Con un fatturato di 14,5 miliardi di euro, in tenuta, dovuto a beni e servizi, e oltre 8 milioni e mezzo di soci, Coop ha confermato anche nell’esercizio 2016, la propria leadership nella distribuzione nazionale. Segnali positivi sono arrivati anche nei primi mesi del 2017 con un trend delle vendite del +1,6% a rete intera e con Coop che va meglio della media del mercato (+0,9% a rete omogenea rispetto a +0,3% della media Gdo).
Le strategie future sono molte e dimostrano la capacità del gruppo di seguire e anticipare i trend di un commercio in forte cambiamento, con lo scopo di offrire sempre nuove opportunità a soci e consumatori. Per capire cosa ha in cantiere il primo gruppo italiano, Distribuzione Moderna ha incontrato il presidente di Coop Italia, Marco Pedroni.


Partiamo dallo sviluppo rete in questo 2017…

Insieme alle cooperative abbiamo lavorato su 100 interventi importanti, di cui 10 nuove aperture, cioè 1 ipermercato e 9 supermercati, più 90 ristrutturazioni profonde. La nostra linea è di concentrarci soprattutto sulla rete esistente per farla evolvere, più che di aumentare i metri quadrati totali. Vogliamo operare su elementi come il miglioramento dei layout e, per quanto riguarda gli ipermercati, su nuovi format. Soprattutto Coop Alleanza 3.0 è molto lanciata nel canale iper: sono previste 3 aperture, a Bologna, Ravenna e Modena, fra novembre e dicembre 2017, con un piano che riguarda i grandi iper da 9.000 a 12.000 metri quadrati. È senz’altro un’operazione in controtendenza. Ma non dimentichiamo che l’iper resta un molto importante e dunque è giusto che si adottino soluzioni che guardano al futuro.

Avete anche deciso innovazioni di offerta significative?

Certamente. Il prodotto e un’altra dimensione dello sviluppo. Stiamo compiendo un percorso molto impegnativo sugli assortimenti, per dare crescente importanza a tutto quello che risponde ai moderni bisogni, come la cura della persona e l’area della salute e benessere. Il programma coinvolge sia i prodotti dell’industria di marca, sia soprattutto, i prodotti Coop. Del resto la nostra Pl è da sempre un punto di riferimento per gli italiani, non solo per la sua incidenza, che rappresenta il 27% delle vendite in valore e circa il 33% dei volumi, ma anche per l’ampiezza di una proposta che è arrivata, per prima, su fasce come il premium e il biologico. La sfida è di aggredire il cuore dell’offerta, articolandolo in nuove linee, che affianchino quelle specialistiche già esistenti. Penso a ‘Origine’, che traccia il prodotto dal campo alla tavola, ad ‘Amici Speciali’, che copre la nutrizione e la cura degli animali domestici, oppure alla nuova etichetta ‘Io’, che riguarderà l’igiene e bellezza. Altro progetto che posso anticipare concerne una linea più basica, per la detergenza casa. L’ulteriore suddivisione della nostra Pl la porterà a diventare prodotto di marca, con forti garanzie di qualità e convenienza, cioè un prezzo del 20-30% inferiore alla media di mercato.

Anche il non food, dunque, è compreso nella specializzazione degli assortimenti?

Il non alimentare flette nella Gdo, mente l’alimentare è in positivo. Tuttavia non si può assolutamente pensare di escluderlo in qualsiasi grande superficie. In questo senso stiamo portando avanti, in tali mercati, con forza ancora maggiore il programma di specializzazione, per dare al consumatore tutte quelle merceologie per lui davvero importanti, ma coerenti con la Gdo: casa, brico, giardinaggio, intimo…

Pensate di riprendere il discorso dei discount?

No, non ne faremo. Le nostre cooperative hanno deciso di concentrarsi sulle tipologie core, come ipermercati e superstore. E questo perché non si può essere specialisti di tutto e perché in ogni caso, soprattutto nel food, il punto vendita fisico, in tutte le sue varie declinazioni, rimane fondamentale, anche in un mondo digitale. D’altro canto il discount si sta spostando verso la fascia dei supermercati e - nonostante le caratteristiche particolari - le insegne attive in questo canale fanno pubblicità, offrono prodotti di marca, lavorano sui freschissimi, hanno punti vendita di dimensioni che non sono più quelle originarie. La vera novità sarà l’ingresso di Aldi, che probabilmente adotterà una formula simile a quella del Sud della Germania, dunque con la volontà di proporsi come discounter vero. Ormai però la competizione riguarda più le insegne che i format, con una presenza che deve coprire anche l’online.

Easycoop a Roma e Bologna si somma ad altre vostre presenze sulla rete, come Coop Online e l’alleanza in Cina con Alibaba. Pensate ad altre partnership?

Non escludo niente e qualche contatto c’è. Tuttavia, anche qui, il primo obiettivo è di lavorare sul nostro perimetro. La nostra strategia è la crescente integrazione tra rete fisica e digitale: ritengo che anche un supermercato possa trasformarsi in un ipermercato, se si è capaci di lavorare nel modo giusto sulle tecnologie. D’altro canto non è un caso che i pure player facciano il percorso inverso e puntino ormai sull’off line.

Oggi la distribuzione è chiamata a svolgere un numero crescente di mestieri e, alla vendita al dettaglio, si abbinano merceologie specialistiche, energia, carburanti, corner di farmacia… Qual è il limite?

Il limite è nella capacità di scegliere, anche se la diversificazione è un processo naturale. Il commercio del resto non è nato solo per i generi alimentari. Come Coop siamo entrati nel turismo da molti anni, nelle librerie, nei carburanti e, più recentemente, nei prodotti per animali. Tuttavia ogni gruppo deve essere consapevole sia delle proprie forze, sia delle richieste del consumatore, conservando la propria efficienza e il proprio equilibrio economico. In effetti oggi ci stiamo occupando di molte cose, ma gli ulteriori elementi ai quali pensiamo, come l’ottica, saranno sempre coerenti con la domanda e con ciò che sappiamo fare.