Non siamo tornati ai livelli precrisi. E non si può ancora parlare di una situazione economica e un andamento dei consumi stabili e normalizzati. Ma i segnali provenienti dal mondo della pubblicità ci sono tutti, e lasciano intravedere più di uno spiraglio di ottimismo. Le aziende, sia pure con molta prudenza, stanno infatti tornando a investire. E tra i settori che si distinguono per la crescita più significativa vi sono quelli dell’alimentare e della Gdo.

Il dato è stato confermato dall’Upa (l’associazione che raggruppa le principali imprese che investono in pubblicità) in occasione dell’assemblea annuale svoltasi la scorsa settimana. Il presidente Lorenzo Sassoli de Bianchi – sebbene ammetta la persistenza di un sentimento di incertezza - ha espresso un cauto ottimismo. Il primo semestre 2010 si è chiuso a quota +4% per gli investimenti pubblicitari complessivi, trainati proprio dal comparto dei generi alimentari e della distribuzione moderna, che ha registrato un aumento della spesa del 13% rispetto al primo semestre 2009.

In crescita appare anche la spesa delle industrie presenti nel mercato della cura persona e delle telecomunicazioni, mentre segnano il passo quella delle automobili, dell’abbigliamento, e del comparto viaggi e turismo. Il ruolo di locomotiva degli investimenti in comunicazione da parte dell’industria alimentare e delle catene della Grande distribuzione organizzata, è un fatto che lascia ben sperare. Sta a significare che, a dispetto di livelli di consumi che appaiono ancora discontinui, le imprese del largo consumo e i retailer credono nella ripresa. E spingono sull’acceleratore della leva pubblicitaria.

Una volontà, peraltro, che non riguarda soltanto l’ultimissimo periodo. La tendenza a operare in questa direzione si era già evidenziata nel primo quadrimestre di quest’anno. Secondo le rilevazioni di Nielsen Media Research, considerando tutte le tipologie pubblicitarie, nel periodo gennaio-aprile 2010 gli investimenti risultavano in crescita di 4,5 punti percentuali (per una spesa complessiva di 2,9 miliardi di euro). A fare la parte del leone già vi erano le aziende alimentari, con un aumento del 14,3% degli investimenti in tv e del 24,9% sul mezzo radiofonico. Gli investimenti radio da parte della distribuzione erano persino superiori: +28,5%.

Si tratta insomma di numeri e di trend inequivocabili. Sulla cui attesa a fine anno, tuttavia, non si possono nutrire eccessive ambizioni. Complessivamente, Upa si attende un +2%. Il secondo semestre 2010, infatti, si dovrà confrontare con gli ultimi sei mesi del 2009 che erano già stati caratterizzati da una leggera ripresa. Solo per questo l’incremento finale atteso sarà più modesto rispetto a quello messo a segno nella prima metà dell’anno.

Ma siamo in presenza comunque di risultati positivi. Secondo l’associazione degli Utenti pubblicitari associati, il 2011 dovrebbe sostanzialmente confermare il trend di quest’anno, mentre solo a partire dal 2012 si potrà tornare ai numeri precedenti al 2009, anno nero degli investimenti in comunicazione.