Le spese eseguite dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) per gli strumenti finanziari a favore delle piccole e medie imprese si stanno dimostrando poco efficaci e funzionali: a comprometterne l’utilità è l’inadeguatezza del quadro normativo per i diversi tipi di strumenti finanziari utilizzati.

Così si è espressa recentemente la Corte dei conti europea, che ha segnalato ritardi frequenti e significativi nell’invio dei fondi alle Pmi destinatarie e ha evidenziato, inoltre, che le azioni effettuate sino ad oggi si sono rivelate inadeguate anche al fine di attrarre investimenti privati.

Perché ci si trova in questa situazione? Fra le ragioni principali, dobbiamo ricordare che il quadro normativo dei Fesr era nato, inizialmente, solo per erogare sovvenzioni, e non per tener conto delle specificità degli strumenti di debito e di capitale utilizzati. Di qui, l’insorgere della serie di lungaggini e di inadempienze che hanno contraddistinto il funzionamento del meccanismo di erogazione dei fondi.

Perché la “macchina” Fesr cominci a funzionare in modo opportuno, la Corte dei conti dell’Ue ha formulato alcune raccomandazioni affinché la Commissione migliori il quadro normativo relativo alle varie tipologie di strumenti finanziari, con lo scopo di accrescerne l’efficienza. Si sta pensando, per esempio, di far sì che le proposte degli stati membri siano giustificate da adeguate valutazioni del deficit di finanziamenti o, ancora, di fornire ai paesi strutture e strumenti semplificati e collaudati, in modo da velocizzare l’iter di accesso ai fondi.