Nato nel 1925, da una famiglia di industriali tessili, cotonieri, laureato in legge, Bernardo Caprotti, nell'estate del 1952, a 27 anni, dopo la morte del padre, incomincia a gestire l’azienda di famiglia. La sua avventura nel mondo della gdo comincia nel 1957, quando si presenta l'opportunità di partecipare alla fondazione della prima società di supermercati in Italia, su iniziativa di Nelson Rockefeller. Per lui il commercio su larga scala rimane, fino al 1965, una seconda attività, fino a quando rileva dal magnate americano la maggioranza dell’impresa e dà vita a Esselunga.

Il 21 settembre 2007 a Milano, presenta il suo libro, “Falce e carrello” che dà il via a una lunga diatriba legale con Coop, la quale viene accusata apertamente di avere ostacolato l’espansione di Esselunga nelle regioni rosse con varie forme di scorrettezza commerciale, sostenute da un fitto reticolo di legami politici. Segue una complicata vicenda legale, che lo vede, volta a volta, vincitore e vinto.

Parlare comunque di Caprotti come un vinto è abbastanza ridicolo, visto che la sua azienda al 31 dicembre 2011, nonostante la contrazione dei consumi che ha contrassegnato il settore del largo consumo e un aumento dei listini dei fornitori di oltre il 3% (in buona parte assorbiti dalla stessa Esselunga), dimostra ancora un pieno stato di salute e archivia l’anno con vendite pari a 6.630 milioni di euro, in crescita di 4,3 punti percentuali rispetto al fatturato 2010.  Sul piano finanziario l’indebitamento netto si riduce a 145,1 milioni di euro da 259,3 milioni di fine 2010 per il flusso generato dalla gestione operativa nonostante investimenti effettuati nel corso del 2011 pari a 249,7 milioni, dedicati principalmente allo sviluppo e all’ammodernamento della rete di vendita (Moncalieri, Milano via Losanna, Lecco, Desenzano del Garda, Macherio, Lucca e Varedo), dei centri di lavorazione e dei poli logistici.

Oggi Caprotti, a 87 anni, pur avendo passato la presidenza nelle mani di Vincenzo Mariconda, rimane saldamente al timone del gruppo, cosa che del resto aveva preannunciato, avendo avocato a sé i poteri operativi.

Quest’uomo, che per propria volontà non si è praticamente mai concesso alla stampa, che non ha mai ceduto alle lusinghe della tv e della carta stampata, è riuscito, proprio grazie al suo silenzio, a fare parlare di sé praticamente più di tutti gli altri colleghi imprenditori della gdo, con una tecnica che ricorda quella adottata da Mina o da Lucio Battisti. Per cui ogni movimento suo e della società, per quanto piccolo e trascurabile, viene puntualmente registrato dai media, non solo da quelli rivolti al trade, ma anche dalle grandi testate.

Eppure qualche giorno fa il miracolo è successo e una sua lunga intervista, realizzata da Sandro Bennucci, è comparsa sul circuito “Nazione-Carlino-Giorno”. Realizzato a margine di una lectio magistralis sulla gdo, tenutasi il giorno 7 all’Accademia dei Georgofili di Firenze,  il pezzo veicola il Caprotti-pensiero e la Caprotti-filosofia in materia di commercio e di stile di vita, a cominciare dalla questione delle deregulation commerciali, che devono essere, in fatto di orari, “libere e selvagge”. Non si capisce troppo bene se davvero si sia svolta sulla questione una conversazione privata con il Santo Padre, ma comunque Caprotti ha detto di no anche a lui, oltre che al cardinale Bertone, il suo “amico Tarcisio”, segretario di Stato Vaticano, con il quale esiste un rapporto che assomiglia vagamente a quello fra Don Camillo e Peppone, a parte ovviamente il comunismo incallito del secondo.

Ma bando agli aneddoti. Cosa ne pensa il titolare di Esselunga del fatto che i lavoratori siano praticamente obbligati a prestare servizio anche la domenica? Tanto rumore per nulla, come spiega a Bennucci, visto che parliamo di sole 5 ore di turno, una cosa che “fa bene alle buste paga, aiuta i clienti, e consente nuove assunzioni” . Ma attenzione: questa non è l’America: dunque no alla logica delle 24 ore su 24. La mattina è abbastanza.

Quanto ai paletti posti dagli enti locali vanno sopportati con pazienza, visto che è ovvio che i politici non si rassegnino facilmente a perdere una parte dei propri poteri. Tuttavia Caprotti accetta di buon grado la proposta lanciata dall’assessore toscano, Cristina Scaletti, ossia di limitare le nuove aperture in Regione a 1.500 mq, per evitare impatti eccessivi sul territorio e sui piccoli dettaglianti.

E a proposito di Toscana parla del suo virile rispetto, quasi amicizia, con Turiddu Campanini, patron di Unicoop Firenze, anche lui imprenditore e scrittore, autore di “Un’altra vita è possibile” (Dalai 2010) spedito a Caprotti con la dedica “Al mio più caro nemico”. “Non ho nemici, ma solo colleghi”, chiosa il patron di Esselunga. Campanini è uno dei pochi che non lo ha querelato per “Falce e carrello”, e comunque, spiega Caprotti, le cause vinte per il suo pamphlet sono ben 5 su 8.

Alla sua età, Caprotti è ancora in prima linea, e ammette che è vero quello che si dice: una scappata a controllare di persona gli scaffali se la concede, eccome.

E conclude con  Bennucci, parlando del suo grande amore, la gdo e dei suoi cambiamenti: “Io sono un signore di 87 anni, che era già ragazzino negli anni Trenta. Posso testimoniare che tutti i cambiamenti sono stati positivi. Oggi possiamo vendere e comprare cose impensabili: in tutte le stagioni. Però dobbiamo potere agire in libertà. Senza la burocrazia che strangola. E con la benedizione del Papa anche se apriamo la domenica mattina”.