Nei primi otto mesi del 2010 il sell out di iper e super Coop ha visto un aumento del 2% (+3,9% per i primi e +0,5% per i secondi). Questo, però, a rete corrente. A rete omogenea il risultato complessivo accusa una flessione di 0,5 punti percentuali, per lo più sotto il peso del cattivo andamento dei supermercati (-1%, mentre gli iper, curiosamente, crescono dello 0,1%). Le stime indicano che entro fine anno, tenendo conto delle nuove aperture, vi sarà una ulteriore contrazione della crescita del fatturato, che dovrebbe chiudersi a 13 miliardi di euro (+1,6%).
Certo, avrebbe potuto anche andare peggio. Se così non è stato – secondo Tassinari – lo si deve al buon andamento del non food (specie dei prodotti per la casa e del multimedia), ai frutti di un processo di rinnovamento dei format e dell’offerta iniziato tre anni fa, alla spinta che Coop ha dato sul fronte della convenienza. E soprattutto alle sempre brillanti performance dei prodotti a marchio. A fronte di una media del mercato che nel primo semestre di quest’anno si è attestata su una quota del 15,1% nel grocery, la marca commerciale Coop pesa per il 23,7%. Quota che sale addirittura al 25,5% se si includono anche i freschissimi e che genera un fatturato di 2,6 miliardi di euro annui.
Coop in ogni caso guarda avanti. A inizio anno la catena distributiva leader in Italia possedeva una quota di mercato del 18,1% (Fonte: Iri, super+iper top trade su totale fatturato). L’obiettivo dichiarato è quello di raggiungere il 20% nel prossimo triennio. Per farlo, Coop punta su un piano di sviluppo da oltre 700 milioni di euro che dovrebbe tradursi nell’apertura di 55 nuovi punti vendita - 40 supermercati e 15 iper - per una superficie complessiva di 145mila metri quadrati e 4.000 nuovi addetti. “Terra di conquista” sarà soprattutto il Sud Italia, dove Coop è peraltro già presente con 21 iper e 32 super e dove lo scorso hanno ha sviluppato un giro d’affari di 714 milioni di euro (+18%).
Il vero freno allo sviluppo, di fatto, è il contesto macroeconomico. Una vera ripresa, per il presidente di Coop, si avrà solo a fronte di interventi analoghi a quelli che negli Stati Uniti li hanno fatti crescere del 6% e di iniziative concertate tra Governo, istituzioni e catene distributive che vadano in direzione di una modernizzazione del commercio, a cominciare, per esempio, dalla liberalizzazione dei carburanti. Vigilando infine sul contenimento di fenomeni speculativi che – ha ammonito Tassinari – già fanno capolino a seguito delle recenti tensioni sui listini internazionali di alcune materie prime cerealicole. Fenomeni che, se non controllati, si stima potrebbero imprimere alla dinamica inflattiva una crescita del 5%.