«Di ripresa non si può ancora parlare». Queste parole usate dal presidente del Consiglio di gestione di Coop, Vincenzo Tassinari, per commentare il non roseo quadro congiunturale tracciato dal vicepresidente Ancc-Coop Enrico Migliavacca in occasione della presentazione del Rapporto 2010 “Consumi & Distribuzione”, riassumono in qualche modo i risultati che Coop Italia ha registrato anche quest’anno: affannosi e contrastati. I dati previsionali relativi alle vendite del leader italiano della distribuzione, nonostante appaiano migliori della media del mercato, non evidenziano infatti quella dinamicità che forse ci si aspettava.

Nei primi otto mesi del 2010 il sell out di iper e super Coop ha visto un aumento del 2% (+3,9% per i primi e +0,5% per i secondi). Questo, però, a rete corrente. A rete omogenea il risultato complessivo accusa una flessione di 0,5 punti percentuali, per lo più sotto il peso del cattivo andamento dei supermercati (-1%, mentre gli iper, curiosamente, crescono dello 0,1%). Le stime indicano che entro fine anno, tenendo conto delle nuove aperture, vi sarà una ulteriore contrazione della crescita del fatturato, che dovrebbe chiudersi a 13 miliardi di euro (+1,6%).

Certo, avrebbe potuto anche andare peggio. Se così non è stato – secondo Tassinari – lo si deve al buon andamento del non food (specie dei prodotti per la casa e del multimedia), ai frutti di un processo di rinnovamento dei format e dell’offerta iniziato tre anni fa, alla spinta che Coop ha dato sul fronte della convenienza. E soprattutto alle sempre brillanti performance dei prodotti a marchio. A fronte di una media del mercato che nel primo semestre di quest’anno si è attestata su una quota del 15,1% nel grocery, la marca commerciale Coop pesa per il 23,7%. Quota che sale addirittura al 25,5% se si includono anche i freschissimi e che genera un fatturato di 2,6 miliardi di euro annui.

Coop in ogni caso guarda avanti. A inizio anno la catena distributiva leader in Italia possedeva una quota di mercato del 18,1% (Fonte: Iri, super+iper top trade su totale fatturato). L’obiettivo dichiarato è quello di raggiungere il 20% nel prossimo triennio. Per farlo, Coop punta su un piano di sviluppo da oltre 700 milioni di euro che dovrebbe tradursi nell’apertura di 55 nuovi punti vendita - 40 supermercati e 15 iper - per una superficie complessiva di 145mila metri quadrati e 4.000 nuovi addetti. “Terra di conquista” sarà soprattutto il Sud Italia, dove Coop è peraltro già presente con 21 iper e 32 super e dove lo scorso hanno ha sviluppato un giro d’affari di 714 milioni di euro (+18%).

Il vero freno allo sviluppo, di fatto, è il contesto macroeconomico. Una vera ripresa, per il presidente di Coop, si avrà solo a fronte di interventi analoghi a quelli che negli Stati Uniti li hanno fatti crescere del 6% e di iniziative concertate tra Governo, istituzioni e catene distributive che vadano in direzione di una modernizzazione del commercio, a cominciare, per esempio, dalla liberalizzazione dei carburanti. Vigilando infine sul contenimento di fenomeni speculativi che – ha ammonito Tassinari – già fanno capolino a seguito delle recenti tensioni sui listini internazionali di alcune materie prime cerealicole. Fenomeni che, se non controllati, si stima potrebbero imprimere alla dinamica inflattiva una crescita del 5%.