di Luca Salomone

Subito dopo la pausa estiva, le grandi fiere ricominciano da Sana Bologna che ospita, da giovedì 7 a sabato 9 settembre, aziende e professionisti del comparto organic & natural food, mentre le aree care & beauty e green lifestyle resteranno aperte anche domenica 10 settembre.

Trentacinque anni secondo natura

Le cifre chiave della rassegna sono notevoli: 600 espositori, mille novità di prodotto, 50 conferenze, 6 padiglioni.

Si tratta dell’edizione numero 35, una tappa significativa: da quest’anno, inoltre, la kermesse è rivolta solo al B2B, dunque a produttori, distributori, buyer, istituzioni e organismi di controllo.

Commenta il presidente di Bologna Fiere, nonché di Gruppo Granarolo, Gianpiero Calzolari: «Trentacinque anni fa, quando abbiamo avuto la felice intuizione di promuovere una fiera internazionale del biologico e del naturale, abbiamo fatto la scelta giusta. I temi della sostenibilità ambientale e di una sana alimentazione sono oggi cruciali. Sana, con eventi come Rivoluzione Bio e gli Stati Generali del biologico, insieme ai dati dell’Osservatorio, che presentiamo ogni anno, è il luogo in cui l’intero settore fa il punto della situazione e discute, anticipando le tendenze di mercato. La svolta B2B dell’evento è una scelta coraggiosa e importante per sostenere il business e l’export delle imprese espositrici. Anche per questo abbiamo voluto dare un supporto alle aziende agricole della Romagna, colpite dall’alluvione, offrendo loro gratuitamente lo spazio espositivo, per aiutarle a ripartire».

Fortissimamente Horeca

Osserva Roberto Zanoni, past president di Assobio: «Oggi registriamo una buona ripresa della distribuzione biologica e ci ha incoraggiati molto il risultato dei consumi nel canale Horeca. Da un’indagine, condotta da Fipe e Ismea su proposta di Assobio, che per la prima volta in Italia ha analizzato questo settore, è infatti emerso che oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti hanno proposto, o impiegato, nelle loro preparazioni culinarie, cibi, bevande e materie prime biologiche. Il mondo del fuori casa ha compreso quanto l'utilizzo di ingredienti bio possa portare risultati e risposte positive al pubblico di riferimento, offrendo così una scelta più ampia e più salutare. Ma dobbiamo ancora lavorare molto, per fare crescere i consumi domestici, nonché la consapevolezza e la trasparenza della filiera».

Bene per il mondo dell’igiene e bellezza: «Anche la cosmesi ha visto una progressiva crescita dell’attenzione del consumatore verso i temi della naturalità e della sostenibilità. Oggi i prodotti caratterizzati da questo orientamento sono una componente fondamentale dell’offerta dell’industria di settore e rappresentano il 25% dei consumi cosmetici nel nostro Paese con un valore di circa 2,9 miliardi di euro», sottolinea Laura Pedrini, presidente del Gruppo cosmetici erboristeria di Cosmetica Italia.

Successi oltre confine

A tirare la volata, come emerge dalle anticipazioni, è specialmente l’export: nel 2022, secondo Nomisma, le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 16% (anno terminante a giugno). Il riconoscimento del bio Made in Italy sui mercati internazionali è testimoniato anche della crescita di lungo periodo (+181% rispetto al 2012, un valore quasi triplicato).

La gran parte delle esportazioni (81% del totale) riguarda il food, per un valore di 2,7 miliardi di euro (+16% sul 2021).

Rilevante anche il posto del vino che pesa per il restante 19% dell’export bio, ossia una quota ben maggiore di quanto avviene con l’export agroalimentare in generale (in questo caso l’incidenza del vino è del 13%).

In termini assoluti parliamo di 626 milioni di euro di enologia bio made in Italy venduta sui mercati internazionali, con +18% rispetto al 2021 e una quota, sul totale dell’export vitivinicolo italiano, dell’8% (il food “si ferma” al 6 per cento).

Per quanto riguarda i mercati presidiati, dall’indagine condotta tra luglio e agosto 2022 da Nomisma per Ice Agenzia e Federbio, su un campione di 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane, è emerso come le principali destinazioni in Europa per il food italiano bio siano la Germania (indicata nel complesso dal 63% delle aziende) e, a seguire, la Francia (46%) e il Benelux (34%).

Per il vino a guidare è ancora il mercato tedesco (67%), seguito, a brevissima distanza, dai Paesi Scandinavi (61%) - dove, da sempre, l’apprezzamento del vino bio è molto alto - e dal Benelux (59%).

Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito sia per il food, sia che per il wine (in quest’ultimo caso risultano strategici anche Canada e Giappone).

E in futuro? Secondo le imprese, i Paesi più promettenti per le esportazioni di prodotti bio nel prossimo triennio saranno Germania (56%), Nordics (32%) e Stati Uniti (25%) per il cibo, e Nordics (58%), Stati Uniti e Canada (entrambi segnalati da un terzo delle aziende) nel caso del vino.