Il negozio food tutto in un libro, libro che si presenta come un vero e proprio manuale di business di un settore, quello appunto del dettaglio alimentare, caratterizzato da un sistema competitivo e complesso e articolato in una molteplicità di dimensioni e formule distributive.

Il volume “Il Negozio Alimentare”, di Confcommercio e Fida, parte dalla considerazione che gli ultimi anni hanno visto il comparto alimentare in sofferenza per un consistente calo dei consumi in questo settore che, nel 2012, hanno fatto registrare un -3% e oltre il -4% già nei primi sette mesi del 2013.

Per quanto riguarda, in particolare, il comparto della Do e della Gdo il 2013 è iniziato con un dato negativo sia della spesa complessiva sia dei volumi, evidenziando il consolidarsi di un trend iniziato a settembre 2012. Il calo della domanda è concentrato principalmente nel Centro-Sud, ma inizia a interessare in modo evidente anche il Nord.

In questo contesto si evidenzia un aumento della spinta promozionale su tutti i canali di vendita e la continua crescita del peso sia della marca commerciale, che ad agosto ha rappresentato il 18% circa della domanda, sia della linea premium. Sul versante dei prezzi si rileva una tendenza alla diminuzione dei primi prezzi e un aumento, in linea con quanto rilevato a monte, dei prezzi dei freschi.

Oggi, in Italia, caso unico in Europa, la rete di esercizi al dettaglio in sede fissa, sia specializzati che non specializzati a prevalenza alimentare, è costituita da circa 190.000 punti vendita (il 25% del totale degli esercizi al dettaglio) la cui diffusione risulta molto capillare nelle regioni del Sud e nelle Isole rispetto al resto del Paese.

Negli ultimi anni, l’area alimentare ha comunque vissuto processi di ristrutturazione della rete distributiva la cui intensità è evidenziata dall’andamento avvenuto nel lungo periodo degli esercizi specializzati, il cui stock, rispetto al 2002, si è ridotto di oltre 21.000 unità, mentre i punti vendita non specializzati (questo aggregato raccoglie diverse tipologie di media e grande distribuzione) sono cresciuti di oltre 17.000 unità.

Confrontando la diffusione nel nostro Paese delle due principali tipologie di media e grande distribuzione a prevalenza alimentare, come i minimercati o superette e i supermercati, si evidenzia un incremento di entrambe le tipologie con i supermercati che oggi contano 9.939 unità (+806 rispetto al 2008) con oltre 9 milioni di mq di superficie di vendita (+1,3 milioni di mq rispetto al 2008), e i minimercati che sono 5.582 (+280 rispetto al 2008) con oltre 1,6 milioni di mq, con un incremento di circa 70.000 mq rispetto al 2008.

La formula distributiva che oggi continua a detenere un ruolo preminente nel mercato si conferma, secondo Confcommercio e Fida quella del negozio di quartiere che negli anni più recenti ha cambiato faccia e si è evoluto in due tipologie ben distinte, quella dell’alta specializzazione di prodotto e quella del supermercato di media dimensione, orientato alla specializzazione di servizio.

Il consumatore è sempre più attento e spesso portato a rinunciare alla fedeltà all’insegna, lasciandosi tentare dalle promozioni, dalla marca privata che consente il mantenimento di buoni standard qualitativi a prezzi mediamente più bassi del 10-15%. La ricerca di un miglior rapporto qualità/prezzo, l’offerta di prodotti freschi e di un assortimento più profondo che ampio, unita a servizi innovativi alla clientela, possono valorizzare l’importante funzione di vicinato del negozio di quartiere. Il negozio ad alta specializzazione, invece, fonda il suo successo nella ricerca dell’alta qualità, delle nicchie di produzione e nella formazione del personale che diventa “counsellor” di una clientela che proviene da un bacino sempre più ampio.

In questo contesto, Fida è molto sensibile agli input provenienti dal territorio, ed è proprio dalle segnalazioni degli associati che è maturata la necessità di sviluppare una guida per i dettaglianti alimentari, che da una parte fornisse dati economici oggettivi per orientarsi nel settore e dall’altra desse spunti per innovare un business ormai maturo, come quello alimentare appunto.

Insomma, uno strumento per aiutare gli imprenditori del settore, soprattutto per quelli più piccoli, a orientare scelte e decisioni sul punto vendita in un mercato sempre più complesso e competitivo in cui diventa oggettivamente difficile per i negozi individuare le strategie vincenti.

E dal punto di vista strategico il libro sostiene che le dinamiche del mercato stanno accentuando la polarizzazione fra grandi gruppi e catene di negozi e piccoli operatori. La sfida fra Davide e Golia in Italia si può giocare con successo solo due piani: differenziazione individuale o aggregazione con gruppi di varia natura. Se il piccolo negoziante vuole affrontare il mercato da solo e a viso aperto deve assolutamente scartare l’ipotesi di combattere facendo leva principalmente sui prezzi. E’ una battaglia persa in partenza, perché avrebbe bisogno di volumi che per le sue dimensioni non potrà mai raggiungere. La strada è invece quella della differenziazione e se possibile dell’unicità nel proprio bacino di riferimento: con l’assortimento, o con i servizi, o con le specializzazioni.

C’è anche un’altra possibilità per i piccoli: allearsi con i grandi. L’Italia è uno dei mercati dove prosperano di più le forme di associazionismo, cooperazione e affiliazione, anche nel commercio alimentare, con risultati in genere positivi, facilitati dall’approccio “glocal”. Globale, cioè la forza di un gruppo e un’insegna comuni, con vantaggi negli acquisti, nell’immagine, nelle strategie di comunicazione e marketing. E locale, cioè la vicinanza radicata ai territori locali e alle loro specificità, con imprenditori capaci di creare relazioni fidelizzanti con i clienti.