25 brand in Italia, 475 allevatori in 11 regioni italiane, 15 stabilimenti di produzione in Italia e otto all’estero, 9 milioni di quintali di latte lavorato ogni anno, di cui circa 8,67 milioni di filiera e un fatturato di 1,720 miliardi di euro nel 2024.
Sono questi i numeri che raccontano il Gruppo Granarolo, una realtà da 2.532 dipendenti (erano 1.537 nel 2009) focalizzata sul mondo dairy, che negli ultimi anni ha fatto il suo ingresso anche nel mondo del plant based con il brand Unconventional per rispondere agli attuali trend di mercato.
- Quale obiettivo vi ponete con l’investimento realizzato a Gioa del Colle?
- Granarolo è presente in 80 paesi. Che incidenza ha l’export sul fatturato aziendale e a quali sono i paesi più importanti?
- La vostra offerta comprende anche il brand plant based Unconventional. State ampliando la proposta?
- Come state innovando, invece, l’offerta negli altri segmenti presidiati?
- Per quanto riguarda gli yogurt?
- Ci sono novità sul fronte della comunicazione?
- Quali sono, dal vostro punto di vista, le sfide del mondo dairy deve affrontare anche alla luce della riduzione di consumo di latte fresco registrata negli ultimi anni?
Lo scorso maggio l’azienda ha inaugurato il rinnovato stabilimento di Gioia del Colle, in provincia di Bari, dove vengono prodotte le nuove referenze a marchio Perla. Un investimento da 25 milioni di euro partito nel 2023 e giunto a compimento negli scorsi mesi. La riconversione è stata effettuata per avviare la produzione, oltre che del latte, anche delle specialità casearie pugliesi. Proprio da questa “operazione” è partita la chiacchierata con Tiziano Manco, direttore mercato Italia di Granarolo, che ha fatto il punto anche sull’export e sulle sfide del comparto.
Quale obiettivo vi ponete con l’investimento realizzato a Gioa del Colle?
A Gioia del Colle produciamo burrata, mozzarella e stracciatella e abbiamo un obiettivo a regime di produrre 10.000 tonnellate di prodotti finiti, lavorando circa 60.000 tonnellate di latte. Sul mercato italiano abbiamo lanciato le specialità casearie pugliesi con il marchio Perla, un brand storico del territorio.
All’estero invece lavoriamo con il marchio Granarolo o con i brand dedicati ai vari Paesi come Casa Azzurra in Francia; inoltre, collaboriamo con diversi retailer per la produzione di private label. Gli investimenti tecnologici puntano a garantire elevati standard qualitativi sia dal punto di vista organolettico sia da quello microbiologico durante tutta la shelf life utile a raggiungere i mercati internazionali. Sia in Italia sia all’estero questa offerta consentirà al Gruppo Granarolo di presidiare ulteriormente l’area premium del comparto dei formaggi.
Granarolo è presente in 80 paesi. Che incidenza ha l’export sul fatturato aziendale e a quali sono i paesi più importanti?
Nel 2024 l’export ha rappresentato il 40% del fatturato del Gruppo, che è presente in 80 paesi, con otto stabilimenti produttivi e società commerciali in Francia, Svezia, Regno Unito, Svizzera, Estonia, Grecia, Brasile, Cile, Stati Uniti e Cina, attestandosi come primo player nel comparto dei formaggi duri italiani in Francia e Svezia. I paesi europei rappresentano il principale mercato di sbocco: la crescita è guidata in particolare da burrata, mascarpone, mozzarella e formaggi duri Dop.
Altri paesi focus per noi sono gli Stati Uniti, dove abbiamo uno stabilimento produttivo, Brasile e Cina. Per raggiungere i paesi oltreoceano, insieme alla direzione ricerca e sviluppo abbiamo studiato soluzioni tecnologiche per garantire la durabilità e la qualità delle nostre referenze, sviluppando una gamma di prodotti ad alto valore aggiunto ad hoc per questi mercati: facili da usare, efficaci e sicuri con tutte le qualità nutrizionali preservate, e con shelf life studiate appositamente.
La vostra offerta comprende anche il brand plant based Unconventional. State ampliando la proposta?
La nostra linea 100% vegetale Unconventional è diventata in poco tempo leader in Italia del segmento alternative meat, con una quota di mercato del 55% a volume e del 57% a valore (fonte: Circana, ytd maggio 2025), grazie soprattutto al Burger plant based.
Dopo aver continuato a crescere nel comparto, arricchendosi di nuove referenze innovative e con una forte componente di gusto, tutte rigorosamente vegetali, come salsiccia, cotolette, ribs, nuggets e da quest’anno gli straccetti a gusto manzo, la linea è ora entrata ufficialmente da aprile anche nel segmento della gastronomia vegetale e ingredientistica, con il lancio del silken tofu, dei cubetti di tofu aromatizzati e dei miniburger con verdura e legumi.
Come state innovando, invece, l’offerta negli altri segmenti presidiati?
Una delle tendenze confermate negli ultimi anni è quella del salutistico: per rispondere a questo trend ci focalizzeremo anche per tutto il 2025 sulla linea Granarolo Benessere, il sub-brand che riunisce i prodotti funzionali del Gruppo dedicati a specifici bisogni per tutta la famiglia, che comprende la linea Granarolo Benessere Accadì Senza Lattosio (<0,01%), e Granarolo Benessere high protein, la gamma di prodotti studiata per coloro che ricercano un contenuto proteico superiore oltre a un basso contenuto di grassi e senza lattosio che ha riscosso ottimi risultati nel 2024, dimostrandosi pioniera nel comparto grazie ai lanci di mozzarella, stracchino e ricotta, permettendo al Gruppo di raggiungere la leadership nel mercato dei formaggi freschi high protein (fonte: Circana, totale Italia, iper +super+ lsp, a.t. giugno 2025).
Per quanto riguarda gli yogurt?
A maggio, a Tuttofood, abbiamo presentato le ultime novità di Yomo, tutte realizzate con latte 100% italiano della filiera Granarolo. Il brand ha debuttato nel comparto kefir con la linea Yomo Kefir, con fermenti probiotici che favoriscono l’equilibrio della flora intestinale e senza lattosio, disponibile sia nella versione da bere sia nella versione al cucchiaio. Abbiamo poi rilanciato lo yogurt magro, con una nuova ricettazione senza grassi e con la novità del doppio benefit, grazie al plus del senza lattosio. Lo yogurt intero bianco, invece, è ora senza zuccheri aggiunti, con una nuova ricetta migliorata ancora più cremosa e con un gusto più equilibrato.
Ci sono novità sul fronte della comunicazione?
A giugno siamo tornati in comunicazione con Yomo a sostegno della gamma core di yogurt intero e delle ultime novità di prodotto: Yomo Kefir e il rilancio, con nuova ricettazione, di Yomo Magro attraverso una campagna multi-soggetto che ha visto tre nuovi spot sui principali canali tv, radio e digital.
Quali sono, dal vostro punto di vista, le sfide del mondo dairy deve affrontare anche alla luce della riduzione di consumo di latte fresco registrata negli ultimi anni?
Il consumo del latte fresco in Italia diminuisce da un qualche anno anche per effetto del calo delle nascite, oltre che per alcuni cambiamenti nelle modalità con cui le persone fanno colazione. Nell’ambito del latte sono due le sfide principali: da un lato è fondamentale ricordare quanto questo ingrediente sia importante dal punto di vista nutrizionale per le persone nelle diverse fasce d’età; dall’altro, in particolare nel banco frigo, continuare a investire sul servizio allungando la shelf life dei prodotti.
Sui formaggi è necessario continuare a stimolare nuove occasioni di consumo delle varie categorie, mentre sullo yogurt ci sono ancora opportunità di miglioramento dei consumi pro-capite per avvicinarci a quelli degli altri paesi europei e anche puntare un po’ di più sullo sviluppo degli yogurt prodotti in Italia. Per quanto riguarda l’area benessere, sicuramente il senza lattosio continuerà a essere sempre più importante.