A Milano è scontro tra Comune e commercianti del centro strorico. Il casus belli riguarda la cosiddetta "Area C", ovvero la zona compresa nella cerchia dei Bastioni, dove l'accesso delle auto è regolamentato, dal 16 gennaio, dal lunedì al venerdì dalle 7,30 alle 19,30. Il transito è libero solo per veicoli elettrici, moto e motorini, veicoli ibridi, bifuel, alimentati a metano e GPL. Pagano invece un ticket tutti coloro che viaggiano a benzina, da euro 1 a euro 5, i veicoli alimentati a gasolio/diesel Euro 3 con filtro antiparticolato, 4 e 5, diesel Euro 3 senza filtro antiparticolato. Il blocco assoluto è previsto per veicoli alimentati a gasolio Euro 0, 1, 2 e, se senza filtro antiparticolato, Euro 3, veicoli alimentati a benzina Euro 0, veicoli di lunghezza superiore a 7 metri. Le tariffe variano dai 2 euro al giorno dei residenti, ai 5 euro dei non residenti.

Il provvedimento è diretto, secondo le dichiarazioni ufficiali, a migliorare le condizioni di vita per chi vive, lavora, studia e visita la città. I suoi obiettivi sono: ridurre il traffico nella ZTL Cerchia dei Bastioni, rendere più efficaci le reti di trasporto pubblico e favorirne lo sviluppo, salvaguardare il diritto alla mobilità individuale nel rispetto dell’interesse comune, reperire risorse da destinare alla mobilità sostenibile: pedonalità, ciclabilità e traffico a velocità moderata; migliorare la qualità urbana riducendo il numero di incidenti, la sosta selvaggia, l'inquinamento acustico e atmosferico.

Area C, spiega ancora il Comune, nasce anche per rispettare la volontà espressa dai cittadini milanesi durante il referendum  del 12-13 giugno 2011. Il testo del quesito numero 1, approvato dal 79,1% dei votanti, chiedeva: “Un piano di interventi per potenziare il trasporto pubblico e la mobilità pulita alternativa all’auto, attraverso l’estensione a tutti gli autoveicoli (esclusi quelli a emissione zero) e l’allargamento progressivo fino alla cerchia filoviaria del sistema di accesso a pagamento, con l’obiettivo di dimezzare il traffico e le emissioni inquinanti".

Con tutto questo, a quanto pare, i livelli di inquinamento, nelle due settimane appena trascorse, non si sono ridotti, anche se è presto per tirare un bilancio.

Le limitazioni al traffico hanno avuto però un grave impatto sul commercio, che ha visto ridursi la circolazione auto di 45.000 veicoli al giorno il che, se per l’amministrazione comunale può essere un successo, per i commercianti del Centro, prevalentemente negozi tradizionali e superette, che già pagano affitti salatissimi (fino a 300 Euro al mq per anno), è una vera tragedia, specialmente in tempi di recessione come questi. E la scure della regolamentazione degli accessi si abbatte soprattutto sui clienti che arrivano dall’hinterland, mentre la popolazione meneghina si arrangia un po’ meglio con i mezzi pubblici.

Se il Municipio rassicura, dicendo che farà tutto il possibile per tutelare gli interessi della distribuzione, Unione del Commercio non vuole stare al gioco e lancia una proposta innovativa. Da febbraio, a fronte di un minimo di 30 Euro di spesa, dovrebbe essere pagato dai negozianti stessi il ticket di ingresso dei consumatori.

L’atmosfera è talmente rovente che davanti alla Prefettura sono state lasciate, all’indirizzo del Sindaco Giuliano Pisapia (PD) un busta contenente pallottole e fogli di insulti.

Alcuni commercianti, che vendono merci che non sono trasportabili con un autobus, pensiamo ad antiquari e mobilieri, avrebbero perso, nel giro di un paio di settimane, qualcosa come il 20% degli incassi (ma c’è chi favoleggia di un  -70%).

Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano, in un’intervista al “Corriere” non ha usato troppi giri di parole: “Siamo preoccupati – ha detto - . Il Pm 10 non è diminuito e i consumi si sono compressi. E invece a Milano serve la tripla A: deve essere aperta, attrattiva e attraente. Già c’è la crisi, non bisogna creare altri ostacoli, ma andare incontro alle imprese. Il traffico delle auto è sceso, ma anche quello delle persone verso il centro. Dalle notizie che riceviamo c’è desolazione. Che venga immediatamente fatto il punto della situazione. E si trovi una soluzione”.

Il problema non è certo da poco visto che questa volta cozzano vari interessi contrapposti: la tutela ambientale, la difesa del business e, non ultimo, un bel flusso di Eurini (700.000 a settimana, si vocifera) che finisce nelle casse del Comune. Come mettere d’accordo tutti? E intanto a Torino si parla già di imitare l’esperienza del capoluogo lombardo. Dunque altre città faranno il pericoloso passo, dando un’ulteriore spallata alla desertificazione dei centri storici?