Mentre il Governo Monti comincia paurosamente a scricchiolare, dando ulteriori segnali di incertezza agli italiani e soprattutto all’Ue, che ci osserva con crescente sospetto, i dati diffusi, alla fine della settimana scorsa, dall’Istat segnalano un aumento dell’inflazione per il mese di marzo pari al 3,3% sul corrispondente, incremento trainato ancora una volta dai rincari dei carburanti (benzina +18,6% e gasolio +22,5%).

“Si continua a erodere il potere d’acquisto delle famiglie – commenta Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – . La gdo prosegue nella sua tutela dei consumatori assorbendo in parte questi incrementi, ma ciò porta ad assottigliare la redditività del settore, ormai ridotta a meno dell’1% del fatturato”.

“In questo scenario già critico e con prospettive poco confortanti per il 2012 - continua Cobolli Gigli – bisogna valutare con grande attenzione le ripercussioni in termini di ulteriori tensioni inflazionistiche e di impatto sui consumi che potrebbe avere il nuovo aumento dell’Iva, previsto da ottobre 2012, e che riguarderà le aliquote del 10 e del 21%, coinvolgendo la grande maggioranza di prodotti e servizi. Si può stimare che l’aumento strutturale delle due aliquote considerate nella legge comporterebbe. a regime, un innalzamento dell’inflazione di 1,7 punti con un conseguente calo dei consumi dello 0,8% e del Pil dello 0,5%. Numeri che non ci possiamo permettere, in considerazione della necessità assoluta del Paese di tornare a crescere”.

Settimana scorsa, su queste stesse pagine, riportavamo il parere emerso dall’assemblea di Ibc, e cioè che bisogna tornare a investire per rimettere in moto la domanda . Ma a questo punto la prospettiva sembra più lontana e improbabile. Le imprese estere fuggono, mentre quelle nazionali sono sempre più gravate da oneri che stornano risorse preziose dalle strategie di sviluppo.

La situazione presente vede schierati, in modo abbastanza uniforme, sia gli operatori economici, sia le rappresentative dei consumatori, sia le asociazioni degli agricoltori, anche se con alcune distonie a proposito dei punti della filiera sui quali vanno maggiormente a colpire le impennate dei prezzi.

Dice Pietro Giordano, segretario generale di Adiconsum: “Situazione allarmante, il Governo avvii urgentemente il taglio delle tasse su buste paga e pensioni, attingendo dal “tesoretto” della lotta all’evasione fiscale. Ancora una volta si conferma il pesante  dato di un aumento del
carrello medio della spesa superiore al tasso di inflazione (+4,6%)
. Tutto ciò comporta un aumento dell’esborso medio delle famiglie di circa 1.000 euro su base annua. Il peso inflativo si scarica soprattutto e maggiormente sui beni di prima necessità, colpendo ancora una volta la parte più debole del Paese. Se calcoliamo in 1.000 litri il consumo medio annuo della benzina, i consumatori italiani hanno subito un salasso di 350 euro a vettura nei dodici mesi. Salasso a cui si devono aggiungere gli aumenti dell’Rc auto, del bollo, dei pedaggi autostradali e della manutenzione”.

Senza contare i rincari delle utenze elettriche domestiche del 5,8% (dall'1 aprile) e del gas, fattore anche questo legato a una produzione incardinata sui prodotti petroliferi e senza contare, ancora, che la disoccupazione giovanile ha superato la soglia del 30% e che il Pil dovrebbe chiudere, a fine 2012, con una perdita di 5 punti.

Secondo Cia, Confederazione italiana agricoltori, il rallentamento della volata di cibi e bevande registrato a marzo dall’Istat non basta a dare sollievo alle famiglie. Positivo il segno meno dei vegetali freschi (-2,4% dopo la paurosa rincorsa legata al maltempo di gennaio e febbraio), ma anche nelle campagne la situazione è altamente critica, con il “caro-gasolio” che impenna i costi.

Unica nota favorevole è la lieve frenata della corsa degli alimentari (che fanno registrare un +2,5% tendenziale, a fronte del +2,8 del mese scorso), trainata dal raffreddamento dei prezzi dei lavorati.

A pagare lo scotto – afferma Cia - sono, come sempre, i consumatori e i produttori agricoli: i primi vedono lievitare i prezzi sullo scaffale, visto che il 90% degli alimentari viaggia su gomma, e i secondi spendono praticamente il doppio dell’anno scorso per far funzionare i mezzi meccanici e per riscaldare le serre. Il risultato è che a marzo i prezzi al consumo di cibi e bevande aumentano, anche se poco più lentamente del mese scorso. Ma si tratta di un rincaro a due velocità: i non lavorati – vegetali a parte - salgono dello 0,2% su base mensile e del 3,2% su base annua, mentre i lavorati diminuiscono dello 0,1% sul mese e crescono dell’1,5 sull’anno. A infiammarsi più di tutti sono i prezzi di caffè (+12,8% su base annua) e zucchero (+12,5), ma anche del vino (+3,5)”.

Una volta, per ingannare il tempo sul tram o al bar, ci si chiedeva “ma dove andremo a finire?”. Purtroppo oggi la domanda non è più una futilità, visto che arrivano a porsela anche economisti insigni e politici consumati, che, non avendo poi queste grandi risposte - a parte la lotta ell'avasione i cui costi sono tutti da calcolare rispetto ai benefici - si fanno interpreti del senso di claustrofobico sgomento che invade tutti gli italiani.