Tuttofood si supera nel 2017
Tuttofood si supera nel 2017
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Anticipato da un ricco fuori salone, Week & food, che interessa, dal 4 all’11 maggio, tutto il capoluogo meneghino, apre le porte, lunedì 8, Tuttofood 2017.
Organizzato da Fiera Milano presso il polo di Rho Fiera, il sesto appuntamento della rassegna biennale supera i risultati, già record, dell’edizione svoltasi in contemporanea con Expo: su 180.000 mq lordi di superficie sono presenti più di 2.850 espositori (erano 2.800) dei quali oltre 500 esteri (+10%), che incontrano più di 3.150 buyer profilati dall’Italia e dall’estero, con le delegazioni più numerose in arrivo, nell’ordine, da Usa, Canada, Sud America, Germania e Paesi del Golfo.
La formula, quest’anno, si evolve ulteriormente, grazie a più di 40 partnership istituzionali e a parecchi appuntamenti specializzati, come ‘Spazio Nutrizione’, il maggiore evento nazionale dedicato alla discussione scientifica sull’alimentazione, patrocinato dal Ministero della Salute e sponsorizzato da Esselunga.
L’alleanza con Seeds&Chips, forum mondiale dell’evoluzione alimentare, porta a Milano il Global food innovation summit, con la presenza di speaker di primo piano, come l’ex chef-consigliere della Casa Bianca, Sam Kass, di Kerry Kennedy, presidente del ‘Robert F. Kennedy center for justice and human rights’ e di Barack Obama.
Grazie all’accordo con Veronafiere debuttano anche le nuove aree Fruit&Veg Innovation, focalizzata su fresco, frutta secca e disidratata, e Wine Discovery, curato da Vinitaly international academy.
Tuttofood 2017 riserva un focus particolare al retail e alla Gdo: dalla collaborazione con Daymon Europe, leader internazionale nella consulenza ai retailer, e con SG Marketing, è nata Retail Next, una piattaforma che in 4 aree integra formazione, incontro domanda-offerta ed eventi esterni. Grazie alla sua carica, Retail Next ha conquistato alcune tra le più importanti insegne italiane e straniere: Auchan, Carrefour, Consorzio Coralis, Coop, Gruppo Végé, Magazzini Gabrielli, Despar-Aspiag, le portoghesi Recheio e Jerónimo Martins, l’americana Pick-N-Pay, la tailandese Tops e la polacca Zabka.
Impossibile anche solo accennare agli eventi, dalle degustazioni e show cooking di espositori e associazioni di categoria, ai più di 100 convegni che presentano dati, anticipano tendenze e approfondiscono tematiche specialistiche.
Il comune denominatore è però l’analisi dei trend emergenti in fase di acquisto e di consumo, con il corollario della filosofia che guida la dieta moderna.
Sono temi ben illustrati dalla ricerca ‘Dal ristorante alla Rete’. Condotto da Ipsos per Tuttofood durante il mese di marzo 2017, il sondaggio ha interpellato un campione di oltre 800 soggetti tra i 18 e i 65 anni.
I nostri connazionali cercano soprattutto la leggerezza, preferita dal 71%, rispetto al gusto ‘senza compromessi’, che ha però un'accentuazione tra le classi sociali medio-alte. La riscoperta delle origini è indicata dal 58% e dunque fa aggio sull'innovazione, che tuttavia è prediletta dai millennial (62%).
Continua a crescere la voglia di mangiare fuori casa, soprattutto fra gli abitanti del Nord Ovest, i laureati e i lavoratori: oggi il 40% degli intervistati pranza o cena fuori almeno una volta alla settimana, contro il 30% del 2015.
Un’impennata, quella del fuori casa, che però non vuol dire meno tempo passato in cucina: anzi, rispetto alla media di un'ora e 15 minuti registrata nel 2015 e nel 2016, quest'anno si segnala un incremento che tocca i 90 minuti ai fornelli, specie con l'obiettivo di non sfigurare con gli ospiti.
Due i concorrenti importanti della ristorazione, street food e online delivery: il 57% li ritiene possibili sostituti. Proprio l'online sembra vivere un momento di svolta: nel 2016 ben 790.000 italiani hanno acquistato prodotti alimentari sul web e il 73% ritiene che nel 2017 la Rete potrebbe fare concorrenza ai negozi di alta gamma.
Il 23% reputa che la spesa alimentare sarà una delle attività telematiche più frequenti dei prossimi 2-3 anni, mentre il 13% sfrutterà Internet per acquistare menu pronti.
L'online, più che allo shopping di tutti i giorni, è associato a beni difficili da reperire (36%), anche che se la comodità, con il 31 per cento, si aggiudica il secondo posto.
Il ruolo prioritario della telematica sarà comunque ancora di tipo conoscitivo, orientato alla ricerca di recensioni sui prodotti (44%), o di informazioni nutrizionali, sui siti dei produttori (42%), ma anche dei distributori.
Altra evidenza importante è che la multicanalità non farà saltare il rapporto fiduciario con i brand. Simulando quello che accade realmente in un punto vendita, con il sistema Behavioral Shopper-Lab, Ipsos ha valutato il legame affettivo tra il consumatore e la sua marca abituale, acquistata nell'85% dei casi. Una fiducia che rende quasi inutili le etichette, lette in negozio dal 3-9%: insomma la grande maggioranza acquista il prodotto del cuore appena lo identifica.
“Le etichette non guidano tanto la scelta a scaffale, quanto sono strumenti di loyalty, che permettono al consumatore di conoscere a fondo il cibo una volta comprato e di instaurare una relazione di fiducia – conclude Ipsos -. Il pubblico legge le etichette nelle parti che gli interessano, specie se si parla di provenienza delle materie prime. Questo tema è considerato nucleare dal 95% degli intervistati e il 64% è pronto a cambiare idea su un bene, in presenza di materie prime non italiane”. Al contrario l’origine nazionale può essere ricompensata da un premium price medio dell'11,5 per cento.
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