di Luca Salomone

Dopo che Grandi stazioni retail (da tempo in mano a investitori privati) e Centostazioni retail (dal 2019 di Altarea Cogedim) hanno fatto scuola, dimostrando che i siti ferroviari possono diventare luoghi piacevoli, continua la riorganizzazione dei nostri scali.

Chi collabora al progetto

Questa volta l’iniziata, che si chiama ‘Stazioni del territorio’, è guidata, in prima persona, da Ferrovie dello Stato, in accordo con Amazon, Associazione nazionale Carabinieri, Croce Rossa italiana, Federfarma, Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) e Sport e salute, società interamente controllata dal Mef.

Sotto la lente la valorizzazione e trasformazione, in centri polifunzionali, di 20 stazioni di Comuni con meno di 15 mila abitanti.

Il progetto è già partito nelle quattro regioni del Centro Italia coinvolte nei sismi del 2009 e del 2016. Cinque le realizzazione pilota: Popoli-Vittorito (Pescara), Urbisaglia-Sforzacosta e Matelica (Macerata) che sono in fase di completamento, mentre ad Antrodoco Centro (Rieti) e Baiano di Spoleto (Perugia) gli interventi sono partiti, per concludersi nel 2025.

Quali servizi?

L’accento è sulla rigenerazione e sulla declinazione di questi siti FS come luoghi da vivere. Saranno utilizzati fabbricati e aree esterne in disuso, così da metterli a disposizione della cittadinanza grazie all’inserimento di servizi polivalenti e di pubblica utilità.

Per ogni stazione sono state ascoltate le esigenze espresse dal territorio e sono stati inseriti, a seconda dei casi, ambulatori medici, farmacie, postazioni di lavoro con prese elettriche e Amazon Locker.

Le altre 15 stazioni coinvolte sono: Sesto Calende (Varese), Arona (Novara), Gemona del Friuli (Udine), Camogli (Genova), Diano Marina (Imperia), Passignano sul Trasimeno (Perugia), Piazza al Serchio (Lucca), Loreto (Ancona), S. Gavino Monreale (Sud Sardegna), Golfo Aranci (Sassari), Tropea (Vibo Valentia), Maratea (Potenza), Cesano di Roma, Sant'Agata di Militello (Messina), San Marcellino–Frigano (Caserta).

Wi-fi gratuito

I criteri per la selezione, oltre a quello del numero di abitanti, riguardano la copertura della rete internet, la disponibilità di spazi adeguati alle nuove opere, la presenza di un servizio viaggiatori, l’urbanizzazione del contesto.

L’iniziativa prevede, inoltre, la collaborazione di Infratel Italia, altra impresa pubblica (del Mise) che, in coordinamento con i Comuni, si è messa a disposizione per portare la connessione wi-fi gratuita nei luoghi interessati.

Luiss School of Government (Università Luiss di Roma) ha condotto, con Fs, uno studio ("Piccole Stazioni: un tempo nuovo per i borghi”) che rivela come il 78% degli intervistati consideri un privilegio risiedere in una piccola città, dove la qualità della vita è decisamente migliore. Di particolare interesse il dato sui giovani fra i 18 e i 34 anni: il 39% di loro ha già valutato la possibilità di trasferirsi in un borgo, una decisione che, tuttavia, si scontra con maggiori problemi di accesso ai servizi, connettività e opportunità di lavoro.