Circa 2.500 espositori e oltre 45.000 visitatori professionali: sono queste le cifre più significative raggiunte dall’edizione 2012 di BioFach, la manifestazione fieristica tedesca dedicata ai prodotti biologici, che si è svolta dal 15 al 18 Febbraio scorso, presso il quartiere fieristico di Norimberga. Nell’ambito del BioFach, manifestazione la cui importanza è sempre più riconosciuta a livello internazionale, anche i prodotti da agricoltura biologica Made in Italy non hanno mancato di ribadire una significativa presenza: circa cinquanta aziende hanno rappresentato un vero e proprio esempio delle eccellenze italiane del food and beverage biologico lungo un’area espositiva di oltre 500 metri quadri.

Si è trattato di una presenza tricolore arricchita da un denso programma composto da workshop, seminari e incontri, oltre a degustazioni guidate, presentazioni di aziende e di prodotti. Da segnalare un aspetto certamente non marginale riscontrato lungo i padiglioni della fiera: Alce Nero, F.lli Damiano, Alma Verde Bio, AT&B, Alcass e molte altre realtà aziendali italiane del settore biologico presenti al Biofach sono l’indubbio segnale che esiste una vera e propria vocazione estera da parte di chi produce alimenti biologici nel nostro Paese: ancora una volta, viene confermato che il Made in Italy, oltre a essere un concetto valoriale capace di comunicare e richiamare i plus della qualità del food Made in Italy, è un mondo capace di reagire anche a una difficile congiuntura economica generale, continuando a proporsi verso importanti target esteri.

In tale contesto, da registrare come particolarmente significativa la presenza di Fairtrade, il marchio di garanzia del Commercio Equo e Solidale, gestito in Italia da Fairtrade Italia. Il marchio Fairtrade, oltre a identificare un prodotto equo solidale, rappresenta una garanzia anche per il consumatore finale, dal momento che i prodotti caratterizzati dal marchio sono sottoposti a dettagliati controlli durante tutte le fasi del processo: a partire dal produttore e dall’importatore fino agli operatori dei vari canali distributivi. Ma, al di là della portata e dell’offerta complessiva riscontrata presso gli stand Biofach, da uno sguardo allargato alla situazione dei prodotti da agricoltura biologica rivolto sia al nostro Paese e sia ai nostri principali partner europei, emergono aspetti, dinamiche e trend che necessitano di alcune considerazioni.

In primis, tutti i dati di settore confermano che, sul versante tendenziale, come negli altri Paesi europei e negli Stati Uniti d’America, anche in Italia, i consumi riferiti a prodotti alimentari da coltivazioni biologiche registrano una fase di crescita, seppur ancorati a una nicchia di mercato di non ampie dimensioni, contrariamente a quanto accade in Germania, in Austria, in Francia e nei Paesi del Nord Europa. Emblematico è quanto riscontrato presso un punto vendita della catena Interspar, a Innsbruck: soltanto per l’infanzia, scaffali interi dedicati a prodotti alimentari biologici con ben oltre dieci referenze proposte al pubblico dei consumatori.

Per i consumatori adulti, il biologico occupa un intero reparto con un numero marcatamente cospicuo di referenze, con un alto livello di assortimento sia sul versante dei prodotti che su quello dei prezzi. La situazione si ripete visitando altri punti vendita della grande distribuzione organizzata, sia in Austria che in Germania. Nell’attuale scenario comparativo, perché soltanto a pochi chilometri di distanza dall’Italia la presenza dei prodotti biologici presso le grandi superfici di vendita della gdo risulta essere una realtà così affermata? Dai dati e dalle testimonianze raccolte interpellando operatori e produttori italiani del comparto, scaturisce un quadro che vede, nel nostro Paese, il prodotto biologico certamente essere oggetto di attenzione e considerazione da parte dei consumatori, ma senza ancora essere entrato in modo compiuto in quelle che sono le abitudini del life style alimentare tricolore. Al di là degli importanti passi in avanti compiuti, nel corso degli ultimi anni, per l’affermazione dei prodotti bio presso gli scaffali della grande distribuzione organizzata, anche tramite la formula della private label, va detto che è nel livello dei prezzi praticati al pubblico che, in generale, risiede un aspetto che non pare agevolare la penetrazione definitiva dei prodotti biologici nel nostro domestic market.

È opinione diffusa tra non pochi produttori che l’eccessivo ricarico praticato sul prezzo finale al consumatore da parte dei vari canali della grande distribuzione organizzata italiana tenda a bloccare il mercato o, quanto meno, a limitarne l’ampliamento, nonostante i valori dell’alta qualità di cui i prodotti biologici sono sia portatori che garanti. Emerge, inoltre, una gestione della categoria del biologico che tende a riservare uno spazio ancora limitato, sia sul versante dell’assortimento e del numero delle referenze che sul versante dei prezzi: non c’è dubbio che un’offerta al pubblico maggiormente assortita non potrebbe che innalzare il livello di propensione all’acquisto di prodotti da agricoltura biologica.

Oltre a una politica distributiva orientata a un maggior assortimento, anche progetti di comunicazione e di informazione sui valori del biologico rivolti ai consumatori presso i punti vendita non potrebbero che rappresentare un ulteriore valore aggiunto nell’ambito delle strategie di insegna (e dello stesso comparto) per l’aumento della quota di mercato. Nonostante il ritardo riscontrato rispetto al resto d’Europa, il trend complessivo del mercato biologico italiano denota uno scenario comunque destinato a svilupparsi ed è più che ragionevole, quindi, ritenere che il biologico supererà lo stato di “nicchia” che attualmente lo caratterizza: la parola, ora, non può che passare alla tempistica e alla capacità di investire sul comparto da parte del mondo distributivo.