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CONVEGNO PESCHICOLO NAZIONALE DI RAVENNA:

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Redazione

Paolo De Castro conclude la prima giornata individuando tre priorita' : organizzazione del comparto, ampliamento dell'export e promozione Made in Italy.

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La peschicoltura italiana è ancora al centro degli interessi della frutticoltura nazionale, come dimostra la grande presenza di pubblico e addetti ai lavori  al 27° Convegno peschicolo e organizzato, come da tradizione dalle Camere di Commercio di Ravenna e di Forlì-Cesena.

 

 

 

Quest’anno l’organizzazione tecnica è stata, affidata al CSO e per la Sezione Scientifica, all'Università di Bologna ed il Convegno è stato impostato su temi di stretta attualità che hanno destato una grande attenzione da parte degli operatori.
Si è fatto il punto su luci ed ombre della peschicoltura italiana, comparto che ha determinato la fortuna della nostra offerta nazionale ma che, sempre più frequentemente, soffre di crisi pesantissime, ormai strutturali.

L'analisi delle evidenze numeriche, presentate da Elisa Macchi, Direttore di CSO, mostra l'evoluzione della produzione europea con un potenziale produttivo sostanzialmente stabile dal 2000 ad oggi e con un calo di produzione di Italia, Francia e Grecia mentre la Spagna vede quasi raddoppiata la produzione dal 2000 ad oggi.
Aumenta la produzione medio-tardiva spagnola determinando una sovrapposizione con l'offerta del Nord Italia. Cambia quindi il calendario di raccolta delle pesche e nettarine europee.
La Spagna ha investito sulle pesche piatte, con una offerta che ha oggi raggiunto le 220.000 tonnellate con indicatori di crescita del 300% negli ultimi 4 anni.
Per l'Italia si rilevano produzioni in crescita al Sud, mentre i potenziali produttivi sono in costante calo al nord con un forte decremento in Emilia Romagna compensato dai volumi prodotti dalle maggiori rese delle varietà coltivate.

Le pesche e nettarine rappresentano il 25% della PLV ortofrutticola italiana ma l'offerta è troppo frammentata ed è per questo che è difficile trovare una condivisione.
Emerge con chiarezza la necessità di razionalizzare la gamma varietale con una offerta più riconoscibile dai consumatori.
Dalle indicazioni presentate da Hans Behr di Ami (Germania) l'Italia è il primo paese consumatore d'Europa, con circa 6 kg di pesche per persona annui e si rileva un forte calo dei consumi nel Nord Europa.
In Germania ad esempio i consumi di pesche e nettarine sono fortemente correlati ai prezzi ed è forte la tendenza verso i discount. Rispetto al 2002 la spesa per pesche e nettarine in Germania è calata dello 0,4%.

In questo contesto di forte difficoltà del comparto si colloca l'analisi profonda sui costi di produzione presentata dal Prof. Pirazzoli dell'Università di Bologna che ha evidenziato il forte gap di redditività della peschicoltura italiana evidenziando la necessità di recuperare per ogni ettaro coltivato circa 4/5.000 euro. Il recupero di questi margini, secondo il Prof. Pirazzoli si dovrebbe realizzare anche attraverso accordi con la GDO.

Ma l'elemento di vera debolezza del comparto peschicolo italiano è, a parere concorde di tutti, la frammentazione dell'offerta e la mancanza di conoscenza dei reali potenziali produttivi nazionali.
La frammentazione dell'offerta peschicola italiana è una debolezza strutturale su cui si è concentrata molto l'accesa discussione dei protagonisti.

Aggregazione, innovazione e comunicazione al consumatore sono ,in sintesi, le linee guida su cui muovere le attività nei prossimi anni, come rimarcato anche dalle conclusioni del Dr. Mazzotti, Direttore Generale dell'Assessorato Agricoltura della Regione Emilia-Romagna che ha sollecitato l'esigenza di conoscere più a fondo i consumatori europei e pensare ad innovazioni legate al packaging per poter alzare il livello qualitativo dei frutti anche in termini grado di maturazione ottimale.

Dalla prima giornata di Convegno peschicolo di Ravenna le analisi sulla situazione del comparto sono state esaustive e complete, il futuro della peschicoltura italiana si colloca probabilmente nella capacità di realizzare ciò che è necessario e le conclusioni dell'Onorevole Paolo De Castro evidenziano i potenziali strumenti da utilizzare:
"Il nostro handicap - dichiara De Castro - rimane sempre quello dell'immissione di prodotto sul mercato, la Spagna cresce e noi invece rimaniamo fermi. La Spagna esporta per 8 miliardi e mezzo mentre l'Italia ne esporta solo 3,5 miliardi.
Dobbiamo risolvere i problemi con una maggiore dimensione organizzativa. Siamo gli unici in Europa che non riescono a spendere tutti i soldi dell'Ocm ortofrutta. Dobbiamo - conclude De Castro - organizzarci di più sul mercato aggregandoci e dobbiamo saper cogliere l'opportunità dei Piani di Promozione che prevedono un ampliamento delle risorse destinate alle imprese con 60 milioni di euro a disposizione."

Le presentazioni del Convegno sono scaricabili dal sito www.csoservizi.com

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