Una vera lezione strategica per le multinazionali del commercio e le catene specializzate, quella che emerge dall’edizione 2012 del “Global retail development index” (Grdi) di A.T. Kearney, che classifica da 10 anni i primi 30 Paesi in via di sviluppo per quanto riguarda le opportunità di espansione mondiale del retail.

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Il Brasile, per il secondo anno consecutivo, si piazza al primo posto assoluto, grazie a diversi fattori: un’economia in crescita, un aumento della classe media, alti livelli di consumo, un potente processo di urbanizzazione, una riduzione del rischio politico e finanziario. I brasiliani sono relativamente giovani ed evidenziano un alto tenore di spesa pro capite anche nei settori dell’abbigliamento e del lusso, cosa che fa del Paese una meta ideale per le catene specializzate, ma anche per quelle despecializzate, come dimostra il recentissimo annuncio, da parte di gruppo Casino, che ha formalizzato, venerdì 22 giugno, la presa di controllo esclusiva di Grupo Pao de Açucar (Gpa), leader carioca dell’alimentare, con 1.300 punti di vendita tra supermercati e ipermercati. Per il big francese, che figurava già dal 1999 nella compagine azionaria di Gpa, il Brasile del resto era già strategico, con vendite per 23 miliardi, contro i 18,7 realizzati in Patria.

A.T. Kearney segnala, a sorpresa, l’ingresso del Botswana nella propria lista, al 20° posto, in veste di precursore del costante sviluppo dell’area Sub-sahariana. Anche se le rivolte arabe hanno avuto un impatto negativo sulle classifiche di diversi Paesi dell’area MENA, tra cui Libano (-10 posti rispetto al 2011), Marocco (-7) e Tunisia (-12), altre nazioni svettano nelle posizioni di testa del ranking: Emirati Arabi Uniti (7° posto), Oman (8°), Kuwait (12°) e Arabia Saudita (quattordicesima).

Mentre i maggiori mercati - in particolare i BRIC – rimangono una meta molto ambita dai grandi retailer, molte piccole realtà, non ancora sfruttate, stanno fornendo motivi di interesse. Ci sono alcuni "gioielli", come la Georgia (6° posto), la Mongolia (9°) e l’Azerbaijgian (17°) che stanno mostrando notevoli progressi, persino nella fascia alta dell’offerta.

Michael Moriarty, partner di A.T, Kearney e co-leader della rilevazione, ha commentato: "Visti i tassi accelerati delle nuove economie, rispetto alla crescita anemica del mercato europeo e nord americano, è sempre più richiesto ai rivenditori globali di avere una strategia di espansione aperta ai nuovi orizzonti. Negli ultimi cinque anni colossi come Wal-Mart, Carrefour, Tesco e Metro, hanno visto le proprie entrate nei Pvs crescere a una velocita di 2,5 volte superiore a quella dei rispettivi bacini nazionali”.

Le vendite al dettaglio pro capite in Brasile sono cresciute, in un quadriennio, del 12% in media annua. La dimensione del mercato retail è aumentata del 15% nel 2011 e la spesa dei consumatori è salita di 9 punti ogni dodici mesi dal 2007 in poi. Lo scorso anno le vendite al dettaglio hanno toccato un peso del 70% sui bugdet delle famiglie.

Sempre in area sudamericana un vero caso è quello del Cile, che si conferma secondo classificato. Il mercato locale è sofisticato e competitivo, reso forte grazie a una crescita prevista del Pil del 6,2% nel 2012, a un’inflazione bassa e a un rischio Paese sempre più contenuto.

La Cina continua nella propria scalata verso l'alto, passando dal 6° al 3° posto, con un tasso delle vendite al dettaglio che si mantiene sulla doppia cifra. Tuttavia ci sono alcuni fattori negativi: le pressioni inflazionistiche stanno spingendo al rialzo gli affitti del 30% all'anno e il costo del lavoro lievita, sempre in media annua, del 15 per cento. Comunque sia il Paese resta uno dei mercati più grandi al mondo, con oltre 100 marchi esteri attivi.

Tornando in America Latina si evidenzia il posizionamento dell’Uruguay (4° posto). Nonostante la sua popolazione, relativamente piccola (meno di 4 milioni di abitanti), il Paese registra un alto livello di urbanizzazione e forti trend di consumo. L'economia è in progressione, con un prodotto interno lordo che viaggia sul +6% in media annua dal 2007 a oggi. La disoccupazione è molto ridotta.

India: 5° posto. Il subcontinente rimane un grande polo di attrazione e anche nei prossimi anni i ritmi dei consumi dovrebbero mantenersi sul +15-20%, con un Pil del +6-7%, un ragguardevole aumento del reddito disponibile e una rapida urbanizzazione. La deregulation delle società miste, che finalmente ha consentito ai partner stranieri di raggiungere la soglia del 51% delle quote azionarie, darà ulteriore impulso. Del resto gli spazi non mancano, visto che la penetrazione dei retailer è ancora bassa, sul 5-6%.

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