Dopo gli studi, le analisi del più grande e più difficile mercato del mondo, la definizione di un piano strategico finalizzato a conquistare il consenso di consumatori poco abituati all’uso del formaggio come alimento o ingrediente (30 grammi di consumo pro-capite annuo contro i 23 chilogrammi degli italiani), Parmigiano-Reggiano lancia la sua “offensiva” sul mercato cinese.

In partnership con la catena Auchan Italia, il Consorzio è infatti partito da Shangai e Pechino per mettere in atto una serie di azioni promozionali finalizzate ad avvicinare i consumatori asiatici alla prestigiosa Dop Italiana: l’obiettivo dichiarato è quello di portare il flusso delle esportazioni a moltiplicarsi per mille entro il 2020, raggiungendo in tal modo le 3.000 tonnellate.

“In Cina – sottolinea il presidente dell’Ente di tutela, Giuseppe Alai – in questi giorni abbiamo partecipato da protagonisti  al Food & Hospitality China, la grande manifestazione dedicata al mondo della gastronomia e dell’industria alimentare, ma non ci siamo fermati a questa forma promozionale, esprimendo un ruolo più attivo e diretto nei punti vendita di Auchan, grazie ad una collaborazione con Auchan Italia che ha portato ad inserire il Parmigiano-Reggiano, unico tra i formaggi a pasta dura, nel novero dei prodotti che la catena propone ai consumatori cinesi  con "L'Italian Food Festival".

In effetti, il mercato cinese presenta enormi potenzialità, ma anche una grande complessità, tra le quali spicca una cultura alimentare distante dall’abituale consumo di formaggi e che solo ora si sta modificando con l’aumento dei ristoranti occidentali nelle città cinesi, l’ingresso di nuovi prodotti nei punti vendita, l’apertura dei giovani a prodotti e stili di vita internazionali e una maggiore sensibilità verso prodotti di grande storia e tradizione, originali e garantiti. Da qui anche una crescita dei consumi di formaggi (raddoppiati in pochi anni, pur partendo da esigui livelli) che, dagli attuali 30 grammi pro-capite, dovrebbe salire a 230 alla fine del 2019.

“Siamo partiti molto bene – prosegue Alai – e le azioni promozionali che si sono avviate a Pechino e Shangai hanno indicato con chiarezza anche le preferenze dei consumatori rispetto alle diverse stagionature del nostro prodotto (proposto in gamme diverse dai 15 ai 28 mesi); proprio per le caratteristiche singolarissime del mercato cinese, in cui sussistono anche pregiudizi, nella popolazione adulta, rispetto al consumo di formaggi,  la nostra azione si sviluppa comunque nel medio e lungo periodo, con obiettivi di export che parlano di 370 tonnellate nel 2015 (quasi 10.000 forme), ma anche di un successivo consistente e costante incremento che dovrebbe portarci a oltre 1.000 tonnellate nel 2017, a più di 3.000 nel 2020 e a quintuplicare questo valore nei 5 anni successivi.”