E’ partito sabato 23, al centro Leonardo di Imola, il primo studio i.denticoop. Le cure vanno da igiene, ortodonzia, endodonzia, implantologia, protesi, chirurgia, fino alla profilassi e alla prevenzione per i bambini anche molto piccoli.

Il progetto, nato con la collaborazione di Coop Adriatica, garantirà ai soci sconti nell’ordine del 15% e comunque un equilibrato rapporto tra prezzo e prestazioni a tutti i clienti, clienti che si stima potrebbero arrivare fino a 3.000 in un anno per quasi 3.500 prestazioni erogate.

Insomma anche le cure mediche tendono a passare nelle mani della gdo, una gdo che offre o si appresta a offrire praticamente di tutto. Nel caso del leader si va dai parafarmaci e farmaci (Coop Salute), ai carburanti (EnerCoop), alle polizze assicurative (tramite la consorella Unipol) ai prodotti creditizi (CoopCiConto), ai servizi di telefonia mobile (Coop Voce). E Coop non è la sola a funzionare sempre di più come un centro aggregante di beni e servizi: pensiamo solo a Carrefour, a Conad, a Simply-Auchan, che pur non avendo un ventaglio tanto diversificato di proposte, remano comunque con forza in questa direzione.

E non è tutto, perché al centro commerciale Piazza Lodi, di Milano, anche questo targato Coop, si possono già prenotare sedute con lo psicologo, e le grandi catene pensano in modo sempre più realistico alle consulenze di legali e commercialisti.

Ma vediamo da vicino chi è e cosa si propone i.denticoop. Ecco il suo “manifesto”: “i.denticoop nasce con l’intento di offrire servizi di qualità, materiali e strumenti all’avanguardia, ma con la convinzione che qualità sia anche la garanzia di seguire il paziente in tutte le sue esigenze, nell’evoluzione dei suoi bisogni, mettendo a disposizione esperienza e professionalità. Il fulcro di i.denticoop è l’attenzione alla persona, dal paziente che entra in studio, dalla costituzione della cooperativa, alla selezione del personale. Un iter di selezione in più step per decidere accuratamente chi assumere, e continuare a formare nel corso della carriera lavorativa, costituisce la garanzia di qualità dei trattamenti. Scegliamo solo personale esperto e professionale, dal curriculum eccellente e lo formiamo nel corso della carriera lavorativa per garantire l’efficienza e la modernità della struttura. i.denticoop quindi, non è solo un’insegna, ma le persone che la compongono unite da etica e professionalità, odontoiatri qualificati, esperti del settore, che hanno a cuore il proprio lavoro e aiutano ogni giorno i propri clienti, consentendo la possibilità di usufruire di servizi altamente qualificati con agevolazioni e convenzioni”.

Bisogna credere a tutte queste promesse? In fondo chi non ha mai incontrato in un ipermercato o in un supermercato un capo reparto poco informato, una commessa o una cassiera scostante e via dicendo? Il fatto è che il fenomeno, per quanto increscioso, si verifica sempre meno, almeno a un’osservazione del tutto personale ed empirica. Ci sono comunque degli elementi concreti. I grandi marchi della gdo, se non altro, hanno una reputazione da difendere e rischierebbero troppo mettendosi in gioco davanti a un consumatore che è tanto più impoverito quanto più agguerrito. Si ripresenta nel campo dei servizi professionali quello che è accaduto con le private label: ritenute inizialmente delle sottomarche, sono diventate leader di mercato praticamente in tutti i più importanti segmenti del largo consumo, con quote che oscillano fra il 15 e il 25%, in perpetua crescita.

E anche in questo caso, come in quello dei marchi privati, il buon esempio viene dall’Inghilterra, dove Sainsbury e Tesco offrono dal 2008 a Manchester, Londra e Bolton, prestazioni dentistiche, attraverso il progetto "instore dental". Le tariffe non sono stracciate, ma comunque abbordabili: tenuto conto che una sterlina vale 1,56 euro, per un primo esame con radiografia si pagano 40 sterline, per una visita di controllo 16, per la pulizia dentale 48 ogni mezz’ora, per una corona (capsula) 350 e via discorrendo.

Ma cosa ne dicono i dentisti? Beh in generale, quando ci si guarda intorno, si scopre che sono ormai molte le formule di associazionismo e di franchising anche non legate a un magnete, gravido di sinergie, come un supermercato o un ipermercato. Le associazioni di categoria valutano che il fatturato medio di un odontoiatra abbia perso circa il 30% in un biennio. Le cause sono varie: la recessione, ovviamente, per cui si rimanda il rimandabile come i trattamenti estetici, ma anche la migliore dentatura delle nuove generazioni, che grazie alla somministrazione del fluoro – fin dalla gravidanza – e alle campagne di igiene e prevenzione, hanno ormai un sorriso quasi sempre a prova di carie.

Dunque, in fondo, ci troviamo in un tipico caso di win-win, dove i servizi avanzati portano nuovi clienti alla grande distribuzione e viceversa. Con il non trascurabile vantaggio di prestazioni 7 giorni su 7, anche in emergenza, e con orari molto estesi, ossia adeguati a quelli del centro commerciale.

Se c’è una cosa che questa recessione ha insegnato è che ormai, nel mondo del business, è sempre più difficile pretendere di fare da soli e che le alleanze premiano. Ma premiano quando sono vere, quando ciascuno porta acqua al mulino dell’altro con gli opportuni strumenti di marketing. E’ colossale il fallimento del progetto delle “in store clinics” di Wal-Mart. Nel 2007 fu annunciato un piano di 2.000 aperture entro la metà del 2012. Oggi ce ne sono appena 130 e molte stanno chiudendo per mancanza di pazienti. La causa? Secondo Bloomberg-Businessweek il gigante americano non avrebbe fatto una promozione adeguata del nuovo servizio sanitario e non si sarebbe nemmeno sforzato di integrarlo al meglio nel resto dei pacchetti “pharmacy” offerti.