Se i produttori piangono, i distributori sorridono. La strana contraddizione è stata fotografata da Ismea in due recentissime analisi. Vediamo di capire il motivo di questa diversità di atteggiamento, cominciando dalla fotografia psicologica del settore secondario.

La lieve flessione degli ordini accanto al ridimensionamento delle attese di produzione peggiorano il sentiment dell’industria alimentare italiana nel terzo trimestre del 2011. L’indice, con un valore pari a 2,6 (il campo di variazione è compreso tra -100 e +100), ha perso quasi un punto sul trimestre precedente e ben dieci punti rispetto al dato particolarmente positivo del terzo trimestre del 2010.

Sul cedimento congiunturale hanno inciso, come già anticipato, la flessione degli ordini - determinata essenzialmente dalla contrazione delle commesse nazionali a fronte della buona tenuta di quelle estere - e il deterioramento delle attese produttive, anche se, sottolinea l’Istituto, emergono forti differenziazioni di umore a seconda del settore e dell’area geografica di appartenenza. Gli indici di confidence settoriali segnalano, infatti, una congiuntura più favorevole (indice positivo e variazione trimestrale positiva) per l’industria delle acque naturali e delle bevande analcoliche, per quella dolciaria, del riso, del vino, degli elaborati di carne e dei prodotti da forno. Al contrario, il trimestre ha evidenziato qualche difficoltà (valore dell'indice di fiducia negativo e variazione congiunturale negativa) per l’industria dei gelati, di lavorazione del pesce, mangimistica, di prima lavorazione delle carni rosse e anche per l’industria lattiero-casearia.

In ambito territoriale, l’indicatore è risultato positivo e in miglioramento nell’area di Nord-Ovest; positivo ma in flessione congiunturale nel Nord-Est; negativo nelle regioni Centro-Sud del Paese.
 
In generale, stando alle dichiarazioni degli operatori interpellati,  è emerso negli ultimi dodici mesi sia un minor grado di utilizzo degli impianti aziendali, sia una leggera contrazione del periodo di produzione assicurato dagli ordini in portafoglio.

Di contro migliora il sentiment delle imprese della gdo italiana, sempre nel terzo trimestre del 2011. L’indice si è attestato nel periodo in esame su un valore ancora positivo (+7,5) e in miglioramento di 4,5 punti sul trimestre precedente.

Un andamento - spiega Ismea - che assume una connotazione ancora più favorevole alla luce del contestuale cedimento della confidence del commercio al dettaglio (alimentare e non) sia in Italia che in Europa.

Sul miglioramento congiunturale del clima, hanno inciso principalmente le aspettative di vendita, favorite dall’ approssimarsi del periodo natalizio, e, seppure in misura minore, la riduzione delle scorte di magazzino; valori invece in calo per le vendite, che in base alle indicazioni prevalenti fornite dagli operatori continuano a registrare una dinamica negativa.

Tra i diversi canali sono le piccole superfici a registrare le migliori performance. Positivo, anche se in lieve calo su base trimestrale, l’indicatore per i supermercati, mentre scivola in terreno negativo quello degli ipermercati.

In sostanza quello che si evince da questo curioso dittico è che la gdo si è affidata a politiche di destoccaggio e di smaltimento del magazzino, facendo soffrire i propri fornitori, che si sono ritrovati con ordinativi di segno cedente. Il tutto, stranamente, in un periodo in cui la domanda da parte del commercio in vista della stagione festiva avrebbe dovuto invece riprendere quota. Evidentemente, per motivi di risparmio, le logiche di acquisto del terziario sono entrate in un’ottica di breve termine, quasi di just in time, e le grandi manovre per l’approssimarsi del Natale si sono spostate molto più avanti nel calendario. Una situazione che la dice lunga su chi, all’interno del mercato, tenga saldamente in mano il bastone del comando.