Nella partita su Parmalat, il mercato è stato beffato dalla forma  societaria: la public company. I fondi Zenit, Skagen e Mac-Kenzie, hanno venduto il loro 15,3% a Lactalis, gruppo francese che riconoscendo 2,8 euro per azione, per 744 milioni ora è arrivato all’obbiettivo: il 29% del comando senza fare l’Opa.

I tre fondi-pattisti hanno fatto filtrare che a parità di offerte sarebbero stati più contenti di cedere le loro azioni a mani italiane. Ma a parte Intesa San Paolo, unico azionista italiano ad aver presentato una lista per il board ricandidando l’ad uscente Enrico Bondi, le offere tricolori non si sono materializzate.

A rimettere in gioco l’Italia potrebbe essere la politica con l’intervento legislativo a difesa delle aziende di interesse nazionale. Ferrero è l’unico gruppo che si dichiara ancora interessato se matureranno le condizioni. In sostanza il gruppo di Alba si è già fatto avanti con Lactalis, precisando di non volere alcuna patnership ma l’acquisizione totale. Il tutto senza Opa.

Ma intanto il tempo stringe poiché col 29% in Parmalat i francesi, che già sono presenti in Italia in marchi come Galbani, Invernizzi, Locatelli, Cademartori e Vallelata, hanno i numeri per esprimere 9 consiglieri su 11.