Telefoni e tecnologia corrono, mentre automobili, vestiti e pasti in casa e fuori casa, rallentano pesantemente. Nel decennio 1992-2012 il taglio su abbigliamento, mezzi di trasporto, alimentazione domestica, benessere personale è stato del 2 per cento. Fra 2007 e 2012 il trend ha avuto un’accelerazione prepotente e la telefonia è aumentata del 77% mentre computer e televisori hanno fatto segnare il +21%, un dato in larga parte dovuto ai tablet. Così Confcommercio, nell'indagine sul 'paniere di spesa' delle famiglie italiane presentata sabato 12 ottobre. E questo trend non è solo nazionale, ma è per lo meno continentale, anche se il cedimento del grocery da noi è accentuato da una recessione più acuta che altrove.

In mezzo a tutto questo a salvarsi sono state e sono soprattutto le  private label. Vediamo la situazione europea, così come viene descritta da Nielsen per Plma la rassegna internazionale delle private label che si svolge ad Amsterdam alla fine di maggio.
Secondo questa fonte i marchi del distributore rappresentano la maggioranza dei beni di largo consumo in due Paesi: Svizzera (53%) e Spagna (51). Al Nord, i Paesi Bassi, la Svezia e la Danimarca hanno registrato aumenti superiori a un punto percentuale, mentre la quota in Finlandia è salita oltre il 29%. Al Sud, Italia e Turchia hanno guadagnato ciascuna più di un punto, raggiungendo il livello del 20%. La quota di mercato in Grecia ha toccato il 24%. Dal 2000 il peso della private label in Spagna è cresciuto dal 22% al 51%, in Francia dal 24% al 36%, mentre in Germania dal 29% al 42% e nei Paesi Bassi dal 21% al 29 per cento

Il sillogismo è perfetto: le tecnologie vanno forte, le private label vanno forte, un telefonino o un tablet a marchio del distributore va forte. Tesco, Fnac, Decathlon, Carrefour, colossi mondiali della gdo generalista o specializzata, per primi hanno calato il ragionamento nella realtà. Così gli inglesi propongono, dal 30 settembre in 6.500 negozi e varie nazioni, il proprio tablet da 7 pollici Hudle (140 euro, riservato ai titolari della carta privativa del gruppo) e i francesi di Fnac lo smartphone Fnac 3.5, venduto per ora nei 25 negozi spagnoli ad appena 100 euro (ma il display da 3,5 pollici lo rende un prodotto di fascia bassa). Più dispendioso il Quechua phone 5.0 (Quechua è il principale dei marchi privati di Decathlon).

Costruito dai francesi di Archos e, secondo le ultime notizie alle battute finali del testing, costerà 229,90 euro. Tanti? Pochi, persino pochissimi, visto che corrispondenti modelli di marca viaggiano fra i 400 e i 600 euro.
Vediamolo da vicino questo telefono: schermo da 5 pollici, sistema operativo Android di ultima generazione e fotocamera da 8 megapixel. Praticamente identico all’Archos 50 Platinum, che di euro ne costa 249,99. Il Platinum, che si può comprare su Internet anche da noi, ha 4 Gb di memoria interna (non molti in realtà, ma comunque sempre parecchi). In compenso è potente e ben equipaggiato: monta una cpu Quad Core da 1,2 Ghz, schermo da 5 pollici, dual sim, fotocamera da 8 megapixel, slot per microSD fino a 64 GB, certificazione Google. Dati tecnici che ai puristi del grocery dicono poco. Ma dovrebbe bastare quanto affermato poco sopra, cioè che i corrispondenti modelli superbranded hanno prezzi doppi o tripli. Non solo: Archos è anche uno specialista delle private label tecno e viene oggi distribuito – anche in Italia - dai maggiori siti della grande distribuzione: Mediaworld, Amazon, Esselunga, Mondadori, Unieuro-Marco Polo ecc.

Un po’ diverso il caso di Carrefour: il colosso francese – tremendi questi francesi, visto che uno solo dei casi esposti, quello di Tesco, cade fuori dall’Esagono – aveva già il proprio Touch Tablet di ultima generazione: 8 giga, 10 pollici e 149 euro di spesa. Dunque si è limitato ad aggiungere due modelli di e-reader, tramite la nuova piattaforma per l’acquisto di eBook (Nolim.fr). Da lunedì 14 due modelli di Nolimbook, basati su Linux, uno da 69,90 l’altro – la versione plus - da 99,90 euro, saranno disponibili in Francia. Per ora: visto che il reader ha già 12 lingue di interfaccia. In totale ospita 4.000 titoli off line, che possono aumentare molto con una semplice micro SD. La piattaforma dispone di 100.000 eBook di cui 1.500 gratuiti.


Nolim uguale no limits. E no limits lo sono davvero queste private label di nuova generazione. Android, il sistema operativo di Google che è sempre alla base di questi device a parte il caso del Nolimbook, è rilasciato in modo gratuito (anche se la questione del tipo di licenza è attualmente molto intricato), può essere personalizzato da chi vende hardware, ha mezzo milione di app (quelle per sistemi Apple iOs sono circa 900.000). Fra questo mezzo milione ci sono sempre programmi gratuiti (le app non sono altro che programmi) per collegarsi con i vari siti di e-commerce della gdo, per leggere i qr-code e dunque avere info di ogni genere su servizi e prodotti, per essere raggiunti in tempo reale (con alert) dalle migliori offerte speciali presenti in un dato punto vendita, avvisi che scattano al momento giusto grazie ai sistemi di geolocalizzazione satellitare. Il tutto - che non vale per il Nolim, visto che su un reader si scaricano solo libri - è sempre agganciato alla fidelity card, senza la quale il telefono o il tablet non possono svolgere pienamente le proprie funzioni e nemmeno essere acquistati. Non solo: ma queste app il consumatore se le ritrova già preinstallate e il più delle volte esse non possono essere rimosse agevolmente e senza rischio dall’utente medio. Una piccola prepotenza, tuttavia innocua, visto che nessuno obbliga chi possiede per esempio Hudle a comprare solo su Tesco o ad avere un conto alla Tesco Bank. Ma perché non farlo, se quello stesso utente per il solo motivo di esser tale, avrà condizioni agevolate, prezzi speciali, promozioni dedicate e addirittura personalizzate a seconda del profilo con il quale si è registrato?

In sostanza chi vende un pacco di pasta a marchio del distributore vende "solo" un ottimo prodotto, con un altrettanto ottimo rapporto qualità/prezzo. Chi vende un tablet o un cellulare a marchio privato vende anche questo, ma vende soprattutto uno strumento di marketing. Elementare? Mica tanto. Se mai geniale.