I leader, si sa, sono i leader. Ma c’è una bella differenza tra chi crede veramente nelle cose che fa e chi le fa tanto per fare. La cartina tornasole, aldilà dell’entità degli investimenti (pure importanti) e di una qualche strategia alla base delle azioni svolte, sono i risultati. Nel caso della Csr questo è più vero che mai.

E’ indiscutibile che la responsabilità sociale d’impresa sia un tema che sta assumendo un’importanza crescente tra le aziende, indipendentemente dal settore in cui operano. C’è chi ha iniziato da poco a confrontarsi su questo terreno. C’è chi si impegna da anni. Chi si limita a cavalcare una moda e chi invece intende farne parte integrante del vivere e delle attività lavorative quotidiane. Coca Cola HBC Italia, a giudicare dai fatti, appartiene a queste poche ultime.

E’ di pochi giorni fa la presentazione del suo Rapporto Socio-ambientale 2009, giunto alla sua sesta edizione, occasione per illustrare i risultati conseguiti nell’ultimo anno in termini di iniziative di corporate social responsibility. La filiale italiana del colosso di Atlanta ha speso in questo ambito qualcosa come 10 milioni di euro, esclusi gli investimenti destinati alla realizzazione degli impianti di cogenerazione. Solo quelli relativi al settore energetico, nel biennio 2009-2010, ammontano a 1,6 milioni di euro.

I fronti su cui Coca Cola HBC Italia si muove, in effetti, sono diversi, ma in qualche modo si concentrano nell’area del risparmio idrico e della sostenibilità ambientale. L’obiettivo è di produrre una “differenza positiva” sui luoghi di lavoro, perlopiù per mezzo della formazione, così come sul territorio e sul mercato, grazie alla collaborazione con istituzioni, onlus e mondo accademico (di quest’anno la partnership con Ied a sostegno dei giovani talenti). Ma soprattutto attraverso una serie di interventi diretti.

I numeri raggiunti nel corso del 2009 da quest’impegno sono di tutto rispetto. Per ogni litro di acqua minerale imbottigliato gli stabilimenti del Gruppo sono riusciti a risparmiare il 21% di consumo idrico (il 3% nel caso delle bevande) e il 25% di emissioni di CO2. La riduzione del consumo energetico è stata dell’11%. Il riciclo dei rifiuti generati dall’attività industriale si è mantenuto a livelli altissimi (98%).

Il biennio 2010-2011, secondo quanto annunciato dal top managagement di Coca Cola HBC Italia, non sarà da meno. A cominciare dal proseguimento degli investimenti in cogenerazione. Al primo impianto nello stabilimento di Nogara, in provincia di Verona, inaugurato lo scorso giugno, ne seguiranno infatti altri due il prossimo anno, a Gaglianico (BI) e Oricola (AQ). Ma il grosso dello sforzo si concentrerà sulle energie alternative, attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici negli otto stabilimenti del Gruppo. La riduzione di emissioni di C02 è stimata in 11.500 tonnellate annue. Anche il risparmio sulle bollette per l’azienda però non è da buttare: circa un milione di euro.