L’ultima clamorosa operazione nel canale discount è avvenuta questa settimana, con il passaggio di 300 pdv a insegna LD, insegna su cui il gruppo Lombardini, ormai cancellato dalla geografia distributiva, aveva incentrato il proprio ridimensionamento e riposizionamento, e che è stato invece ceduto a sorpresa a Lillo (marchio MD). Lillo è ora al terzo posto in questo segmento, dopo Eurospin (900 pdv e praticamente un apertura al giorno) e Lidl Italia (oltre 550 strutture).  Il valore della transazione non è stato reso noto, ma comunque il giro d’affari di LD ammonta a 800 milioni di euro.

E’ la seconda operazione di rilievo durante l’anno che interessa questa tipologia, se ricordiamo la vendita di Dico, 342 esercizi targati Coop e passati a Tuo (Despar), in cambio di 54 supermercati con insegna Ingrande, Eurospar e Despar, operazione che consentirà alle Coop di accrescere la propria presenza nel Lazio. La notizia già nota da tempo, ha avuto solo di recente il via libera da parte dell’Agcm, che ha deciso di non procedere.

Ma cosa porta alcuni grandi operatori a mantenere le distanze dal discount che sembra essere, in un’Italia di consumi calanti, la punta di diamante della crescita o, almeno, della tenuta?

Non è facile dare risposte univoche, se non che fare discount non è per nulla semplice. Per quanto impoveriti, i nostri connazionali non ne vogliono sapere di rinunciare più di tanto alla marca, a elevati standard di gusto e agli alimentari freschi. Da noi la formula dell’hard discount puro non è mai attecchita, il che spiega, anche in tempi non sospetti, la latitanza del colosso Aldi dal nostro mercato.

Il competitor diretto di Aldi, Lidl, dal canto suo sta applicando scelte che lo rendono molto più simile a una catena di supermercati. Lampante è il nuovo programma lanciato in giugno. Qualità, italianità e freschezza sono gli elementi cardine della nuova pianificazione di business, culminata con il lancio di una campagna pubblicitaria denominata "Anch'io" e contraddistinta dal claim "Non cambiare stile di vita, cambia supermercato".

L'insegna tedesca ha negli ultimi anni rimodulato il proprio assortimento, mettendo l'accento sui reparti freschi (carni, ortofrutta, prodotti panificati) e sull'italianità. Oggi, in particolare, delle 1600 referenze offerte (85% delle quali a marchio) oltre il 70% proviene da fornitori italiani, con molti beni che possono fregiarsi dei marchi Dop, Igp, Doc e Docg.

Negli ultimi tre anni Lidl ha investito la bellezza di 300 milioni di euro in rinnovamenti e ristrutturazioni della rete. E tutto questo per accontentarsi di margini ancora più bassi di quelli dei competitor. Insomma un esercizio difficile e per pochi. E del resto quando un ramo discount vive all’interno di un’azienda multispecializzata, non rischia di cannibalizzare gli altri format, a partire dal supermercato? Probabile.

In ogni caso i successi ci sono, anche se sono sudati. Ismea, sulla base dei recentissimi dati Istat, ci spiega che le famiglie italiane tagliano ancora sulla spesa alimentare - la contrazione degli acquisti food è stata dell’1,2% in quantità e del 3,4% a valore, nel primo quadrimestre -, la significativa riduzione della spesa riflette la maggiore incidenza degli acquisti in promozione e il crescente orientamento dei consumatori verso prodotti di fascia più economica e/o format distributivi, come i discount appunto, che meglio si adattano ai più stringenti vincoli di bilancio imposti dalla recessione.

A fare i conti con la crisi sono soprattutto gli alimenti freschi, maggiormente deperibili e meno favoriti sui prezzi. Cedono in particolare gli acquisti di frutta (-4% le quantità -5% la spesa), carne bovina (-5% nei volumi e -4% nei corrispettivi monetari), latte (-4%, -7%) e pesce fresco (-5%, -16,5%). Prodotti che nei primi 4 mesi di quest’anno sono usciti dal carrello per il 5% degli acquirenti. Ma quando questi stessi freschi si trovano al discount di fiducia è probabile che le cose cambino. Ed è questa la grande scommessa dei signori dello sconto.