Se la possibile marcia di Mercadona in Italia continuerà come è cominciata, l’insegna spagnola non dovrà certo affrontare molti costi in pubblicità. Cominciata si fa per dire, visto che, per il momento, non è successo ancora nulla di concreto, a parte un rincorrersi di notizie e di smentite.

Vediamo di capire. A fine febbraio l’annuncio dello sbarco nel nostro Paese è stato lanciato, in primis, dal periodico “Actualidad Economica”, largamente ripreso dai concorrenti, che ha dedicato la cover story al presidente del gruppo, Juan Roig, 62 anni, un uomo che si sente, sono sue parole, ancora molto giovane e pieno di idee. La dichiarazione del top manager è stata in effetti, per certi versi, molto poco netta, mentre per altri lo è stata fin troppo: “Mercadona prevede quest’anno di aumentare la propria presenza estera, attraverso l’acquisto di una piccola catena in un Paese vicino, con 30-40 punti di vendita, che ci permettano di crescere a poco a poco”. L’equazione Paese vicino uguale Italia è stata in realtà frutto di riflessioni a posteriori: il portavoce del distributore iberico, da noi raggiunto, ha commentato come segue: “Le dichiarazioni del nostro Presidente sono state forzate. Non c'è niente di vero. Mercadona é interessata al mercato italiano come anche ad altri, ma per ora non si é presa nessuna decisione”.

Una parte della stampa italiana, dalle semplici “webzine” a quella più blasonata, è cascata nel mezzo tranello teso dai colleghi iberici in vena di scoop. Mentre il “Sole 24 Ore” ha liquidato la faccenda con una stiracchiatissima notizia in breve, “Il Mondo” in edicola venerdì 1 marzo ha scritto di avere individuato addirittura il nome del futuro acquisito: gruppo Unicomm di Marcello e Mario Cesaro, parte del gruppo Selex, con le insegne Famila, Emisfero e A&O.
Però venerdì 9 il settimanale diretto da Enrico Romagna-Manoja ha dovuto pubblicare una rettifica del direttore generale di Gruppo Selex, Maniele Tasca: “Abbiamo letto nell’articolo che Mercadona starebbe trattando l’acquisizione di 30-40 grandi superfici del gruppo Unicomm, di Vicenza, impresa associata a Selex. La notizia è completamente inventata. Tant’è che a supporto di un’affermazione così infondata non viene citato né un dato né una fonte”.

Ma come stanno veramente le cose?

Per spazzare ogni dubbio lo stesso Juan Roig, presentando l’ultimo bilancio di Mercadona, non ha nemmeno tentato di eludere l’argomento dell’internazionalizzazione: “Siamo preparati. Andremo oltre confine quest’anno. Stiamo guardando a 4 Paesi: Italia o Francia, Belgio o Portogallo. Tutto dipende dalle occasioni che verranno a tiro”. Secondo il quotidiano “El Pais” Roig e il suo staff non avrebbero nemmeno ancora programmato una linea strategica netta e starebbero ancora valutando se sia conveniente uscire alla scoperto con il proprio nome, o adottare quello della catena acquisita.

Ma chi è Mercadona e perché il sistema distributivo nazionale dovrebbe preoccuparsene? Primo per i livelli importantissimi di crescita, secondo perché assume alla grande, terzo  perché tratta bene i dipendenti, quarto perché ha una filosofia quasi calvinista, improntata su valori che vanno oltre il profitto, come la fede nel lavoro e nella Patria.

Mercadona ha creato 6.500 nuovi posti di lavoro nel 2011, tutti con contratto indeterminato. Il 40% del totale era composto da minori di 25 anni, per rispondere al bisogno di avere, nel prossimo futuro, persone fedeli, qualificate e formate.

La compagnia, in questi ultimi dodici mesi, ha aumentato il suo fatturato fino ad arrivare a 17,831 miliardi di euro (+8%). Per giunta ha venduto, in volume, un 7% in più rispetto al 2010, dati che dimostrano che la variazione dei prezzi è stata contenuta sull’1%. L’aumento di produttività è stato del 2%, con un impatto positivo del 19% sull’ utile netto, schizzato a 474 milioni di euro.

L’attività ha generato un utile lordo di 922 milioni di euro, che sono stati distribuiti come segue: 223 milioni di euro ai lavoratori per bonus raggiungimento obbiettivi, 225 milioni di euro di imposte indirette e 474 milioni di euro che per la maggior parte, esclusi i dividendi agli azionisti, sono stati depositati nelle casse dell’azienda stessa, per aumentarne le risorse e le capacità di investimento  autofinanziato.

Juan Roig per essere uno che, a detta del suo portavoce, non rilascia praticamente mai interviste, è stato fin troppo loquace in questa occasione: “Il successo, se condiviso, ha un gusto migliore, successo ottenuto anche grazie allo sforzo e al lavoro quotidiano di tutti quelli che formano il Progetto Mercadona. Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti che sono, lo ripeto, la conseguenza dell’applicare i valori della “cultura dello sforzo e del lavoro”, valori che garantiscono la produttività e il raggiungimento degli obbiettivi”.

E a proposito del dovere morale di ogni imprenditore di contribuire alla crescita del proprio Paese, Roig ha detto: “Per costruire il futuro di cui ha bisogno la Spagna dobbiamo mettere la nostra abilità, conoscenza e sforzo al servizio degli altri, senza che nessuno ce lo chieda. Ci siamo posti come obbiettivo individuale di interrogarci su cosa può fare ognuno di noi per la nazione nel 2012: è il momento dell’azione e non delle parole. L’esempio trascina”.

Ultimo capitoletto da dedicare al gruppo, tanto per tornare al tema dell’internazionalizzazione, è quello delle risorse destinate allo sviluppo. Nel 2011 Mercadona ha mantenuto il suo ritmo d’investimenti, con cifre simili agli esercizi precedenti: 540 milioni di euro, profusi in varie direzioni. Concretamente la compagnia ha terminato l’esercizio con 1.356 supermercati, 46 negozi netti in più che nel 2010, conseguenza dell’apertura di 60 supermercati e della chiusura di 14. Un’altra parte importante del budget è stata consacrata all’attrezzatura e ristrutturazione di 39 supermercati per adattarli agli standard attuali, come anche alla finalizzazione della costruzione del nuovo magazzino di Villadangos del Páramo (León) e all’edificazione di quelli di Guadix (Granada) e Abrera (Barcellona).