di Claudia Scorza
Alce Nero ha recentemente presentato il suo primo Bilancio di sostenibilità, documento che descrive non solo i principali impatti economici, sociali e ambientali dell’azienda, ma anche le peculiarità del suo modello imprenditoriale, da sempre improntato ad uno sviluppo sostenibile.
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Dal 1978, anno della sua fondazione, Alce Nero reputa imprescindibile operare in modo sostenibile su tutti i fronti, considerando contemporaneamente le dimensioni economica, sociale e ambientale e il loro reciproco equilibrio. Questo è ancor più valido oggi, alla luce degli effetti del cambiamento climatico e dell’attuale contesto emergenziale internazionale, che vede imperversare la guerra in Ucraina, conflitto che sta generando gravi conseguenze umanitarie, ripercussioni sul mercato alimentare e sulla stabilità mondiale.
«Abbiamo costruito un modello di business – spiega Massimo Monti, amministratore delegato di Alce Nero – che coniuga un profondo rispetto per le persone e una grande attenzione per l’ambiente che tutti noi ospita. Lavoriamo da tanti anni con determinazione e passione per portare sulle tavole un cibo buonissimo, che nutre in modo corretto, fatto con materie prime eccellenti e coltivate senza veleni, nel rispetto dei territori e dei nostri agricoltori. Il nostro posizionamento è premium perché tutto quello che facciamo deve essere rispettoso e sostenibile; è così da quando esistiamo e non abbiamo intenzione di mollare, anzi. L’esperienza ci ha insegnato che serietà e coerenza, agite con costanza e senza compromessi, nel tempo pagano sempre: generano fiducia, rispetto, buona reputazione, legami forti. Generano quei valori solidi, tangibili e intangibili, comunque gratificanti, che sono il presupposto dell’unica via di crescita, e di ricerca di prosperità, oggi possibile e accettabile: uno sviluppo che sia, appunto, realmente sostenibile».
In questo primo anno di rendicontazione si è deciso di riferire il rapporto solo ad Alce Nero e non comprendere nel perimetro di analisi le società controllate Alce Nero Fresco e Alce Nero Freddo, che commercializzano rispettivamente prodotti freschi e surgelati.
Alce Nero nel 2021 è stata la prima marca in Italia per notorietà, con oltre 4 milioni di famiglie acquirenti e 71 milioni di fatturato. Ha servito 53 paesi, con un’offerta di 334 referenze, tutte biologiche, realizzate al 62% con materie prime italiane. Tra queste, 31 nuovi prodotti e 32 referenze certificate Fairtrade. Rilevante è anche l’occupazione femminile registrata, con il 56% di collaboratrici.
Queste e tante altre informazioni sono contenute all’interno del documento redatto da Alce Nero, che compendia in modo molto strutturato e chiaro le sue realtà, partendo da una presentazione a 360 gradi dell’azienda ed entrando poi nel vivo del tema principale, introdotto da un paragrafo dedicato all’idea di sostenibilità di Alce Nero.
«Sviluppo sostenibile – racconta Erika Marrone, direttrice qualità, filiere e sostenibilità – vuol dire indirizzare le nostre vite e il nostro agire verso il proposito di una floridezza e di uno stato di “bell-essere”, in cui le persone possano realizzarsi raggiungendo maggiore coesione sociale e benessere più equamente condiviso, nel rispetto fondamentale e imprescindibile dei limiti fisici e biologici del pianeta. Per farlo è necessario comprendere il complesso sistema di interconnessioni che legano uomo e terra, abbandonando il modello economico che considera il capitale naturale come un mero paniere di beni da sfruttare e accettando l’idea, scientificamente condivisa a livello globale, che l’umanità, ancor prima della Terra, è essa stessa in pericolo».
L’impegno di Alce Nero, per il futuro, è coinvolgere sempre di più i propri produttori nel disegno condiviso di una visione agro-industriale italiana davvero trasformativa, sia per i produttori che per i fruitori.