Dopo l’esame del Senato, l’Italia avrà, come la Francia, la propria legge contro lo spreco: giovedì 17 marzo la Camera dei Deputati ha votato a larga maggioranza – 227 sì, 106 astenuti, nessun voto contrario – il progetto normativo proposto dalla prima firmataria, Maria Chiara Gadda, parlamentare Pd della Provincia di Varese.

Con lei ‘Distribuzione Moderna’ ha voluto confrontarsi, per delineare i principali punti di un provvedimento che dovrà costruire un circuito più efficiente per la donazione delle eccedenze alimentari e farmaceutiche. Si deve, infatti, mettere un argine a un fenomeno che, in Italia, tocca, secondo il Politecnico di Milano, 5,6 milioni di tonnellate di cibo, per un controvalore di 13,5 miliardi di euro. Dati che la lezione di Expo 2015, i numerosi enti e operatori economici già impegnati, e, soprattutto il buon senso, rendono inaccettabili.

“Le leggi di iniziativa parlamentare, come questa, sono già abbastanza rare. Se aggiungiamo l’approvazione in tempi molto rapidi, l’interesse suscitato presso la collettività e le organizzazioni, e il costante appoggio del Governo, ci rendiamo conto che la sensibilità è alta. Del resto le associazioni e le imprese chiedevano da tempo chiarezza e semplificazione, ma non incentivi, dando così prova di maturità.

“Aggiungo che, se prima il nostro Paese non aveva un testo unico, esistevano comunque alcuni provvedimenti, a partire dalla ‘Legge del Buon Samaritano’ o legge 155, in vigore dal 16 luglio 2003, per consentire e incoraggiare le donazioni. Guardo alla futura norma – continua Gadda - come a un primo, importante passo. Bisognerà tornare sull’argomento, con ulteriori provvedimenti, per esempio per decidere le coperture finanziarie”.

Lo spirito non è di rendere la donazione obbligatoria, andando a generare costi aggiuntivi forzati. “La scelta resta volontaria – chiarisce la deputata - anche se molti soggetti in Italia lavorano già in questa direzione, con un risultato di 500.000 tonnellate di alimenti messi in salvo. L’obiettivo è fare di più, soprattutto su alcune merceologie problematiche, come freschi e freschissimi, gastronomia, prodotti cotti, che necessitano di una gestione davvero efficiente. La struttura, più capillare, comprenderà la rete delle associazioni territoriali, anche non Onlus, e gli enti caritativi. Anche nella donazione, ovviamente, è indispensabile garantire gli standard igienico sanitari e, dunque, la sicurezza. Pensiamo solo al mantenimento della catena del freddo”.

Esisterà un coordinamento centrale? “Premesso che il terzo settore ha una sua autonomia che va garantita, gli elementi di coordinamento ci sono. Si dà più forza e si riconoscono maggiori funzioni al Tavolo Permanente degli indigenti (istituito con Decreto 17 dicembre 2012, ndr.). Il Tavolo avrà competenza su tutti gli attori della filiera, dal settore primario, fino alla distribuzione e somministrazione. L’organismo – al quale partecipano 3 ministeri - Salute, Ambiente e Agricoltura -, e gli enti caritativi, potrà proporre progetti pilota, nonché recepire e coadiuvare le iniziative delle associazioni minori. Sul territorio rimane fondamentale l’opera di enti già ben organizzati, come il Banco Alimentare, che potranno fungere da centro di riferimento e raccolta per i piccoli operatori”.

Oltre ad avere ulteriormente ribadito la differenza fra data di scadenza e Tmc (“da consumarsi preferibilmente entro”), la norma antispreco prevede che i beni che hanno superato il termine minimo di conservazione possano venire ceduti, a patto di essere integri, anche nella confezione. Resta lo scoglio della formazione/informazione del consumatore, visto che il 43% dello spreco avviene proprio nelle case: “Non a caso la legge – conferma Gadda – interviene sull’argomento dell’educazione. I ministeri coinvolti attueranno programmi culturali e campagne di sensibilizzazione. Si chiede, inoltre, che il servizio radiotelevisivo pubblico ospiti, nei propri palinsesti, uno spazio adeguato per queste tematiche”.

Rientrano nella legge anche i farmaci. “Qui la tutela è decisamente maggiore. Abbiamo limitato la donazione alle sole Onlus, che assicurano la tracciabilità e abbiamo escluso, ovviamente, i farmaci da conservare in frigorifero, quelli contenenti sostanze stupefacenti e psicotrope, gli ospedalieri e tutti i prodotti scaduti. Le associazioni che gestiscono questo tipo di donazioni devono avere, al proprio interno, personale medico-sanitario. Le fonti primarie del recupero sono le eccedenze produttive e le eventuali giacenze delle farmacie, giacenze che scaturiscono dai medicinali che cambiano confezione e formulazione”.