riconducibile a diversi fattori, tra cui le fake news e i dibattiti anti-milk. Nonostante questa flessione l’Italia si conferma il più importante produttore mondiale di formaggi DOP e IGP, con una produzione superiore alle 530 mila tonnellate, più del doppio di quella francese2.
Uno dei motivi che maggiormente influisce sulla riduzione dei consumi di latte, in Italia e nel resto dell’Occidente, è la polemica nata dal dibattito anti-milk, causa di una demonizzazione dei prodotti lattieri, che ha inciso sull’opinione pubblica dal punto di vista nutrizionale, etico e sociale. Nord-America, Europa, Oceania, Giappone e Sud Africa sono i paesi più coinvolti in questo dibattito, mentre paesi come India, Cina, Cile e Argentina non risentono di queste tensioni.
«Le cause principali che guidano la polemica anti-milk sono varie – conclude Luciano Negri – e riguardano per il 60% le questioni legate alla salute e alla nutrizione, il benessere la salute animale e l’uso di antibiotici ed ormoni per il 17%, convinzioni sulla non idoneità del latte per il consumo umano per l’11% e la sostenibilità ambientale per l’8%. Senza contare che l’abbandono del latte in Occidente è anche causato dai cambiamenti alimentari, come l’abbandono della colazione o il maggiore consumo di prodotti a base vegetale che si propongono come alternative al latte».
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