La ripresa mondiale ha rallentato

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Redazione
L’attività economica mondiale continua a espandersi a ritmo sostenuto anche se nell’ultimo trimestre ha registrato un rallentamento a seguito del terremoto in Giappone orientale e della moderazione degli Stati Uniti, sostiene ag-news.it/nl/l.jsp?Wd._H.DFN.It.Hb.S2y1">Nielsen nel suo ultimo rapporto sui tren planetari. Inoltre un altro elemento caratterizzante il contesto attuale è il perdurare delle differenze di natura ciclica nell’attività economica e nell’intensità della crescita delle diverse regioni. Guardando al futuro le prospettive per l’economia mondiale dovrebbero mantenersi favorevoli anche se i tragici eventi del Giappone e le tensioni in Medio Oriente e Nord Africa hanno acuito le incertezze, ma è poco probabile che possano avere effetti importanti sulla ripresa su scala internazionale.

In base alle recenti proiezioni del Fondo monetario internazionale, il prodotto mondiale, aumentato del 5,0% nella media del 2010, rallenterebbe attorno al 4,5% nell’anno in corso e nel prossimo. Nei Paesi avanzati la crescita del PIL si attesterebbe intorno al 2,5%, a fronte del 6,5% in quelli emergenti. In prospettiva, permangono elementi di rischio, nelle economie avanzate molti fattori frenano l’espansione della domanda interna per consumi. In particolare, in presenza di mercati del lavoro e immobiliari ancora deboli, i recenti rialzi dei prezzi internazionali delle materie prime e le manovre fiscali tese a contenere i disavanzi ampliatisi con la crisi deprimono il potere d’acquisto delle famiglie. Nei Paesi emergenti, invece, l’intensificarsi dell’azione restrittiva da parte delle autorità monetarie in risposta alle pressioni inflazionistiche potrebbe indurre bruschi rallentamenti del PIL.

L’inflazione al consumo dell’area dell’euro è aumentata, portandosi al 2,5% nel primo trimestre di quest’anno. In un contesto caratterizzato dal consolidamento della ripresa produttiva e dal forte rialzo dei prezzi delle materie prime, in aprile la Banca centrale europea ha deciso di aumentare di 25 punti base il tasso minimo sulle operazioni di rifinanziamento principali, dopo averlo mantenuto invariato per quasi due anni su livelli storicamente bassi.

Il PIL dell’area dell’euro ha continuato ad espandersi nel quarto trimestre dello scorso anno portando la crescita complessiva del 2010 all’1,8%. La crescita dell’ultimo trimestre però è stata diseguale: elevata in Germania (3,8%), più contenuta in Francia e in Italia (1,4% e 1,5%), pressoché nulla in Spagna. Nei primi mesi del 2011 la crescita potrebbe essersi rafforzata, come segnalato dalla dinamica della produzione industriale e dalle indagini qualitative presso le imprese. In prospettiva, le esportazioni dell’area dell’euro dovrebbero essere sostenute dalla ripresa in atto a livello mondiale. Al tempo stesso, dato il grado di fiducia relativamente elevato delle imprese nell’area, la domanda interna del settore privato dovrebbe fornire un contributo sempre più consistente alla crescita, beneficiando dell’orientamento accomodante della politica monetaria e delle misure adottate per migliorare il funzionamento del sistema finanziario. Ci si attende tuttavia che la ripresa dell’attività sia in certa misura frenata dal processo di aggiustamento dei bilanci in diversi comparti. I rischi per le prospettive economiche permangono sostanzialmente bilanciati, in un contesto di elevata incertezza.

Nell’ultimo trimestre 2010 l’impulso alla crescita dell’economia italiana si è esaurito, crescendo solo dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti, chiudendo il 2010 con una crescita del Pil dell'1,2% dopo due anni di contrazione. A livello di consumi sono arretrati quelli pubblici a causa dei tagli volti a contenere il disavanzo delle amministrazioni, invece i consumi privati hanno recuperato solo in parte quanto perso nel corso dei due anni precedenti (quando si erano contratti dello 0,8% nel 2008 e dell’1,8% nel 2009): è evidente quindi che i consumi delle famiglie restano su livelli decisamente inferiori a quelli pre-crisi, livelli che si raggiungeranno solo alla fine del 2012. Purtroppo non sembra che la situazione stia migliorando: al contrario, i segnali più recenti indicano che i consumi delle famiglie, sia per beni durevoli che non durevoli, sono ancora stagnanti (se non addirittura in fase di nuova, per quanto lieve, contrazione).
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