La liberalizzazione dei farmaci di fascia C, ossia quelli disponibili con ricetta medica, ma non rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale, varata dal pacchetto “Salva Italia” del Governo Monti, sta decisamente suscitando polemiche dai toni molto accessi e, in certi casi, persino vagamente diffamatori.
Le parti in causa sono, da un lato, Federfarma, l’associazione nazionale dei titolari di farmacie e, dall’altro,  un pattuglione composto da Movimento nazionale liberi farmacisti, Associazione nazionale parafarmacie italiane, Federazione esercizi farmaceutici e Forum nazionale parafarmacie. I primi in chiave di detrattori della deregulation i secondi in veste di supporter. Stranamente invece la gdo tace, forse per non vendere in anticipo la pelle dell’orso, o forse perché controlla appena il 15% delle parafarmacie nazionali.
Addirittura un farmacista-titolare di Udine, Federico Montoro, insieme ai suoi collaboratori sta facendo da domenica lo sciopero della fame, in quanto, come riporta il sito di Federfarma, non tollera “che si infierisca così fortemente sul mio lavoro – dichiara - mentre c’è un sommerso di evasione e corruzione che continua ad arricchirsi indisturbato. Questo non è il modo per salvare l’Italia ma solo un calcio per cadere più velocemente nell’abisso”.

Il parere contario
di Federfarma

Vediamo la posizione degli opponents, come risulta da un comunicato Federfarma che riportiamo integralmente.  “L'uscita della ricetta medica dalla farmacia non risolve in alcun modo i problemi finanziari italiani. Al contrario - osserva una nota inviata oggi (7 dicembre per chi legge, ndr.) al Governo italiano e al Parlamento dal Raggruppamento delle farmacie europee, PGEU, che rappresenta 400.000 farmacie di comunità in 31 Paesi europei - avrà l'effetto di destabilizzare il settore e di abbassare la qualità del servizio di distribuzione del farmaco con la conseguente inevitabile commercializzazione aggressiva dei farmaci con obbligo di ricetta medica. Il decreto - continua la lettera del Raggruppamento delle farmacie europee - depaupera la farmacia italiana dei farmaci con ricetta, creando un unicum in tutta Europa. Il farmaco con ricetta è ovunque ancorato alla farmacia, anche nei Paesi più liberalizzati d'Europa. I farmacisti europei riconoscono il livello di pressione a cui i Governi sono attualmente sottoposti. Ad ogni modo riteniamo che l'adozione di misure che abbiano il solo effetto di minare la sicurezza dei pazienti, la solidarietà dei sistemi sanitari e la sostenibilità della presenza delle farmacie nel territorio, porterà alla creazione di più problemi di quanti ne possono risolvere. Il contributo economico delle farmacie italiane, come quelle degli altri Paesi europei, è inestimabile: i farmacisti sono la professione sanitaria più accessibile, sono il primo gradino della scala del sistema sanitario, un vero e proprio valore aggiunto per la sanità in questi tempi di crisi. Riteniamo che misure che privino le farmacie di questa funzione essenziale siano solo controproducenti."
La nota termina invitando il Governo italiano a riconsiderare l'approvazione di queste misure non necessarie e dannose.

Il Movimento nazionale liberi farmacisti
invita Monti a tenere duro

Ora la parola ai supporter, guidati dal Movimento nazionale liberi farmacisti(Mnlf), che rappresenta i professionisti non titolari. “Il Senatore D’Ambrosio Lettieri (Luigi D’Ambrosio Lettieri del Pdl, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bari, Segretario della Commissione Sanità di Palazzo Madama, ndr.) avrebbe fatto meglio a tacere e a non rendere pubblica la sua lettera appello al primo Ministro Monti con cui chiede di eliminare la norma che liberalizza i farmaci di fascia C i cui contenuti non sappiamo se definire, ridicoli o offensivi per l’intelligenza del destinatario e di chi conosce bene, come noi, il mondo ella farmacia. Non usa mezze parole il presidente del Movimento nazionale liberi farmacisti, nel commentare la lettera, ricordando il ruolo e la posizione del senatore D’Ambrosio Lettieri, da sempre alfiere e paladino delle posizioni e degli interessi solo di una parte della categoria, quella dei titolari di farmacia, categoria a cui egli appartiene, essendo proprietario di una delle farmacie più importanti di Bari. Quando parla del rischio (minaccia?) che tale manovra comporterebbe: il licenziamento dei collaboratori di farmacia e della possibilità di far fallire 5.000 farmacie fa solo del terrorismo che noi rispediamo al mittente. Conosciamo bene, continua il presidente Vincenzo Devito, i fatturati delle farmacie e qual è l’importo delle compravendite di tali aziende, anche quelle dei piccoli centri.

“Anzi, invitiamo il senatore D’Ambrosio a rendere accessibili i redditi di questa categoria professionale e contestualmente a pubblicare, farmacia per farmacia, insieme ai patrimoni e ai redditi, le buste paghe dei collaboratori. Dopo di che vedremmo se avrebbe ancora il coraggio di parlare di equità.

“Di quale equità parla il dottor Lettieri? Quando da sempre la sua mission dentro e fuori il Parlamento è quella di mantenere l’iniquità di una legislazione farmaceutica che non premia il merito e le caratteristiche individuali, ma il censo e la famiglia in cui il giovane che si laurea in farmacia è nato. Ci sono migliaia di giovani e meno giovani che hanno creduto all’avvio, in questo Paese, di un processo liberale di accesso alla professione, aprendo una parafarmacia. Professionisti in grado leggere la ricetta del medico e dispensare il farmaco che il cittadino, ricordiamolo sempre, paga di tasca propria. Professionisti che non hanno timore di confrontarsi e di rispettare tutti gli adempimenti in termini di farmacovigilanza e di tracciabilità del farmaco, offrendo la loro professionalità e competenza al cittadino, in un sistema di libera concorrenza professionale. Questi colleghi non saranno lasciati soli, come non saranno lasciati soli tutti quei colleghi che credono fermamente a un principio costituzionale: esercitare liberamente la professione per il quale si sono laureati e abilitati.

“Sappiamo che le pressioni che il governo Monti sta subendo in questi giorni sono inaudite, il nostro invito è di non aver timore e andare avanti, mantenendo l’impianto originale della manovra”.

Il Senatore Lettieri (Pdl)
prende la parola


Tanto per dare la parola a tutti vediamo cosa scrive Lettieri sul proprio sito, con un comunicato datato 3 dicembre: "La competenza tecnica e il senso di responsabilità di questo esecutivo mi portano ad escludere l´ipotesi ventilata in queste ore di un provvedimento che di fatto liberalizza il comparto farmaceutico. Credo che il Governo Monti sia fin troppo consapevole della delicatezza del settore e che nel controverso equilibrio tra tutela della salute e interessi economici prevalgano i diritti dei cittadini. Si tratta solo di fare le cose con buon senso: è bene che si sappia che si sta decretando lo scardinamento del sistema di assistenza farmaceutica territoriale per consegnarlo alle pervasive logiche del mercato e nelle mani di potentati economici. Questo, con irreparabile danno per la collettività e l´occupazione, soprattutto dei giovani, che va sostenuta con le misure individuate nel corso del dibattito in Commissione Sanità, nell´ambito della proposta di legge che ritengo debba essere la strada maestra per riformare il comparto e superare alcune criticità".

"Penso che questo sistema vada certamente ammodernato attraverso una serie di interventi sostanziali, che potrebbero andare nella direzione di un miglioramento delle funzioni assistenziali e l´aumento del numero delle farmacie sul territorio, la promozione di strumenti di incentivazione per l´occupazione, soprattutto per quanto riguarda i giovani farmacisti, l´attivazione di criteri di competitività giusti se rientrano nel perimetro della valorizzazione delle professionalità, l´unica vera tutela a salvaguardia della salute dei cittadini".

Insomma un vero “O.k. Corral”, nel quale si giocano le sorti di un possibile risparmio per i cittadini stimato, da Mnlf, in 400-600 milioni di euro. In più la deregulation creerebbe 8-9.000 nuovi posti di lavoro, nonché investimenti per 700 milioni. Cifre che andrebbero a sommarsi alle economie generate in 5 anni dalle oltre 3.600 parafarmacie italiane (7.500 addetti) e stimati in un complessivo di 1,6 miliardi di euro.