Mentre l’inflazione rallenta, anche se di poco, il carrello della spesa degli italiani continua a pesare come un macigno e negli ultimi dati Istat guadagna altri 4 punti, e i consumi rallentano di conserva. Intanto qualcuno giura che la rimonta ci sarà. Ultimo Mario Draghi, Governatore della Bce: «La crescita economica continua ad essere debole ma nel corso del 2013 è attesa una graduale ripresa». Ipse dixit, ma viene il sospetto che il re dei banchieri parli non tanto dell’Italia, ma piuttosto delle altre nazioni della vasta e traballante Unione.

Noi di Distribuzione Moderna non vogliamo sempre fare i pessimisti, ma semplicemente sappiamo guardarci intorno e quello che si vede è facile da riassumere: ici sono troppi furbi che di tasse ne pagano poche o non ne pagano affatto; i politici non si sognano nemmeno di rinunciare ai propri privilegi feudali; la piccola borghesia – mettiamoci anche il proletariato, visto che oggi tutti siamo piccoli borghesi e i proletari non esistono più – non sa come fare a tirare la fine del mese, con una fiscalità vicina al 60%, un figlio a casa, in più di tre casi su dieci, un padre o una madre a casa, in almeno un caso su dieci. E dunque si tira la cinghia, si risparmia al massimo, si rimandano gli acquisti di generi non indispensabili (infatti i beni durevoli e il vestiario ripiegano) e sugli alimentari si sfronda e si sceglie con cura, mixando sia la marche, sia i punti di vendita.

E così non stupisce che i marchi privati abbiano avuto aumenti, durante l’anno, che per i maggiori distributori sono stati anche nell’ordine dei 5 punti. La Penisola è ancora lontana dai livelli inglesi o nord europei – dove le private label viaggiano anche sul 40% - ma comunque i tempi del 7-8% di incidenza, non così lontani, sembrano invece a una distanza stellare, mentre molte famiglie di prodotto si accostano al 25%. La marca del distributore è garantita dall’insegna, è meno cara, la sua qualità è in costante miglioramento e ormai molte persone sono a conoscenza di un fatto che prima era noto soltanto agli addetti ai lavori: a sfornarle sono le grandi industrie e spesso quelle medesime aziende che offrono prodotti di marca, perché la capacità produttiva deve essere saturata e perché la gdo è un ottimo cliente, da milioni di pezzi.

Dunque c’è molta attesa per mercoledì e giovedì, quando la Fiera di Bologna aprirà le porte alla nona edizione di Marca, la rassegna specializzata appunto nelle private label. Il focus sarà puntato sull’agroalimentare, un segmento strategico che è un grande driver di sviluppo per la nazione, sostenendo anche il nostro export, ben più della moda.

Il trend di successo della manifestazione, che nell’ultima edizione è stata visitata da oltre 5.500 operatori (+2,14% rispetto all’edizione 2011 con un significativo +3,18% per gli operatori esteri), testimonia il dinamismo di questo particolare comparto. Il Rapporto 2012 evidenziava un tasso evolutivo delle pl del 18% nel quadriennio. Quale altro settore può esibire le medesime cifre?

La nuova edizione del Rapporto, elaborato all’Università di Parma in collaborazione con Symphony Iri è tanto attesa quanto scontata. Ancora crescita, questo il messaggio fondamentale.

DM è in grado di anticiparne alcuni contenuti.

Intanto la quota di mercato della pl nel largo consumo confezionato (Lcc) cresce e si porta, secondo i dati Simphony dal 14% del 2008 al 17% dell’agosto 2012, dunque con un guadagno secco di 3 punti sull’insieme dei cinque anni, nessun calo, e una variazione sul 2011 dello 0,5%. Sembra poco, ma l’aggregato dell’Lcc è composto soprattutto da prodotti maturi, con un tasso di penetrazione massimo. Chi non compra la pasta, il riso, l’olio, il vino, i biscotti, le saponette e via discorrendo? Va insomma ribadito quello che dicevamo in apertura: in alcune grandi insegne e in segmenti dinamici, pensiamo al freddo e all’ortofrutta, l’indicatore schizza tranquillamente al 25% e oltre.

Secondo elemento di riflessione: le pl hanno ancora notevoli margini evolutivi sul piano geografico. Fatto 100 il totale delle vendite, la distribuzione per area geografica è profondamente irregolare e sembra seguire soltanto in modo molto approssimativo la mappa distributiva italiana. In testa il Nord-Ovest (35,7%) seguito dal Nord-Est (25%) che però è stranamente vicino alla sola Sardegna, Regione dove l’indicatore tocca un sorprendente 24,3%, molto di più di tutto il Sud messo insieme, fermo al 17,7%, soprattutto a causa della rarefazione dei punti di vendita moderni.

Quanto alle vendite per reparto si segnala che l’ortofrutta, dove le pl superano già il 30%, gli acquisti di marche del distributore sono in flessione. Ma è l’unico caso. Gli altri panieri - dal freddo (25,8% di incidenza), al petcare (22,4%), al fresco (21,8%), ai generi per la casa (21,1%) – sono tutti in crescita. Si osserva infine che il peso delle marche private rimane pur sempre relativamente basso nel cura persona (10,3%) e nelle bevande (8,2%). Ma anche dove la share è ridotta la quota totale è quasi sempre molto superiore a quella del leader e del co leader messi assieme.