Nel 2010 per la prima volta non si è verificato negli allevamenti italiani nessun caso di mucca pazza a conferma dell’efficacia delle misure di prevenzione adottate durante i dieci anni dall’inizio dell’emergenza nel 2001 quando si scoprirono 50 casi.

E’ quanto è emerso nel corso dell’incontro “Mucca pazza: dieci anni dopo”, promosso da Coldiretti e dalla Fondazione Univerde il 9 marzo, a dieci anni dal varo delle misure emergenziali nazionali, che ha confermato l’assoluta garanzia di sicurezza della carne italiana.
 
L'encefalopatia spongiforme bovina (Bse), cosiddetta sindrome della “mucca pazza”, viene diagnosticata per la prima volta in un allevamento in Gran Bretagna nel 1985 e qualche anno dopo le farine animali, utilizzate come mangime destinato all’alimentazione del bestiame, vengono identificate come causa dell'epidemia dopo essere state a lungo sponsorizzate da gran parte del mondo scientifico.
 
Dalla Gran Bretagna dove si sono verificati centinaia di migliaia di casi negli allevamenti la malattia è stata “esportata” in tutta Europa nonostante i provvedimenti cautelativi adottati dall’Unione Europea. Il primo caso di mucca pazza in Italia viene individuato il 16 gennaio 2001 e riguarda una vacca di circa 6 anni di età, macellata l'11 gennaio che proviene da un allevamento del bresciano.