Sono in tutto 1.062 i centri commerciali al dettaglio censiti in Italia dalle statistiche di Infocommercio , un dato al quale bisogna aggiungere altri 22 centri all’ingrosso.  Per regione le maggiori concentrazioni riguardano il Centro Nord e specialmente la Lombardia (216), l’Emilia Romagna (126) e il Piemonte (114). Spostandoci verso Sud, o viceversa molto a Nord, la rete si dimostra più rarefatta.
Tuttavia, ultimamente, molte grandi aperture hanno riguardato proprio il Meridione, dove gli enti locali hanno assunto un atteggiamento molto flessibile verso gli investitori, per creare occupazione e favorire il recupero di aree spesso degradate.

La stessa fonte conferma questa direzione evolutiva verso Sud. Se i progetti in corso sono attualmente 106, pari al 10% del totale esistente, le cifre più elevate riguardano, nell’ordine, la Campania (14), il Lazio (13) a pari merito con la sempre gettonatissima Lombardia (13), ma anche con la Sicilia (13 progetti). Dunque l’Isola sopravanza addirittura il ricco Veneto, attestato sulle 11 realizzazioni in corso.

Si è detto e si è scritto che lo shopping center come formula ha dato ormai il meglio di sé anni fa, e che oggi è in crisi per vari fattori. Tra gli elementi frenanti indubbiamente c’è stato il mostruoso rincaro delle benzine, che ha dissuaso molti consumatori dall’affrontare tratte in auto relativamente importanti per recarsi presso punti di vendita in generale situati in zone molto periferiche delle grandi città. Altro elemento davvero impattante è stata, almeno in Italia, la Imu, che ha colpito duramente le grandi immobiliari commerciali. Tuttavia, sull’altro piatto della bilancia, ci sono le aperture domenicali e l’evoluzione dell’offerta che rende gli shopping center sempre più ricchi di servizi destinati anche e soprattutto a intrattenimento e divertimento: food court sempre più agguerrite e assortite in termini di proposte alimentari, cinema multisala, ludoteche, parchi, stazioni di servizio e riparazione per le auto, farmacia o parafarmacia, banca ecc.

Insomma i gestori stanno combattendo piuttosto bene la propria battaglia e questo avviene anche sul piano europeo e mondiale, dove i progetti in corso sono in tutto 1.142. Regina incontrastata, sempre secondo Infocommercio, resta la Francia (285), ma affermano tutto il loro peso nazioni le cui economie sono in fase di consolidamento: Polonia (79), Russia (65), Romania (50) Turchia (49), Ucraina (46), che per poco non sorpassano nazioni occidentali come la Germania (62), la Spagna (54) e i Paesi Bassi (49).

A Est gli investimenti immobiliari da sostenere sono meno pesanti e la classe media si sta ancora consolidando, con un entusiasmo verso i consumi che l’Ovest del Continente ha perso da tempo a causa della recessione. Qui le auto sono meno penalizzate e spesso la domanda di veicoli per uso familiare è in una fase di primo equipaggiamento, il traffico e più scorrevole. Diversamente nella nostra Italia dove le vendite di vetture languono e registrano un pericolosissimo -12,34% nei primi 4 mesi dell’anno.

Ma oltre allo spostamento dell’offerta verso nazioni in fase di sviluppo, ci sono altre direzioni evolutive, indicate durante l’ultimo congresso europeo di Icsc (Intenational council of shopping centers), tenutosi a Stoccolma nei giorni 17 e 18 aprile.

Andrea Carpenter, giornalista e consulente con 15 anni di esperienza nel mondo dell’industria e della “property”, ha sottolineato che “i modelli di business stanno cambiando. Questo è ormai un settore dove molte aziende tendono a strutturare un portafoglio più ampio di proposte per beneficiare delle economie di scala.  I centri commerciali, per offrire una maggiore redditività, devono muoversi anche e soprattutto verso i concetti di multispecializzazione e di prossimità, ossia offrire uno shopping comodo e profondo. La debolezza dell'euro potrebbe spostare ancora di più i capitali fuori della zona del Vecchio continente. E infatti se gli investitori stanno trovando nuovi elementi di sfida nell’Occidente, osservo che le maggiori opportunità provengono dai mercati emergenti, dove sono in aumento i bacini di utenza e dove stanno avvenendo modifiche strutturali al reddito e ai modelli di spesa".

Insiste invece sull’imprescindibile integrazione fra old e new economy, Jonathan Reynolds, direttore dell’Oxford Institute of Retail Management: “Sappiamo che l'e-commerce è ormai parte integrante della vendita al dettaglio, anche se il fenomeno sta procedendo a velocità diverse nelle differenti zone dell’Europa. In Germania e Gran Bretagna il commercio elettronico è potente e le carte di credito largamente diffuse, ma anche una vasta zona dell’Europa centrale e orientale, penso soprattutto a Slovacchia e Repubblica Ceca, ha scavalcato le prime fasi dell’e-commerce e abbracciato le tecnologie mobili. I mercati nordici, in particolare Svezia e Norvegia, sono anch’essi notoriamente molto propensi agli acquisti on line. In Spagna i giovani sono la fascia più avanzata ed essi sfruttando il social networking per fare confronti di prezzo e acquisti intelligenti. Se gli shopping center conservano un certo vantaggio nell’essere un elemento importante e aggregante all'interno di una comunità locale, essi sono anche meno agili e flessibili dei retailer specializzati. Per misurarsi con la sfida delle nuove tecnologie i centri commerciali devono dunque sviluppare ancora di più la propria cultura digitale, entrare a pieno titolo in una società sempre più interconnessa”.

Insomma gli sforzi richiesti sono notevoli e non a caso due Award dell’anno sono stati assegnati a realizzazioni particolarmente innovative sotto tutti i profili, e da assumere come modelli strategici per capirne la filosofia animatrice.

Il primo è il centro commerciale realizzato all’interno della Gare Saint Lazare, lo scalo ferroviario più antico di Parigi con un nucleo originario che risale al 1837. Essa si trova nell'VIII arrondissement, in prossimità dei grandi magazzini Printemps. Dedicata principalmente al traffico verso la periferia Saint Lazare, è, per numero di viaggiatori la seconda stazione della Ville Lumière. L’edificio è carico di storia, di arte e di fascino.
Qui Klépierre – che ha vinto l’Icsc Award per i centri di meno di 20.000 mq – ha realizzato un intervento di conservazione e miglioramento dell’antica struttura ed è stata capace, rispettando l’arte e la tradizione, di inserire 80 punti di vendita, 3 medie superfici, numerosi servizi di ristorazione, 250 posti auto, il tutto per una superficie gla di 10.000 mq. Il centro sfrutta l’enorme potenziale di mezzo milione di persone in transito ogni giorno, ma anche la vicinanza con quartieri centrali, altamente popolati, ricchi di uffici e percorsi da un significativo flusso di turisti.

Fra le altre insegne sono presenti 2 supermercati, Carrefour e Monoprix, mentre nella ristorazione campeggiano Segafredo Zanetti e Starbuck’s. Per la moda citiamo i nomi di Camaieu, Lacoste, Célio, Guess, per le calzature Kikers e Foot Locker. Insomma il meglio dei marchi internazionali, offerto a un’utenza altrettanto internazionale nel cuore della città più cosmopolita d’Europa.

La migliore struttura nella categoria “New Developments: Medium”, si è dimostrata Le Terrazze, realizzata da Sonae Sierra e Ing Real Estate nella zona urbana di La Spezia, a pochi minuti dal centro storico, con un’area di attrazione di 210.000 abitanti, 38.455 mq di gla, 102 negozi fra i quali un Ipercoop di 11.700 mq, 10 negozi di grandi dimensioni e 16 tra ristoranti e bar, un Fitness Club Tonic con piscina coperta e un parcheggio interno gratuito da 2.000 posti auto.  L’intero concept de Le Terrazze è stato sviluppato in armonia con l’ambiente circostante ed è strettamente legato alla configurazione geografica del luogo.

Inaugurato nel marzo 2012, nel suo primo anno di attività, il centro ha accolto oltre 6 milioni di visite. Inoltre, il progetto ha mantenuto un approccio sostenibile fin dalle primissime fasi della sua costruzione attraverso l’adozione delle migliori pratiche in termini sia di salvaguardia dell’ambiente che di salute e sicurezza sul luogo di lavoro. “Le Terrazze è molto più che un centro commerciale: è un “luogo sociale” dove i visitatori possono scegliere di vivere diverse esperienze, sempre nel profondo rispetto e attenzione alla storia del luogo, all’ambiente e alla sicurezza, nonché alla comunità locale nella quale il centro è andato a insediarsi”, ha affermato Fernando Guedes de Oliveira, ceo di Sonae Sierra.

Il modello è fin troppo chiaro: offerta completa, di fascia alta, ma capace di adattarsi al portafoglio di chiunque, bacino di utenza dal potenziale enorme, presidio del territorio urbano e non più dell’hinterland e delle estreme periferie, però nel rispetto dell’eventuale patrimonio storico-artistico. Insomma il centro commerciale moderno è una struttura evoluta per un consumatore evoluto, che esige che sia il commercio a spostarsi verso di lui e non più viceversa.