Oltre ottocento operatori di tutto il mondo si sono ritrovati al Convention Centre di Dublino, nei docks della capitale irlandese, oggi diventati immagine dell'Irlanda con il fantastico Beckett bridge, icona di questa nuova epoca, che conserva la Guinness nei suoi primati e la lingua celtica come radice, per conoscere il progetto nazionale che caratterizza la strategia del paese e delle sue imprese, rivolto ad applicare i principi di economia sostenibile a partire dall'agroalimentare.
L’Irlanda è il primo paese a mettere in atto un posizionamento strategico sostenibile convergente tra pubblico e privato, con la regia condivisa di un ente governativo.
L'Irlanda, inoltre, è il primo paese che, consapevole del problema fondamentale della sicurezza alimentare per l'Europa e per il mondo (intesa come la necessità di sfamare la popolazione in costante aumento), si è posto il problema di contribuire alla ricerca di una soluzione al massimo delle propria capacità senza ricorrere agli Ogm, ma applicando una politica rigenerativa e di lotta allo spreco delle proprie risorse, terrestri e marine, e nelle proprie filiere agricole, animali e ittiche.
Origin Green, questo è il nome che è stato dato al progetto, che è stato affidato all'organizzazione del Bord Bia, ente misto pubblico e privato, attivo all’interno nella promozione della politica sostenibile e, esternamente, nella diffusione multi paese e multicanale dell'offerta sia di materia prima che di prodotto trasformato.
Uno sforzo straordinario in un momento difficilissimo, in cui tutti, e in particolare gli europei (condizionati dal patto di stabilità), guardano al breve termine, al rientro delle condizioni finanziarie imposte dal Fmi, dalla Bce e dalla Commissione europea; i governanti irlandesi, invece, insieme alle parti sociali, agricoltori, industria, commercio, proprietà e lavoratori, sono stati capaci di orientare il loro impegno a lungo termine.
Lungo si fa per dire, perché dalla nascita dell'iniziativa alla riunione di giovedì 26 settembre sono passati solo poco più di due anni, in cui Bord Bia è riuscito a mettere in piedi un sistema di disciplinari, di tracciabilità, di reportistica e certificazione che interessa, in tutti i settori agroalimentari e della pesca, coprendo circa il 75% della capacità produttiva e distributiva, contando di arrivare al 100% con l'inizio del 2014.
La scelta strategica si rifà a valori fondamentali riconosciuti all'Irlanda (la “Verde Irlanda”), adottando i due principi dei processi sostenibili: l’imitazione della natura, nel paese più incontaminata che altrove, e il coinvolgimento di tutti i soggetti della filiera nel definire il metodo e nel metterlo in atto, adeguando la strategia della singola impresa, all'inizio o alla fine della filiera, indipendentemente dalla sua dimensione, ma a condizione di una partecipazione volontaria al disciplinare  di rispetto ambientale, sociale ed economico di riferimento.
Il giro d'affari in questione è di 9 miliardi di euro, con 50.000 lavoratori coinvolti, 8 anni di piano programmato per un 8% del Pil previsto, e un impatto sul 70% della produzione sul commercio estero.
Sono queste le sintesi espresse con chiarezza ed efficacia dal Primo Ministro che, con la sua presenza, ha rimarcato la priorità del posizionamento scelto per l'Irlanda come paese che punta sulla sostenibilità e che vuole diventarne leader mondiale, a partire dall'agroalimentare; si tratta di una leadership relativa alla dimensione della superficie e degli abitanti che configurano il paese, ma assoluta nel modo in cui questa Irlanda mette il cibo al centro del nostro futuro e la sostenibilità come vera bottom line, ovvero risultato finale, a cui dobbiamo tendere.
Tutto ciò deve fare da esempio per l'Italia, innanzitutto per il fatto che dall'Irlanda siamo già oggi forti importatori di carne e di pesce; inoltre, per l'evidenza di un territorio-stato capace di far convergere pubblico e privato, condividendo una stessa visione per il futuro partendo lunga storia, elemento  che si confà moltissimo alle nostre opportunità e caratteristiche; infine, perchè nella prospettiva dell'Expo 2015 l'Irlanda potrà essere un eccellente partner nel guidare i processi persuasivi verso scelte virtuose.
Una convergenza è possibile anche per la politica agroalimentare europea, a partire dalla riforma in corso della Pac, che il giovane e determinato ministro Simon Coveney ha brillantemente auspicato nel senso di un abbandono di aiuti a pioggia, favorendo invece solo le filiere virtuose dal punto ambientale e sociale; tutto ciò senza sacrificare le risorse dedicate alla tutela dei mari, affinché si rigeneri la produttività naturale e si persegua così la prevenzione della carestia, uno spettro apocalittico di fronte a tutti, ma che con consapevolezza e generosità può essere evitata mettendo in agenda questa priorità.
Il messaggio chiaro dall'Irlanda è che si mettano insieme paesi ricchi e poveri, che le imprese, a partire dalle più grandi, si assumano l'onere di agire e che dal territorio locale si arrivi all'Unione Europea o alle Nazioni Unite.
Gli irlandesi dicono al mondo che si può fare, lo dicono con Origin Green e con l'autorevolezza di chi, nella propria storia e tra la propria gente, ha visto i disastri della carestia con milioni di emigrati e altrettanti deceduti per malnutrizione.