Il dibattito intorno alle etichette nutrizionali sta prendendo sempre più piede nell’Unione Europea. Come sottolinea il corrispondente del Plma Live di Amsterdam Hans Kraak, la commissione vuole appoggiare le scelte salutiste dei consumatori, mirando alla realizzazione di un sistema uniforme di etichettatura. Il cosiddetto “nutri-score” potrebbe essere uno strumento privilegiato, ma ci sono degli impedimenti: nel 2017 esso venne adottato dai produttori francesi in maniera volontaria, per un totale di circa 600 aziende, tra cui le insegne Casino, Leclerc, Carrefour e Lidl. In Belgio, una ricerca condotta dalla Ghent University ha evidenziato un riscontro molto positivo tra i consumatori nei confronti delle referenze recanti il nutri-score. Gli shopper, infatti, dimostrano una spiccata preferenza per i prodotti che recano le lettere A e B del Nutri-score, rispetto a quelli contrassegnati dalle lettere C, D e E, oltre alla tendenza a scartare le referenza totalmente sprovviste di etichetta. Stando alla ricerca, l’etichettatura conferisce ai produttori e ai distributori un vantaggio competitivo, ciononostante buona parte dei paesi dell’Unione ancora non hanno adottato il nutri-score data la natura volontaria del marchio. Ad ogni modo, la commissione europea auspica una omogeneizzazione dell’etichettatura entro la fine del 2022: lo scorso dicembre, la proposta è stata respinta anche dall’Italia, in quanto il sistema avrebbe danneggiato la diffusione di alcune specialità alimentari, come il Prosciutto di Parma, l’olio d’oliva e il Parmigiano Reggiano.