In aprile prezzi più caldi: carrello della spesa +2,6%

In aprile prezzi più caldi: carrello della spesa +2,6%

In aprile prezzi più caldi: carrello della spesa +2,6%

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Emanuele Scarci

Aprile caldo per il carrello della spesa. I prezzi al consumo hanno continuato la loro lenta ma continua risalita. Anche se rimangono entro la soglia del 2% indicata dalla Banca centrale europea.

Secondo le stime preliminari Istat, ad aprile i prezzi al consumo del grocery (beni alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona) si attestano, su base annua, al +2,6% dal +2,1% di febbraio. L’indice generale (comprende tutti i prodotti e servizi) sale dall’1,9% al 2%.
Da ricordare che nel biennio 2023/24 i prezzi al consumo sono cresciuti dell'11,6%. Mentre, sempre secondo Istat, le retribuzioni contrattuali reali di marzo 2025 sono inferiori di circa l’8% rispetto a quelle di gennaio 2021.

Tornando ai prezzi al consumo di aprile, nonostante il forte calo dei prezzi del petrolio, in aprile la spinta più robusta è arrivata dai prezzi dell’energia non regolamentati (+32,9%) e dai beni alimentari non lavorati (+4,4%).

Trend divergenti in alcuni paesi dell’Eurozona: in aprile i prezzi al dettaglio sono stati del 2,2% in Germania e Spagna. Mentre in Francia si sono fermati allo 0,8%.

Picco dell’inflazione

Secondo Confcommercio"il dato dell’inflazione, in lieve risalita rispetto a marzo, non preoccupa e potrebbe rappresentare il picco di questa fase di moderata crescita dei prezzi. Le turbative generate da effetti di calendario, anno bisestile e diversa collocazione temporale della Pasqua, pur rendendo più complessa la lettura dei dati non nascondono il fatto che le famiglie continuino, in una situazione di fragilità della domanda, a privilegiare le spese per la fruizione del tempo libero, della cultura e della ricreazione. Per contro alimentari, vestiario e calzature, mezzi di trasporto, mobili ed elettrodomestici si confermano in riduzione”.
Sul versante dei consumi, per Confcommercio “si conferma anche in questa prima parte del 2025, la difficoltà per le famiglie di trasformare i maggiori redditi reali in maggiori consumi. È il pezzo che manca a una più florida crescita”.

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